Cosa potrà fare il nuovo ministro per la scuola? Proviamo a chiedercelo.
Data: Mercoledì, 16 novembre 2011 ore 20:27:13 CET
Argomento: Redazione


Tutti giurano sulle sue competenze e il suo alto profilo culturale, suffragati dai titoli accademici, dalle pubblicazioni e dagli apprezzamenti unanimi che abbiamo letto dovunque, per cui ogni virgola  relativa al nuovo ministro della Istruzione, Francesco Profumo, fa sperare in meglio e in un futuro assai meno ammaccato per la scuola. Tuttavia dopo lo sfacelo perpetrato  dalla Gelmini, che niente ha in comune (compreso il genere) col nuovo ministro da tutti i punti di vista,  quali manovre potrebbe intraprendere  il prof. Profumo per ridare almeno un po' più di speranza alla nostra scuola? Sicuramente la mole di lavoro che ha davanti è sbalorditiva se non intende avallare le manovricchie epocali della sue ex collega e le segate e i colpi d'ascia alla istruzione, compresi, ma soprattutto, i licenziamenti di massa e le guerre soffiate fra precari e fra docenti assemblati o smembrati nelle nuove classi di concorso. Non riusciamo a immaginare da dove possa iniziare ma ci pare difficile che possa ottenere soldi freschi per il suo dicastero al fine di sbrindellare
le classi pollaio, incrementare il sostegno, ristrutturare le scuole secondo le norme, evitare gli accorpamenti, favorire  nuove immissioni in ruolo togliendo ai Tar, ai giudici del lavoro e alla Corte di giustizia europea  il compito di sanare anni di supplenze. Né pensiamo possa intervenire fortemente a modificare il riordino di cui tanto si è vantata Gelmini e il suo governo, né che possa tagliare il maestro unico, né di ripartire dalla originaria riforma della scuola di Luigi Berlinguer per dare più credibilità alla istruzione negli ambiti liceali e professionali col biennio unico. Sul liceo musicale e coreutico, per esempio, mancando i fondi necessari per aprirli almeno in tutti i capoluoghi di provincia o quantomeno dove c'è già un Istituto musicale o un conservatorio (per la Sicilia pensiamo a Messina, Caltanissetta, Catania) quali scelte adotterà? Come intenderà muoversi? Lascerà il numero chiuso umiliando il diritto allo studio? E per gli insegnanti, potrà forse implementare una nuova legge per il reclutamento, che però dovrà fare i conti con quella varata dal governo Berlusconi sulla formazione iniziale che ha visto nella querelle sui Tfa la punta dell'iceberg del dissidio fra i numeri dati dalle università e quelle del ministero, mentre i nuovi laureati aspettano e le GaE scoppiano? E come e con quali parametri potrà, il prof. Profumo, bandire un nuovo concorso, quello che l'esperto massimo della Gelmini, Max Bruschi (che fine farà questo olimpico ingegnere?), voleva che servisse per sparigliare le parigliate graduatorie?   Come si comporterà e quale strada piglierà il nuovo ministro su una faccenda tanto delicata? Consentirà, qualora fosse bandito, a tutti di parteciparvi (abilitati e no, supplenti e no) non tenendo più conto o poco conto o tutto conto dei punteggi accumulati negli anni, almeno per chi già lavora? E quali posti e per quali classi di concorso e per quanti posti potrà bandire un nuovo concorso?  Onestamente non nutriamo molto ottimismo, né pensiamo possa riprendere il nuovo stato giuridico dei docenti che da anni dorme fra le coltri della commissione cultura e che potrebbe segnare, se svegliato,  una svolta  per qualificare meglio i docenti, premiandoli sulla base di una certa certezza: quella di un percorso di studio con le università. Sicuramente lo aspettiamo al varco sui punti che hanno qualificato il profilo tragico della passata amministrazione: la valutazione dei docenti e delle scuole, i pieni poteri affidati ai presidi e ai giudizi all'Invalsi, mentre ha da pelare la gatta del concorso a dirigente tecnico, il famoso ispettore di casatina memoria che è indispensabile per i controlli e il supporto alle scuole. Anche su questo fronte (tacciamo sulla scorsa preselezione per il concorso a preside per amore di pace) quale strada imboccherà?
A nostro modesto, perchè è nell'oggettività del gravoso oggetto, avviso dovrà necessariamente glissare perchè mancano i soldi, quelli che Napoleone voleva per fare le guerre, e perchè dovrà vedersela con gli altri ministeri come quello della funzione pubblica dove l'ineffabile Brunetta ha fatto man bassa di diritti con riferimento al blocco degli aumenti contrattuali o alla certificazione medica o agli scatti di anzianità,  avallate all'epoca da tutti i sindacati, tranne dalla Cgil, ma che hanno già iniziato a gridare forte e chiaro contro quegli stessi ministri macinati dalla insipienza e dai mercati e con cui prima però andavano a braccetto stretto.
Una montagna che dovrà scalare se vuole ridare  speranza alla istruzione pubblica, ma  la cui cima ci appare troppo, troppo  distante per essere raggiunta: vedremo!

 Pasquale Almirante
 p.almirante@aetnanet.org






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