Anche i cattolici delusi dal governo della nazione e della scuola
Data: Sabato, 05 novembre 2011 ore 17:00:00 CET
Argomento: Redazione


Ci sono diffusi mal di pancia, da un po’ di tempo a questa parte, tra i cattolici : sembrano anch’essi delusi dal modo in cui questo paese è stato , ed è, governato. Ha scritto nella sua prolusione al forum di Todi il cardinale Bagnasco : “ Circola l’immagine di un Paese disamorato, privo di slanci, quasi in attesa dell’ineluttabile. Ebbene, in quanto Vescovi non possiamo essere spettatori intimiditi; nostro compito è proporci come interlocutori animati da saggezza, interessati a “ rompere questo determinismo dell’immanenza o, meglio, aprirlo alla concezione cristiana della storia e del tempo” (Giandomenico Mucci, Il discernimento dei segni dei tempi ,”La civiltà cattolica” 7 maggio 2011).
L’intento dell’appello è chiaro, e condivisibile su certi punti : i cattolici, considerata la durezza della situazione, intendono scendere in campo, accettare la sfida dell’impegno nel sociale, ri -proporsi come forza trainante, e supplementare, nella amministrazione della cosa pubblica; spiritualizzare’ la vita politica e ricostruire un nuovo umanesimo che si richiami esplicitamente ai valori sottesi dell’etica cristiana; ricucire, infine, il tessuto sociale del Paese lacerato da mille contraddizioni, e dare risposte concrete alle richieste di aiuto che salgono dalla società civile, venendo incontro, soprattutto, ai bisogni reali della gente più semplice , dei lavoratori più umili e dei ceti più emarginati.
ll proponimento di volere dare corpo ad una nuova antropologia religiosa che rimodelli una più autorevole e credibile immagine del cristiano impegnato nella’ polis ‘, e attento ai molti e gravi temi che pesano sul groppone della società della globalizzazione,- dalla integrazione culturale multietnica alla difesa del diritto naturale, dalla coesistenza pacifica dei popoli alla giustizia economica , dalla fame nel mondo alla disoccupazione giovanile, ecc. ecc. -, è ,senz’altro, in sé e per sé ,encomiabile. La presenza –( non virtuale, s’intende!) - dei “valori cattolici”, nella palude della politica odierna, può dare certamente un forte contributo al risanamento morale, culturale ed educativo di questo nostro paese, promuovendo un nuovo e più incisivo umanesimo cristiano.
Ma , perché l’idea s’incarni, si richiede a tutti, e ai cattolici, in primis, che allo statuto evangelico si richiamano, e che del cristianesimo vogliono fare uno stile di vita, “ comportamenti congrui ed esemplari “ e “ commisurati alla durezza della situazione” , per poter essere credibili ; in una parola : la coerenza tra il dire e il fare. Ebbene, è proprio su questo tema della coerenza che vorrei aprire, sommessamente, una nota di riflessione, garbatamente critica, sollecitata da quanto scritto da Bagnasco in un punto che io ritengo importante per la credibilità generale della sua prolusione : “ Per la nostra democrazia- afferma il cardinale- è vitale l’impegno di contrasto all’evasione fiscale. Difficile sottrarsi all’impressione che non tutto sia stato finora messo in campo per rimuovere questo cancro sociale, che sta soffocando l’economia e prosciugando l’affidabilità civile delle classi più abbienti. Il grottesco sistema delle società di comodo che consentono l’abbattimento artificioso dei redditi appare – alla luce dei fatti- non solo indecoroso ma anche insostenibile sotto il profilo etico. Bisogna che gli onesti si sentano stimati, e i virtuosi siano premiati”. Parole buone e giuste, sacrosante, direi! Chi potrebbe contraddirle?
Ma- mi chiedo, per rispetto alla coerenza del vissuto-: quanti sono i cattolici degli alti piani del Palazzo prelatizio e no, disposti, oggi, a mettere in pratica questi buoni propositi , ad essere cioè onesti e sobri, disciplinati e misurati, pronti a rinunciare a certi (tanti) privilegi della casta e, per il bene della collettività, a pagare le tasse dovute alla Stato?
Di fronte a certi obblighi civili nessuno può permettersi il lusso di nicchiare. Ed io vorrei ricordare al cardinale- qualora non lo sapesse- che ci sono ancora molti cattolici che, “ ognuno per la propria giusta parte”, non danno a Cesare quello che è di Cesare, e non sono di buon esempio per la comunità ; che è grave omissione sottrarre risorse ai danni della collettività evadendo il fisco per l’importo di 4 miliardi annui persino su residenze e attività estranee al culto; peccato grave , contemplato nel decalogo evangelico che comanda : “non rubare”! Insomma, il nobile appello del cardinale Bagnasco per essere credibile, dovrebbe essere confermato con il riscontro dei fatti . E questi, a tutt’oggi , sono ancora virtuali, almeno in ambito fiscale!

Nuccio Palumbo
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