Il sistema democratico oggi da Atene a Wall Street
Data: Martedì, 01 novembre 2011 ore 14:41:03 CET
Argomento: Rassegna stampa


Con le proteste degli indignados nell’America di Wall Street il malcontento popolare scatenato dalla crisi degli Stati Uniti giunge fino alla Grecia. A prima vista si tratta di due casi ben distinti tra loro. Mentre la Grecia di Papandreou è in crisi a causa di uno stato clientelare inefficiente, gli Stati Uniti di Obama sono sottomessi alle decisioni economiche dei mercati finanziari, che hanno portato alla crisi. Per semplificare, potremmo parlare nel caso della Grecia di un fallimento statale, mentre per l’America di un fallimento economico. Tuttavia Grecia e Stati Uniti sono molto più similari ben più di quanto si potrebbe immaginare. Atene e Washington sono entrambe pioniere della democrazia. La Grecia inventò la democrazia diretta, gli Stati Uniti la democrazia rappresentativa. Questo ideale oggi è rimesso, completamente, in discussione. La democrazia diretta è stata la prima a degenerare in populismo, demagogia e ingovernabilità. Non stupisce che, vedendo le sorti della democrazia nella Grecia di Socrate, i padri fondatori degli Stati Uniti non abbiano voluto parlare di democrazia e abbiano preferito descrivere il loro sistema politico come “governo rappresentativo”, in altre parole un regime nel quale più che permettere alla popolazione di autogovernarsi le si accorda il potere di eleggere e destituire i suoi stessi governanti in modo regolare, per tutelare le proprie libertà. Malgrado tutte le sue carenze, questo sistema di governo ha avuto un enorme successo. Almeno nella nostra comunità politica e geografica, la democrazia rappresentativa ha trionfato sia sul fascismo che sul comunismo, e anche se su di essa continuano a incombere minacce populiste e nazionaliste l’abbinamento di governi rappresentativi ed economie di mercato in genere ha dato luogo a società aperte, rispettose delle libertà e della diversità. Il problema nasce dal fatto che la democrazia rappresentativa è diventata non solo inestirpabile dall’esterno, ma anche dall’interno, perché la democrazia diretta non è un’alternativa valida per governare società complesse come le nostre. Oggi la democrazia necessita di un cambiamento, di maggiore innovazione e adattamento alle esigenze della società moderna, quindi di una maggiore  rappresentatività dei governi nei confronti delle domande dei governati. Quindi cosa si intende per crisi di sistema? La crisi di sistema è determinata dal fatto che questi governi hanno dovuto affrontare due fattori: da un lato i partiti che hanno trasformato i nostri sistemi politici in partitocrazie, governate da una classe politica che non rende conto a nessuno del proprio operato e non è trasparente; dall’altra il mondo economico che ha sottomesso il potere politico, diventando una sfera di potere autonomo e indipendente. Il risultato è che l’interesse collettivo è relegato in secondo piano, come principio ispiratore delle politiche pubbliche, mentre l’obbligo di rendere conto del proprio operato diventa inefficace come meccanismo di controllo dei cittadini. Così, mentre dal punto di vista quantitativo le democrazie trionfano nel mondo, dal punto di vista qualitativo sono cresciute senza rispettare i diritti dei cittadini. In maggioranza, i nostri paesi oggi sono democrazie sotto tutti gli aspetti, ma sono ben lungi dall’avere le qualità della democrazia alle quali aspirano i cittadini. Nei periodi di crescita economica, quando i problemi di redistribuzione erano più facili a risolversi, la tensione implicita tra efficacia e rappresentatività si risolveva facilmente a favore della prima e a discapito della seconda. Ma quando è iniziata la crisi economica, i nostri sistemi politici sono stati messi letteralmente a nudo: la loro incapacità di amministrare l’economia (vuoi per incompetenza, vuoi perché le questioni vanno al di là della sfera nazionale) è ormai sotto gli occhi di tutti, come pure la loro incapacità rappresentativa e la loro sottomissione al potere dell’economia, i cui squilibri si dimostrano incapaci di regolamentare. L’ideale democratico ateniese è fallito, ed erano stati necessari secoli e secoli perché fosse messo a punto. Riguardo alla democrazia rappresentativa, anche se non è sottoposta a un attacco dall’esterno, entrerà in una grave crisi interna se non riuscirà a regolamentare la crisi della rappresentanza e a governare efficacemente l’economia in una prospettiva generale. ( Fonte: El Pais Madrid "La democrazia è stanca" di José Torreblanca).

Rosita Ansaldi
rosita.ansaldi@tin.it





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