Scatti rubati ed esuberi occultati nell’era Gelmini
Data: Lunedì, 14 novembre 2011 ore 08:08:52 CET Argomento: Rassegna stampa
L’era che si è
conclusa del ministro Gelmini lascia molte macerie nel nostro sistema
di istruzione. Ci vorrà tempo per ricostruire e non sarà sicuramente
possibile iniziare a farlo in questa fase di transizione e di emergenza
che si sta aprendo.
In questa fase è augurabile e sicuramente possibile che sia posto
termine al metodo degli abusi e delle sopraffazioni che i nostri
precedenti governanti hanno adottato incessantemente e senza alcuno
scrupolo nell’attività legislativa e soprattutto nelle sua gestione
amministrativa.
Una legislazione spesso realizzata sul filo e oltre la correttezza
costituzionale, condotta incessantemente con gli strumenti del Decreto
legge e del voto di fiducia e una gestione amministrativa nella quale
le norme che presiedono al suo esercizio sono state ripetutamente
violate.
Tutto ciò è avvenuto sulla base del principio autoritario tipico del
populismo berlusconiano secondo il quale “alla maggioranza può essere
consentito tutto”. Ci saranno altre occasioni per ripercorrere
compiutamente il percorso e la natura di queste violazioni a partire
dal piano programmatico fantasma e dai regolamenti inesistenti che
hanno consentito di emanare circolari che hanno distrutto decine di
migliaia di posti prima che i decreti che prevedevano la riduzione
degli organici fossero entrati in vigore.
In questa nota
mi voglio soffermare su due vicende di tipo giuridico e amministrativo
che si sono verificate in questo ultimo periodo con caratteri di totale
assenza di trasparenza e con tentativi di varia provenienza di
occultare e di impedire la conoscenza dei dati di fondo che li
caratterizzavano. Si tratta della vicenda della cancellazione, ai fini
della carriera economica del personale docente e ATA, delle tre
annualità 2010-2011-2012 e della vicenda degli esuberi di personale
docente conseguenti alla cosiddetta riforma.
Con la manovra attuata con il decreto-legge n. 78 del 2010, convertito,
con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010 n. 122, si è prevista la
cancellazione permanente di tre anni (2010-2011-2012) della carriera
del personale docente e ATA (articolo 9, comma 23), e si è
contestualmente stabilità la possibilità della retribuzione degli
scatti maturati dal medesimo personale nello stesso periodo a valere su
parte delle risorse destinate alla valorizzazione del merito, secondo
quanto stabilito all'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008.
Come previsto dalla relazione tecnica al detto decreto-legge, tale
scelta avrebbe comportato un grave danno economico per la categoria dei
dipendenti del comparto scuola, pari ad un risparmio della spesa
pubblica stimata in 18,72 miliardi di euro al 2047.
Quello che si è voluto assurdamente nascondere, nessun giornale
economico e nessun quotidiano nazionale ne ha parlato sino ad oggi, é
un fatto evidente in tutti i documenti legislativi e di programmazione
approvati dal Parlamento Si è voluto in ogni modo nascondere
all’opinione pubblica, e soprattutto al milione di dipendenti
direttamente coinvolti, che la previsione di retribuire gli scatti
maturati nel triennio 2010-2011-2012, per un ammontare rispettivamente
di 410, 664 e 956 milioni di euro (qualora tali risorse derivanti dal
taglio degli organici fossero state confermate nei rispettivi bilanci
annuali), non aveva comunque modificato gli effetti economici e
giuridici di cui al comma 23 dell'articolo 9 del decreto-legge n. 78
del 2010, e cioè la cancellazione nella successiva carriera economica
della validità di quelle tre annualità.
Tale circostanza aveva trovato conferma nella decisione di finanza
pubblica 2011-2013, ove tali tagli erano stati indicati, alla tabella
2.10, rispettivamente in 320, 640, 960 milioni di euro, come componenti
del saldo primario.
Analogamente, tale decisione risultava confermata nel documento di
programmazione economica e finanziaria 2011, e segnatamente alla tavola
VI.I della Sezione I ove erano indicati riduzioni di spesa per 418
milioni di cui 320 riferibili alla scuola nel 2011, 812 milioni di cui
640 per la scuola nel 2012 e 1.124 milioni di cui 960 per la scuola nel
2013.
Il Ministero dell'economia e delle finanze, con la circolare n. 12,
emanata ad aprile 2011 e resa nota nel giugno successivo ha
interpretato il decreto-legge n. 78 del 2010 confermando che:
«L'articolo 9, comma 23, primo periodo, stabilisce che per il personale
docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario (ATA) della Scuola gli
anni 2010, 2011 e 2012 non sono utili ai fini della maturazione delle
posizioni stipendiali e dei relativi incrementi economici previsti
dalle disposizioni contrattuali vigenti. Ferma restando la non utilità
ai fini della maturazione delle posizioni stipendiali e dei relativi
incrementi economici dell'intero triennio 2010-2011-2012, si evidenzia
comunque la possibilità di intervenire sugli effetti della norma in
esame ai sensi del combinato disposto di cui all'articolo 8, comma 14,
e all'articolo 9, commi 1 e 23, ultimo periodo, del decreto legge in
esame, come modificato in sede di conversione».
La relazione della Corte dei Conti, che accompagna il rendiconto 2010
del bilancio del Ministero dell'istruzione, dell'università e della
ricerca, ha rilevato, cogliendo di sorpresa lo stesso Ministero oltre
che le organizzazioni sindacali, che vi è «indisponibilità di risorse
da destinare al recupero dell'utilità dell'anno 2011, ai fini della
maturazione delle posizioni di carriera e stipendiali del personale del
comparto scuola».
Si tratta di ben 664 milioni di euro che dopo le riduzioni apportate in
sede di legge di assestamento non risulterebbero in gran parte più
disponibili nel bilancio 2011, ciò a causa della norma di salvaguardia
che opera in conseguenza del mancato raggiungimento nel bilancio 2010
degli obiettivi di riduzione della spesa previsti dall'articolo 64 del
decreto-legge n. 112 del 2008; l'articolo 16, lettera b).La relazione
tecnica di tale articolo prevedeva per i tre anni in questione un fondo
di 410.543.412; 664.088.565 e 956.686.979 euro. Quello che si è voluto
occultare è il fatto che tali risorse figurano fra i tagli apportati
strutturalmente al Bilancio e la loro ricollocazione nel capitolo 1298
era destinata alla finalità di erogare dei premi per il personale.
L’utilizzazione di questi fondi per garantire il pagamento degli scatti
non avrebbe fatto venire meno la riduzione della spesa di bilancio
dovuta per il taglio dei medesimi scatti. In definitiva il Bilancio del
MIUR risulta decurtato per gli anni in questione delle cifre
sopraindicate e gli scatti sarebbero stati retribuiti con le risorse
accantonate nel capitolo 1298, qualora confermate in sede di verifica
dei risultati conseguenti ai tagli.
Si deve inoltre ricordare che nell'anno scolastico 2010-2011,
utilizzando i 320 milioni dei fondi immessi nel bilancio 2010 (Missione
fondi da ripartire capitolo 1298), si è provveduto con D.I. n. 3 del 14
gennaio 2011 a garantire il pagamento degli scatti maturati con l'anno
2010:
Per il 2011 la Corte dei Conti, su evidente segnalazione Ministeriale,
individuava una riduzione della previsione dei 640 milioni dello
stanziamento inserito nel bilancio 2011 al capitolo 1298 della missione
“Fondi da ripartire” dovuta al mancato raggiungimento delle riduzioni
di organico previste e alle nomine effettuate sull’organico di fatto
per i docenti di sostegno nominati in seguito alla sentenza della Corse
Costituzionale su tale questione.
La vicenda del blocco degli scatti retributivi, che riguarda, con
annualità diverse ma con modalità analoghe che escludono peraltro ogni
retribuzione compensativa, anche il personale docente dell’Università,
ha avuto uno sviluppo con il decreto-legge n. 98 del 2011, convertito,
con modificazioni dalla legge n. 111 del 2011.
Questo provvedimento ha stabilito la proroga fino al 31 dicembre 2014
delle vigenti disposizioni che limitano la crescita dei trattamenti
economici anche accessori del personale delle pubbliche amministrazioni
previste dalle disposizioni medesime; tale previsione ha determinato
nella scuola una proroga, senza una copertura finanziaria analoga a
quella individuata per l'articolo 9, il comma 23, del decreto-legge n.
78 del 2010, del blocco degli scatti retributivi che saranno maturati
negli anni 2013 e 2014.
Questa misura, insieme alle altre previste all’art.16 del DL 98/11 e in
parte confluite nella legge di stabilità 2012, potrà essere attuata da
un apposito regolamento di delegificazione che rappresenta una delle
prime grane per il nuovo esecutivo. Di pozzi avvelenati come questo il
Ministro Tremonti ne ha disseminati parecchi.
Un altro pozzo avvelenato nel settore scolastico è rappresentato dal
fenomeno dei 10.000 docenti di ruolo perdenti posto (definiti nel gergo
burocratico-amministrativo “esuberi”) in seguito alle dissennate
riduzioni di organico soggiacenti alla sedicente riforma Gelmini.
Poiché non esistono dati ufficiali su questa materia, come in quasi
tutte quelle altre che consentirebbero una lettura trasparente di
quello che è avvenuto nel sistema scolastico italiano in questi tre
ultimi anni scolastici, si può tentare di effettuare un’analisi del
fenomeno e del suo intrecciarsi col recente avvio del piano di nomine a
tempo indeterminato.
Per i docenti all’inizio dell’anno scolastico 2011-12 avrebbero dovuto
essere vacanti 31.486 posti, gli esuberi avrebbero dovuto essere 10.014
(di cui 1.904 nella scuola primaria;1.243 nella scuola secondaria di
I°; 6.902 nella scuola secondaria di II°) e le nomine a tempo
indeterminato da effettuare 21.472.
Per gli ATA i posti vacanti 42.035 gli esuberi 149 e le nomine 41.886
A seguito della sessione contrattuale del 19 luglio 2011, realizzata
per dare attuazione al piano triennale previsto dall'art. 9 del Decreto
legge 70/11 riguardante la nomina del personale precario della scuola,
è stato emanato il Decreto interministeriale 3 agosto 2011 che
disponeva per l’anno scolastico 2011-2012 l’assunzione di 30.300 unità
di personale educativo e docente, di cui 10.000 a completamento della
richiesta di assunzioni effettuata per l’anno scolastico 2010-11, e di
36.000 unità di personale ATA.
A testimonianza di uno stile che ha caratterizzato tutta la gestione di
questo ministro, il cui Direttore generale per la Comunicazione
ignorava che è un preciso obbligo posto dalla legge, che regola la
gestione del piano statistico nazionale, rendere pubblici divulgare
tutti i dati che caratterizzano l’evoluzione del sistema, di tutta
questa partita delle nomine non se ne saputo niente di ufficiale
finora.
Pertanto si ignora quante siano state, delle 30.300 e delle 36.000
annunciate rispettivamente per Docenti e ATA le nomine effettuate e in
particolare:
quante quelle complessivamente effettuate a tempo indeterminato per i
docenti, gli educatori, e per gli ATA
quanti dei suddetti posti siano stati accantonati per il personale
docente in esubero;
quanti siano stati accantonati per il personale dichiarato inidoneo e
destinato all’inquadramento di ruoli del personale ATA;
quanti posti ATA siano stati accantonati per i concorsi interni;
quanti dei sopraindicati posti disponibili non siano stati
complessivamente utilizzati per le nomine a tempo indeterminato del
personale precario.
Anche partendo dal dato, reso noto dal MIUR, che per i docenti inidonei
sarebbero stati accantonati 1.293 posti, che per consentire la mobilità
professionale degli ATA era stato previsto l’impiego di 3.185 posti e
che per le nomine nei concorsi ATA erano stati accantonati altri 4.393
posti, oggi non è dato conoscere quanti precari siano stati
effettivamente nominati per l’anno in corso.
Ma il fenomeno degli esuberi del personale docente oggi drammaticamente
oggetto delle misure sulla mobilità stabilite dalla legge di stabilità
merita un approfondimento specifico.
Oggi ci si deve interrogare come sia stato possibile che con un
operazione che aveva l’obiettivo di eliminare in tre anni scolastici
87mila posti di docente e 45mila di ATA al fine , si diceva, di
sradicare il fenomeno del precariato, e di risparmiare circa 8 miliardi
della spesa pubblica si sia ottenuto il risultato di avere in servizio
10.000 docenti di ruolo privati del loro posto e 115 mila unità docenti
precari pari al 14,9% del totale, dato questo percentualmente identico
a quello registrato nell’anno scolastico 2005-06.
Il fenomeno degli esuberi nella docenza è da ricondursi unicamente alla
pedestre “non riforma gelminiana” fatta unicamente con la realizzazione
di tagli lineari indifferenziati nel territorio e nei diversi ordini
scolastici. Dei diecimila docenti, di cui nessun giornale si è finora
occupato, si è dianzi visto che 1.904 sono insegnanti della scuola
primaria;1.243 della scuola secondaria di I°;e ben 6.902 nella scuola
secondaria di II°. Di questi ultimi circa 3.400 sono insegnanti tecnico
pratici dell’istruzione tecnica e professionale che hanno perso il
posto perché la riforma epocale di questo tipo di istituzioni, cosi
care al Prof Prodi e oggi destinate, in assenza di una netta inversione
di marcia, ad un rapido declino, non prevede più la centralità dell’uso
dei laboratori!
Dal prossimo anno scolastico 2500 di costoro rischiano prima due anni
di cassa integrazione a metà stipendio e poi il licenziamento. In
alternativa alla “Marchionne” è stato loro già proposto di andare a
fare gli aiutanti tecnici! (di Osvaldo Roman da ScuolaOggi)
redazione@aetnanet.org
|
|