Ministeriali sotto attacco. Rischiano 10mila insegnanti
Data: Venerdì, 11 novembre 2011 ore 09:38:18 CET Argomento: Rassegna stampa
Dipendenti pubblici
ancora carne da macello. Il governo Berlusconi lo aveva promesso in
Europa nella lettera d’intenti: «rendere più efficiente, flessibile e
meno costosa la pubblica amministrazione». Sembra un maquillage, in
realtà è autentica macelleria. Le disposizioni del maxiemendamento che
oggi passerà il vaglio del Senato edomani diventerà legge grazie
all’emergenza economica, per i dipendenti pubblici «sono l’anticamera
del licenziamento - spiega Michele Gentile (Cgil) - sono palesemente
discriminatorie ». Di che si tratta? Di quella messa in mobilità per
due anni con l’80% della retribuzione e poi l’uscita dagli organici nel
caso in cui si verifichino delle eccedenze o non si accetti il
trasferimento in altre amministrazioni. Le norme ricalcano leggi già
esistenti: nulla di veramente nuovo nel merito. La mobilità già esiste,
e anche una sorta di cassa
integrazione.
Ma qui le cose cambiano molto con una stretta senza precedenti.
Le singole amministrazioni, infatti, potranno dichiarare eccedenze
anche per semplici motivi economici. Forse a questo si riferiva un
passaggio della famosa lettera d’intenti che parlava di «superamento
delle dotazioni organiche ». La decisione può essere presa senza una
consultazione con le organizzazioni sindacali, che in questo caso
vengono solo informate. Inoltre, nella normativa oggi in vigore i
trasferimenti erano consentiti a livello provinciale, mentre
l’emendamento prevede spostamenti nell’ambito regionale. Quanto all’80%
dello stipendio, i numeri e le parole non devono confondere. Si tratta
infatti della retribuzione base, che equivale al 70% di quanto
effettivamente il lavoratore incassa mensilmente. Insomma, su un
salario di 1.300 euro la retribuzione base è di appena 900 euro. Se si
dovrà tagliare all’80% vuol dire che il risultato finale sarà di 700
euro: in altre parole lo stipendio sarà quasi dimezzato. ROMA
L’operazione colpisce in particolare i ministeri, e quindi la città di
Roma. Ma gli effetti sarànno pesanti anche sulla rete scolastica
nazionale. «Nella scuola- spiega il segretario Flc Cgil Mimmo Pantaleo
- le norme sulla mobilità dei pubblici potrebbero comportare il
licenziamento di ulteriori 10.000 docenti e 300 Ata (personale non
docente, ndr) se non saranno collocati obbligatoriamente in altre
funzionio trasferiti verso altre amministrazioni. Dopo due anni di
cassa integrazione scatta automaticamente il licenziamento. Siamo alla
follia! Non basta aver ridotto in tre anni 140.000 tra docenti ed ata e
devastata l'istruzione pubblica. Nei comparti della conoscenza bisogna
tornare ad assumere e ad investire e non licenziare perché ormai non si
è più in grado di garantire una qualità accettabile dell' offerta
formativa a causa della carenza di personale docente e Ata. La Flc-Cgil
reagirà con decisione a questa ennesima provocazione». «Perché cambiare
una norma di legge peraltro già in vigore dal 2001? - si chiede Gentile
- Qualche consulente del ministro Brunetta ha dichiarato che serve per
rendere possibili i licenziamenti nel settore pubblico ma i due
cambiamenti del maxiemendamento, rispetto alla norma del 2001,
sono la scomparsa delle relazioni sindacali e la mobilità nell'ambito
regionale, peraltro già presente nella manovra di agosto». Quindi,
osserva Gentile, «non si tratta di una disposizione, come qualche
incompetente ha detto, che prevede “finalmente” la mobilità ma è al
contrario invece un'operazione diverse: togliere di mezzo il sindacato,
come non avviene nei settori privati, individuare con assoluta
discrezionalità gli esuberi, stabilire discrezionalmente come e dove
avviene la mobilità, senza alcun criterio conosciuto».
(da l'Unità di Bianca Di Giovanni)
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