Flc-Cgil: Dimensionamento scolastico: indietro tutta?
Data: Sabato, 05 novembre 2011 ore 01:00:00 CET Argomento: Sindacati
Circa un mese
fa avevamo chiesto la moratoria di un anno per fermare la costituzione
di istituti scolastici abnormi, come previsto dalla manovra finanziaria
di luglio 2011 per risparmiare ancora sulla scuola.
La nostra iniziativa politica ha dato vita ad un movimento
istituzionale (vedi documento della Conferenza delle Regioni), civile e
politico che sta spingendo lo stesso governo a un ripensamento.
La proposta, come si ricorderà, prevedeva la chiusura di oltre 1.130
scuole con la sciagurata conseguenza di sguarnire i territori di
importanti presìdi culturali, tagliare migliaia di posti (Dirigenti
scolastici, Dsga e collaboratori scolastici), aumentare
l’ingovernabilità del sistema, cambiare il senso pedagogico degli
istituti comprensivi da luogo di costruzione di un curricolo di base in
verticale a scuole pollaio o istituti “mostri”. Tutto questo pur di far
cassa (170 milioni di
euro).
Le proteste hanno spinto l'opposizione a muoversi anche in sede
parlamentare. Così l'onorevole Coscia, componente della commissione
cultura della Camera, ha presentato un'interpellanza con la quale
chiede al Governo di sospendere per un anno l’applicazione della norma
sul dimensionamento. La risposta del sottosegretario all’istruzione
Giuseppe Pizza conferma la nostra impressione che anche in sede di
governo si siano resi conto della gravità di una tale operazione.
Risponde Pizza: ”Vorrei anche aggiungere che trovo fondate le
motivazioni addotte dall'onorevole Coscia nella sua interpellanza e che
- come Ministero - mi dichiaro pronto ad aprire in Commissione un
tavolo in vista di un migliore e maggiore funzionamento del sistema
scolastico”.
Ancora una volta è dimostrato che protestare e non rassegnarsi al
peggio serve e dà risultati. Invitiamo, perciò, tutti i colleghi,
docenti, dirigenti, personale ATA, e tutti i cittadini a battersi nelle
scuole, nei consigli comunali e regionali per ottenere il rinvio di
almeno un anno evitando forzature che farebbero solo il male alla
scuola.
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(Iniziative per rinviare i tempi di applicazione delle disposizioni
concernenti l'organizzazione della rete scolastica - n. 2-01231)
PRESIDENTE. L'onorevole Coscia ha facoltà di illustrare la sua
interpellanza n. 2-01231, concernente iniziative per rinviare i tempi
di applicazione delle disposizioni concernenti l'organizzazione della
rete scolastica (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
MARIA COSCIA. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, con la
nostra interpellanza poniamo una questione molto delicata al Governo,
che già ha creato moltissime difficoltà nelle scuole, compresa la
difficoltà di una tenuta quotidiana del loro lavoro e del loro compito
così importante e fondamentale.
Le istituzioni scolastiche, come sappiamo, sono già duramente provate
dai tagli indiscriminati di questi tre anni e si sono trovate
quest'anno sulla loro testa a dover procedere alla applicazione di una
norma francamente incomprensibile. Abbiamo già sollevato questa
questione in sede di espressione del parere della VII Commissione
(Cultura) sulla manovra di luglio (decreto-legge n. 98 del 2011,
convertito dalla legge n. 111 del 2011).
Infatti, il comma 4 dell'articolo 19 prevede una norma assolutamente
inapplicabile, cioè, addirittura, che con questo inizio di anno
scolastico si dovesse procedere ad aggregare tutte le scuole
dell'infanzia, primarie e secondarie di primo grado in istituti
comprensivi da un giorno all'altro.
Si tratta di un iter che sappiamo essere piuttosto complesso e delicato
e che assolutamente non poteva avvenire in piena estate. Infatti, così
non è stato, e la norma non è stata applicata.
Tuttavia, questo ha creato difficoltà, apprensioni, tensioni e
malesseri pesantissimi nelle istituzioni scolastiche, allarmando
inoltre genitori e interi quartieri e comuni, perché questa norma si
dice debba essere applicata in tempo utile per il prossimo anno
scolastico.
Signor sottosegretario, lei lo sa, perché è da tempo che segue
queste questioni: non è semplice andare a riaggregare e, quindi, a
rifare sostanzialmente in tutto il Paese, in ogni regione, il piano di
dimensionamento delle istituzioni scolastiche. Infatti, di questo si
tratta alla fine: riguarderà, cioè, un numero apparentemente limitato.
In realtà, siccome bisogna riaccorpare tutte le istituzioni
scolastiche, vengono messi in discussione piani definiti oltre dieci
anni fa e che ogni anno subivano dei semplici aggiustamenti, resi
necessari dai cambiamenti periodici che sopraggiungevano.
Peraltro, questa norma, ancora una volta, si muove in modo improvvido,
perché rischia di vanificare una questione che noi riteniamo, invece,
importante, ovvero quella di far decollare gli istituti comprensivi in
tutto il Paese come strutturazione del sistema delle autonomie
scolastiche capaci di garantire lo sviluppo della continuità didattica.
Si tratta, in altre parole, di consentire ai bambini che iniziano la
scuola dell'infanzia, poi vanno alla scuola elementare e poi alla
scuola media, di avere un percorso didattico di continuità.
Questo obiettivo fondamentale rischia di essere vanificato, perché si
interviene in modo burocratico e autoritario. Si pretende, da un
momento all'altro, di passare dal range prima previsto di 500 a 900 o
oltre 1.000 alunni. Peraltro, si procede, così come si sta facendo, in
modo forzoso ad accorpare scuole a chilometri di distanza, senza che vi
sia stato quel percorso di sviluppo e di continuità didattica. È
veramente un delitto dal punto di vista della progettazione e della
programmazione didattica.
Si sta procedendo in alcune realtà, dove magari anche gli enti locali
sono stati insensibili a certe richieste, accorpando scuole elementari
con scuole medie che sono in altri quartieri, come per esempio avviene
a Roma e in altre realtà dove i bambini e i ragazzi andranno in altre
scuole medie. Pertanto, viene meno la funzione fondamentale degli
istituti comprensivi.
Ora, dunque, si tratta di un percorso importante e delicato che
richiederebbe una maggiore attenzione ed un Governo molto più attento a
quelle che sono le esigenze e i diritti dei bambini all'istruzione e
alla formazione. Pertanto, riteniamo che sia una scelta assolutamente
non solo non condivisibile ma anche non praticabile prevedere di
applicare tutto questo il prossimo anno, se si hanno a cuore, appunto,
i diritti fondamentali dei bambini e la qualità della nostra scuola
pubblica.
Che cosa succede? Nel frattempo, le regioni (che sono, ovviamente, più
legate al territorio rispetto a questo Governo) che cosa hanno fatto?
Una buona parte delle regioni ha presentato ricorso alla Corte
costituzionale, come già era avvenuto nel 2008 - lo ricorderà,
sottosegretario -, impugnando l'articolo 64 del «decreto-legge
Tremonti» e, tra l'altro, ottenendo soddisfazione dalla Corte
costituzionale, tanto che si dovette poi modificare il piano
programmatico. Dall'altra parte, altre regioni, come per esempio la
regione Piemonte, come al solito con la duttilità di cui sono capaci,
hanno deciso autonomamente di applicare la norma con un piano
triennale. Quindi, signor sottosegretario, vi è maggiore ragionevolezza
nei territori e nei governi dei territori di quanto, purtroppo, non
avviene a livello statale e centrale.
Pertanto, chiediamo a lei e, suo tramite, al Ministro e al Governo, di
sospendere l'applicazione di questa norma e di aprire un tavolo di
concertazione con le regioni e con la Conferenza unificata - quindi,
anche con le rappresentanze degli enti locali - perché, appunto, è
previsto un percorso nella definizione del dimensionamento che vede le
proposte delle scuole, poi i pareri dei comuni, i piani provinciali e,
alla fine, il piano regionale. Dunque, chiediamo di aprire un tavolo di
confronto serio da questo punto di vista, per vedere come procedere in
modo ragionevole.
La seconda cosa che le chiedo non è scritta nell'interpellanza urgente.
Tuttavia, la faccio presente in questa sede. Chiedo di avere la sua
disponibilità ad una discussione serrata in Commissione cultura proprio
perché - lo ripeto - con ragionevolezza si possa evitare di alimentare
disagi e malesseri così profondi nelle scuole e nei territori e
assumere, piuttosto, un comportamento tale che ci aiuti a salvare
quello che c'è di buono in un obiettivo condiviso come quello di far
decollare gli istituti comprensivi facendo salvo, però, quello che è il
loro obiettivo fondamentale e non con comportamenti e gestioni
burocratiche e autoritarie come, appunto, sta avvenendo.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università
e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università
e la ricerca. Signor Presidente, l'onorevole interpellante richiede che
vengano assunte iniziative finalizzate a rinviare i tempi di
applicazione delle norme di cui all'articolo 19, comma 4, del
decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito con modificazioni dalla
legge 15 luglio 2011, n. 111, che ha introdotto nuove modalità in
materia di riorganizzazione della rete scolastica. Tale norma prevede
che «per garantire un processo di continuità didattica nell'ambito
dello stesso ciclo di istruzione, a decorrere dall'anno scolastico
2011-2012 la scuola dell'infanzia, la scuola primaria e la scuola
secondaria di primo grado sono aggregate in istituti comprensivi (...)».
Preliminarmente, si rappresenta che, essendo già stati a suo tempo
definiti i piani di dimensionamento per il corrente anno scolastico
2011-2012, la nuova normativa potrà trovare applicazione dall'anno
scolastico successivo.
Si conviene con l'onorevole interpellante che le operazioni relative ai
piani di dimensionamento debbano essere svolte in tempi adeguati di
consultazione tra i vari soggetti coinvolti, in modo da consentire che
sui piani stessi venga raggiunta la più ampia condivisione possibile.
A tal fine, si comunica che, proprio in considerazione della
delicatezza e della complessità della materia, sono in corso
interlocuzioni per l'apertura di un tavolo con la Conferenza unificata.
Il Ministero, da parte sua, metterà a disposizione dati ed elementi
utili alla definizione del piano di dimensionamento che ogni regione
dovrà elaborare allo scopo di ottemperare alla disposizione.
Quanto ai ricorsi presentati da alcune regioni circa la legittimità
costituzionale dell'articolo 19, commi 4 e 5, del citato decreto-legge
n. 98 del 2011, cui l'onorevole interpellante fa cenno, si fa presente
che il Ministero sta predisponendo la memoria per la difesa innanzi
alla Corte costituzionale.
Vorrei anche aggiungere che trovo fondate le motivazioni addotte
dall'onorevole Coscia nella sua interpellanza e che - come Ministero -
mi dichiaro pronto ad aprire in Commissione un tavolo in vista di un
migliore e maggiore funzionamento del sistema scolastico.
PRESIDENTE. L'onorevole Coscia ha facoltà di replicare.
MARIA COSCIA. Signor Presidente, prendo atto della disponibilità del
sottosegretario a ragionare in termini pacati sulla questione. Mi
auguro che questa disponibilità si traduca poi in atti concreti e che -
come chiedevo - si apra veramente questo tavolo e si sospenda
l'applicazione di questa norma fino al momento in cui non si arrivi ad
un accordo con la Conferenza unificata e ad una condivisione in sede di
Commissioni. (da Flc-Cgil)
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