Il voto a 16 anni e il ruolo della scuola
Data: Mercoledì, 16 novembre 2011 ore 09:09:41 CET
Argomento: Opinioni


A prima vista potrebbe apparire una iniziativa demagogica per ingraziarsi i giovani, una scorciatoia per lo svecchiamento degli apparati burocratici dei partiti, il frutto di un interesse politico per l’allargamento del mercato elettorale o semplicemente un cedimento alla moda del giovanilismo imperante. Purtroppo invece è l’affermazione di una visione sociologica e pedagogica, nata anni fa nei paesi anglosassoni, per cui la distinzione antropologica delle diverse fasce d’età (il bambino, l’adolescente, l’adulto) con i suoi naturali ritmi di crescita e formazione è saltata in nome di una precoce responsabilizzazione del giovane e del giovanissimo di fronte alla società in termini di coscienza civile ed ovviamente politica. Con questa logica per paradosso il neonato dovrebbe avere in una mano il biberon e nell’altra il testo della Costituzione italiana.
Ed infatti i giovani, nelle scuole soprattutto, hanno da tempo recepito nei loro comportamenti questa apertura di credito e anche l’annullarsi progressivo dei ruoli (l’adulto versus l’adolescente) per cui in alcune situazioni si mettono sullo stesso piano dei docenti: quando lottano e protestano, per esempio (scioperi, occupazioni,autogestioni), hanno la presunzione di dire la loro su tutto, dalle riforme scolastiche alle questioni sociali e politiche; e nei licei artistici si sentono già Picasso o Cattelan e vogliono pubbliche mostre delle loro creatività senza pagare il pegno di un doveroso apprendistato.
Un doveroso apprendistato con regole ben definite (tempi, modalità, strumenti) è invece necessario per la formazione politica e civile dei giovani, come già avviene nell’ambito della formazione scolastica e professionale, senza indulgere a superficiali e improprie forme di protesta, che spesso - eterogenesi dei fini - li allontanano negli anni successivi dall’impegno e dalla partecipazione politica. La scuola, se andasse in porto l’anticipazione del voto a sedici anni, sarebbe il luogo privilegiato di questo apprendistato, dato che in quella fascia di età i giovani sono tutti scolarizzati con poche eccezioni.
La lettera aperta dei 18 dirigenti scolastici toscani, letta da molti in maniera impropria e superficiale come fosse una prevaricazione nei confronti degli studenti e delle loro lotte, va invece nella direzione di una proposta di sperimentazione nella scuola di possibili forme di apprendistato serio alla politica, ovviamente dentro il curriculum didattico, e anzi è la risposta più appropriata a tutti coloro che vogliono far assumere a giovani responsabilità di cittadini consapevoli con il diritto di voto a 16 anni.

Sergio Casprini da BLOG GRUPPO DI FIRENZE





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