Gruppo facebook: “No ai tfa, no agli albi regionali, no alla privatizzazione della scuola.”
Data: Martedì, 01 novembre 2011 ore 17:14:16 CET Argomento: Comunicati
Negli anni '70 i
lavoratori della scuola avevano una forza organizzata enormemente
superiore all'attuale. All'opposizione c'era un Partito Comunista
di massa e il quadro economico era, tutto sommato, favorevole
nonostante la crisi petrolifera. Vi era anche un movimento studentesco
molto superiore all'attuale "onda", comunque rispettabilissima.
Allo stato attuale non esiste opposizione, il capitalismo è in crisi, e
i lavoratori della scuola non hanno strutture serie di riferimento.
Ciò premesso, rispetto alle proteste che circolano in rete contro il
Governo, diciamo subito che il problema dei tagli non trova origine
nelle proposte del Ministro Gelmini. Anche se può sembrare in
controtendenza, non possiamo fare a meno di considerare come questo
personaggio si sia reso così oscuro e insignificante al tal punto che
ogni discussione attorno alla sua persona ha i tragici toni di chi
punta alla luna e si guarda il dito, o di chi pensa che l'onda di fango
debba essere vista alla cresta dell'effetto e non alla fonte, dalla
spinta che l’ha provocata.
Vogliamo essere chiari, come chiara è la realtà delle cose: è il
Ministero dell'Economia e delle Finanze che agisce con i tagli sulla
scuola pensando alla stessa come una voce di bilancio che "pesa".
Al Ministro Gelmini è rimasto solo il fatto di dover obbedire
cercando persino di difendere, ipocritamente, le scelte del Governo di
cui fa parte.
Tutto ciò ha radici profonde non solo nel pensiero economico delle
destre, ma anche in quello delle sinistre e possiamo farlo risalire,
con una analisi che non ci costa molto sforzo, al 1997 (Governo Prodi:
Legge 449, art. 40) durante il quale nessuno ebbe problemi nel dire
che, in nome del risparmio sulla spesa pubblica, si doveva
colpire con la mannaia anche la scuola, con conseguente aumento degli
alunni per ogni classe, meno sicurezza e tutte le conseguenze contro le
quali si sta ancora lottando.
Questo Governo, dunque, con la stessa accortezza dei governi di
centrosinistra, vede la scuola come un capitolo di spesa rispetto al
quale occorre innanzitutto tagliare. Tale visione è ampiamente
confermata nell’ultima drammatica lettera di Berlusconi all’Unione
Europea.
Sarebbe auspicabile, quindi, che si cominciasse a contrastare questa
logica, imperante ormai da troppo tempo. Da qui nasce l’esigenza
di rifondare il dissenso in relazione a tali scelte politiche.
Fatte queste dovute precisazioni, è doveroso stigmatizzare il fatto che
il Governo Berlusconi non tiene fede alle sue promesse nel momento in
cui dà l’avvio a nuovi corsi abilitanti senza aver prima assorbito il
precariato.
Si appalesa così il vero volto di una politica che vuole solo
temporeggiare, non risolvendo nulla, per poi avere il pretesto (che va
delineandosi sempre più come una volontà precisa ed evidente) di
privatizzare la scuola.
Noi abbiamo sempre detto che la FID – TFA altro non è che una truffa
legalizzata a danno dei nuovi laureati, messa in campo da un Governo
che ha già privato le abilitazioni all’insegnamento del loro valore
concorsuale e che a tutto questo si aggiungono gli interessi economici
di sindacati e Università.
Sarebbe fin troppo facile dire che non vi è posizione politica, o
scelta determinata dal buon senso, che possa resistere dinanzi al dio
denaro e che questo infelice marchingegno è stato predisposto ad arte
solo per alimentare inutilmente la speranza di chi si trova nella
disperata condizione di doversi abilitare a tutti i costi.
I nuovi aspiranti docenti forse non sanno quanto, al par di loro se non
di più, può essere disperato chi da decenni aspetta ciò cui ha pieno
diritto.
Lo ribadiamo con forza: disattendere proprio questo diritto, sancito
dalle leggi vigenti, di accedere al ruolo da parte di chi è inserito
nelle Graduatorie ad Esaurimento provinciali, vuol dire non solo non
voler risolvere il problema del precariato, ma anche non voler
garantire la continuità didattica, tenendo fermo il principio della
centralità del discente, con grave pregiudizio per la qualità
dell’apprendimento.
Nelle scuole si avvicendano, ormai da tempo, solo supplenti (abilitati,
inseriti in GaE e non abilitati). Cambiare continuamente gli insegnanti
porta alla neutralizzazione della funzione docente, all’impoverimento
delle risorse della scuola, al disprezzo e alla mortificazione di ogni
diritto.
Crediamo invece che il Governo debba assorbire il precariato già
esistente, utilizzare le risorse che sono già presenti nella scuola e,
soprattutto, non creare ulteriore disoccupazione intellettuale.
La scuola pubblica ha dato a questo Paese le menti, la qualità
professionale e la forza lavoro che, per via della politica dei vari
governi che si sono avvicendati al potere, è dovuta emigrare
all'estero.
Noi non vogliamo essere i complici della cosiddetta "fuga dei cervelli"
e della conseguente desertificazione intellettuale di un’intera
Nazione.
Noi vogliamo che il Governo torni ad investire le sue risorse
sull’istruzione e sulla ricerca, ridando così alla scuola il valore che
indubbiamente merita.
La dura realtà, invece, ci porta a dover considerare come le porte
siano chiuse a chi aspetta che si concretizzi da anni il suo diritto al
lavoro e alla stabilizzazione.
Se, dunque, è vero che il problema del precariato non è stato originato
da questo Governo, ma è nato molto prima, è anche vero che tutte le
promesse del Governo Berlusconi non sono state altro che burle da
marinaio, forgiate ad arte per imbonire l'elettorato.
Noi non daremo il nostro appoggio ad un Governo che aveva promesso un
milione di posti di lavoro e si è ritrovato un milione e mezzo di
disoccupati in piazza a protestare contro i tagli e le manovre!
Noi non daremo il nostro consenso a chi poteva salvare il Paese dalla
crisi economica e non l’ha fatto.
Diciassette anni di governo basterebbero a chiunque per rimediare a
qualsiasi errore compiuto dalle precedenti amministrazioni.
Se niente è stato fatto, a parte una politica di tagli coniugata
all’avvio di nuove ed inutili abilitazioni all’insegnamento, vuol dire
che
TUTTI GLI SFORZI DI QUESTO GOVERNO SONO ORIENTATI AD UN SOLO SCOPO:
PRIVATIZZARE LA SCUOLA,
liberandosene come di un inutile fardello.
NON POSSIAMO, NON DOBBIAMO, NON VOGLIAMO PERMETTERLO.
Gruppo facebook: “No ai tfa, no agli albi regionali, no alla
privatizzazione della scuola.”
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