Presentazione di “NE VALEVA LA PENA” di A. Spataro - Acireale
Data: Sabato, 12 novembre 2011 ore 12:45:43 CET
Argomento: Eventi


Armando Spataro è uno dei magistrati, oggi, più conosciuti nel nostro paese, procuratore aggiunto a Milano ha fatto parte, nominato da Saverio Borrelli, del pool di ”MANI PULITE”. In magistratura dal 1975 ha svolto tutta la sua carriera a Milano, coordinatore del gruppo specializzato nella lotta al terrorismo, ex segretario del Movimento della Giustizia, membro dal 1998 del CSM, si è occupato a lungo del terrorismo delle brigate rosse e di quello internazionale del fondamentalismo islamico, si è interessato anche di mafia  di ‘ndrangheta dando vita ad inchieste, su questi vari fronti, di grande delicatezza e importanza.
Presentazione giovedì 26 al Cinema Margherita di Acireale dell’ultimo libro di Armando Spataro “ Ne valeva la pena. Storie di terrorismo e mafie, di segreti di stato e di giustizia offesa“ che vede in sala la presenza dell’autore, di due relatori di  livello: l’Avv. Enzo Mellia e il Dott. Costanzo della procura generale di Catania e di molti spettatori richiamati dalla fama del magistrato scrittore e dall’enorme eco sollevato da questa pubblicazione che ha suscitato discussioni e polemiche senza fine.

Personaggio schietto, dalle battute taglienti e dall’assoluta linearità ha fatto della coerenza la bandiera del suo lavoro e della sua vita dimostrando, nonostante le situazioni controverse in cui si è imbattuto, un’indipendenza di giudizio, virtù rara nel nostro paese,veramente straordinaria.

E’ stato spesso nell’occhio del ciclone per la rilevanza dell’indagine affidatagli nel corso di trent’anni e più di inchieste, esercitando il difficile mestiere del giudice da personaggio scomodo e senza timori riverenziali.

In questa sua autobiografia condotta sul filo del ricordo di buona parte della propria vita, ripercorre momenti cruciali della storia del nostro paese, un’Italia dalle troppe parole e dai troppi segreti, dove parla di noi spesso spacconi e intransigenti o smemorati e indulgenti. Nel suo racconto, non si limita al suo lavoro di magistrato fatto solo di  sentenze, catture e pandette, ma volge il suo sguardo pietoso al nostro paese, cercando di coglierne le inquietudini e le speranze, le utopie e le disillusioni, il tutto vissuto con una disperata normalità sorretta da chi è guidato solo dal senso del dovere e di responsabilità.

Negli anni di piombo, quando tanti pensavano che dietro il lavoro dei giudici ci fosse un giudizio precostituito o l’autoritarismo di uno stato conservatore e reazionario A. Spataro ha considerato la Costituzione come la linfa vitale della vita democratica del nostro paese, la guida sicura a cui bisogna ispirarsi sempre tutti: cittadini, burocrati, giudici e politici. Per questo, né il trascorrere degli anni, né il mutamento delle situazioni lo fanno desistere nel giudicare la nostra costituzione come la stella polare della vita nostra civile, senza la quale ci sarebbe la fine della democrazia, per questo cerca di difenderla oggi dalle leggi “ad personam” e dalle ultime controriforme, che tra silenzi imprevedibili, potrebbero devastare il nostro sistema giudiziario.

La perdita di un amico carissimo, come quella di Guido Galli, assassinato mentre andava alla  facoltà di legge per fare la sua lezione e l’assassino di Walter Tobagi non sono in questa autobiografia delle pagine di cronaca nera, ma una memoria viva e palpitante raccontata con pathos, specialmente quando descrive la sua corsa per percorrere la strada che lo separava dal punto in cui giaceva Guido in una pozza di sangue con il codice ancora vicino alla sua mano.

Queste morti  le possiamo attribuire a quella  temperie tipica degli anni di piombo, anni strani, confusi paradossali, che vedono A. Spataro accusato dalla stampa della sinistra radicale o rivoluzionaria di essere “ il deus ex machina” di tutte le inchieste sul terrorismo rosso, il nemico da combattere.

Uno dei fili conduttori del libro sono le varie inchieste che conduce da quelle sul terrorismo e sulla criminalità organizzata a quelle sul rapimento da parte dei servizi americani e italiani di Abu Omar, sequestrato e poi torturato che lo vedono sempre un giudice intransigente che vuole solo applicare la legge e i suoi principi e che cerca di difendere a tutti i costi quel equilibrio tra i poteri che è alla base della democrazia.

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