La battaglia dei presidi aretini: ''Il futuro della scuola è a rischio''. Documento unitario
Data: Martedì, 15 novembre 2011 ore 07:07:52 CET Argomento: Rassegna stampa
Un accorato appello per
cercare di salvare la scuola aretina. Una mobilitazione – con tante
adesioni, si augurano i promotori – che riesca a muovere sensibilità e
coscienze, anche in un momento in cui le casse languono
drammaticamente. Di certo la scuola forma il futuro della società,
senza una scuola adeguata la società ha un ben povero futuro.
Per questo il Collegio dei Dirigenti scolastici della provincia
riunendo varie sigle sindacali (Anp, Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola,
Snals Scuola) ha redatto un documento-appello e convocato un’assemblea
per il 28 novembre alle 15. L’incontro si svolgerà nell’aula magna
dell’istituto Itis di Arezzo in via Menci, 1.
Un appuntamento a cui sono stati invitati parlamentari e consiglieri
regionali aretini, presidente e assessori della Provincia di Arezzo,
sindaci e assessori comunali.
Di seguito riportiamo per intero il messaggio di allarme lanciato dai
dirigenti scolastici e l’appello rivolto ai a tutti i rappresentanti
del territorio: del mondo politico, istituzionale, della scuola, oltre
che agli alunni e ai genitori dei ragazzi dall’asilo fino alle scuole
superiori dell'Aretino.
IL SEGNALE
D’ALLARME
La situazione della scuola “reale” è da tempo preoccupante. Dopo
gli ultimi tagli, accorpamenti e nuovi dimensionamenti, la sua
destrutturazione appare evidente. Di questo passo, a breve, la scuola
pubblica, chiamata costituzionalmente a svolgere l’insostituibile
funzione educativa e formativa delle nuove generazioni, sarà privata di
ogni possibilità di futuro. La pervasività dei guasti non appare ancora
all’opinione pubblica nella sua profonda portata, ma chi vive nella
scuola (nelle presidenze, nelle aule, nelle segreterie e negli uffici
dell’amministrazione), chi è a contatto con la condizione
giuridico-normativa, organizzativa e finanziaria e con la gestione
quotidiana del sistema sente che gli scricchiolii e le crepe sono
sempre più vasti. I Dirigenti scolastici - sovraccaricati da incombenze
sempre più burocratiche, con mezzi finanziari continuamente ridotti ed
incerti, costretti a gestire ogni anno nuovi tagli di personale, a
guidare mega scuole, costituite da ordini e gradi scolastici diversi e
da vari plessi lontani tra loro, o assumere reggenze, privati finanche
della possibilità di potersi muovere con il mezzo proprio, chiamati ad
applicare un profluvio di leggi, norme e regolamenti spessissimo
oggetto di correzioni, interpretazioni e causa di un crescente
contenzioso – vedono mortificare e cancellare l’Autonomia delle scuole.
Su di loro si accumulano responsabilità di ogni tipo senza che vi siano
mezzi, tempi e strutture attraverso cui provvedere. E così, ciò che
dovrebbe essere al centro della loro “mission” – dirigere i processi
educativi e formativi, esserne i motori propulsori, stimolare
l’innovazione e la ricerca didattico-educativa ed essere garanti
dell’Offerta formativa – finisce con il diventare residuale se non
impraticabile. E’ l’ora di dire che da troppo tempo chi fa scuola e
vive nel contatto quotidiano delle sue dinamiche – dirigenti, docenti,
dsga ed ata – ne segnala lo stato di continua fibrillazione ed il
crescente ingolfamento. Non intendiamo fare il lungo elenco delle
singole criticità che nelle scuole viviamo. Diciamo solo che esse
riguardano: norme giuridiche, aspetti organizzativi, gestionali,
finanziari e amministrativi; questioni pedagogiche e formative che
rimandano a finalità ed obiettivi; reclutamento, formazione in
servizio, sistema di valutazione, etc. E’ per tutto questo che
riteniamo che sia indilazionabile l’apertura di una fase nuova nella
gestione del sistema scolastico. E per fare ciò, c’è bisogno che i
decisori politici e tutti i soggetti che operano nella e per la scuola
agiscano con il senso di una nuova responsabilità, con rispetto e
coerenza, guardando dal di dentro allo stato reale delle cose. La
scuola, le nostre scuole hanno davvero un grande bisogno di chiarezze,
certezze e coerenze nell’ambito di un condiviso progetto strategico, di
ampia portata anche temporale, capace di reinterpretare i nostri tempi
e le nuove esigenze. La crisi economico-finanziaria e dell’etica
pubblica del nostro paese e le nuove forme di sviluppo e di progresso
che dobbiamo costruire – per le inedite necessità che si prospettano –
non possono non trovare nel sistema scolastico, adeguatamente rinnovato
e valorizzato, la leva più importante su cui contare per costruire
nelle nuove generazioni quelle competenze conoscitive e di cittadinanza
responsabile e consapevole per rilanciare su basi nuove – economiche ma
anche etico-sociali – il nostro Paese.
L’APPELLO
Di fronte alla situazione che abbiamo appena delineato, abbiamo sentito
il dovere di uscire dal nostro ambito: per la responsabilità
professionale che abbiamo verso gli alunni, le famiglie ed il nostro
Paese, ma anche per la nostra responsabilità di cittadini che pensano
che la scuola sia un bene pubblico inalienabile che trae dalla
Costituzione la sua funzione e che, nel contempo, della Costituzione è
straordinario strumento di attuazione. Abbiamo voluto condividere con
voi – che siete gente di scuola e/o in essa coprite incarichi di alta
responsabilità, che siete stati chiamati a rappresentare nelle più alte
istituzioni le esigenze dei vostri territori, che svolgete importanti
ruoli sindacali, che dirigete comuni e città – queste nostre
preoccupazioni e questo nostro allarme e sottoporli alla vostra libera
riflessione. Se riterrete giuste e fondate le nostre ragioni, vi
chiediamo di sostenerle e di rappresentarle in tutte le sedi, in tutte
le occasioni in cui svolgete il mandato che vi è stato affidato.
Insieme, difendiamo il ruolo strategico della scuola pubblica;
adoperiamoci perché finisca questo costante stato di fibrillazione che
impedisce di pensare e di progettare, perché le risorse finanziarie
siano adeguate, certe e tempestive, perché le scuole siano gestibili e
ricondotte a dimensioni possibili e razionali; perché il dirigente
scolastico possa svolgere il suo ruolo di guida e di garante della
migliore qualità nei processi formativi. E soprattutto adoperiamoci
perché siano rimessi al centro dell’attenzione i problemi più veri
della scuola (e della società). Ci riferiamo all'urgenza di individuare
nuovi principi educativi; alla necessità di costruire un progetto per
la scuola che possa andare oltre le contingenze delle singole stagioni
politiche; ai giovani, alla loro motivazione allo studio, alla loro
cittadinanza nella scuola, alla diffusione della pratica dei
diritti-doveri, all’importanza della responsabilità civica, ai nuovi
saperi ed alle competenze che sono necessarie. Facciamo sì che tutte
quelle persone, che sono tante, e che oggi, nonostante tutto, operano
nelle scuole con entusiasmo e passione, che sentono che lavorare con le
ragazze e i ragazzi sia uno dei compiti più alti e stimolanti, non
siano vinti dallo scoramento e dalla sfiducia. Adoperiamoci tutti
perché prevalgano la voglia di fare e l’impegno per nuove prospettive.
I tempi nuovi che stiamo vivendo ci richiedono di mettere a frutto e di
canalizzare positivamente le grandi potenzialità che sempre hanno le
nuove generazioni, ma che, se non intercettate, rischiano di andare
disperse. Da ciò che esse sapranno essere, e dal contributo di una
scuola messa in grado di funzionare e, soprattutto, di ricercare ed
esplorare nuove vie, dipenderà il futuro del nostro Paese, per il quale
la scuola istituzionalmente è chiamata a lavorare. (http://www.arezzonotizie.it)
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