La festa del Diwali in India
Data: Mercoledì, 02 novembre 2011 ore 03:00:00 CET
Argomento: Redazione


Allora ci sentiamo dopo la festa dei Morti”. “Scusa, ma adesso c’è la festa del Diwali!”. Risponde, candidamente, la mia cara amica. Ed io, colto di sorpresa: “E cos’è il Diwali!?”. Ed inizia a raccontare la storia, le tradizioni e la religione di un popolo lontano e affascinante… In India si celebra il Diwali, chiamata anche, Dipavali o Deepawali (in sanscrito: दीपावली, in telugu:దీపావళి, in tamil: தீபாவளி, in kannada:ದೀಪಾವಳಿ, in sinhala:ද්‍ර්‍පවාලි). È una delle più importanti feste religiose indiane e si celebra nel mese di ottobre o novembre. Il Diwali, viene chiamata, anche, la Festa della luce, o meglio, la Festa delle luci, perché vengono accese milioni di luci, candele o lampade tradizionali, chiamate dia in lingua hindi, ad illuminare il cielo, per celebrare i momenti più significativi della vita di tutti coloro che credono e che indicano le loro origini nei libri Veda, scritti a vari intervalli a partire già da alcuni millenni prima di Cristo. In molte aree dell’India i festeggiamenti prevedono, anche, spettacoli pirotecnici. La festa celebra la vittoria della vita sulla morte, del bene sul male, della luce sulle tenebre, della verità sulla menzogna. La più popolare leggenda associata alla festa del Diwali è quella che celebra il ritorno di Rama, incarnazione del dio Vishnu, della città di Ayodhya, dopo 14 anni di esilio in una foresta. Il popolo, per celebrare l’avvenimento, accese file (avali) di lampade (dipa) in suo onore. Da qui il nome, Dipawali o, più semplicemente, Diwali. I festeggiamenti per Diwali si protraggono per tre giorni, nel mese indù di ashwayuja che, solitamente, cade tra ottobre e novembre (quest’anno si sono celebrati il 26 ottobre); per induisti, giainisti e sikh sono la celebrazione della vita e l’occasione per rinsaldare i legami con familiari e amici; per i giainisti, inoltre, segnano l’inizio del nuovo anno. La celebrazione rappresenta, per tutti, un nuovo inizio spirituale, un rinnovamento di impegno e di riconciliazione per la famiglia, specialmente, tra fratelli e sorelle, e l’adorazione a Dio. E’, tradizionalmente, simbolo di gioia, di amore, di riflessione, di risoluzione, di perdono, di luce e di conoscenza. Il primo giorno, Dhan Teras, è di buon auspicio comprare qualche utensile nuovo per la casa, che deve essere ripulita da cima a fondo per l’occasione. Il secondo giorno, quello più importante, si celebra il culto della dea Lakshmi, che rappresenta la fortuna e s’innalzano preghiere per essere benedetti con la ricchezza e la prosperità. L’altare del puja (funzione religiosa) viene decorato con fiori freschi e si pongono ghirlande intorno alle statue di Lakshmi e Ganesha. Comincia, in questo giorno, anche l’anno commerciale indiano e si aprono i nuovi libri per la contabilità degli esercizi commerciali. L’ultimo giorno è dedicato ad onorare il fratello e la sorella, si visitano i parenti, si consumano dei buoni pranzi e cene. Ci si veste con i vestiti tradizionali e si scambiamo i regali. Si decorano gli ingressi delle case e altre parti degli edifici con disegni composti di polvere colorata, chiamati Rangoli che vogliono accogliere Lakshmi. Diwali, sebbene considerata una festa tipica dell’induismo, è sentita da tutti nel sub-continente indiano come un momento di celebrazione e di rinnovamento. Ad Amritsar, nel nord del Paese, luogo sacro della religione sikh, il Tempio d’Oro, durante la festa, è strapieno di migliaia di persone, ciascuna con un lumino e per tutta la sera e la notte cantano inni sacri: una scena di una intensità e profondità spirituale davvero unica… E noi, in Italia, che nella notte di Halloween facciamo festa, ormai, solo con una zucca illuminata e con il viso imbrattato di carbone per intimare, ad ogni passante, “dolcetto o scherzetto!?”. Che tristezza!

Angelo Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it







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