La mission del Miur sembra quella di dividere i colleghi sibilando ricorsi e controricorsi per il posto di ds. Aetnanet tifa sempre per l'elezione diretta del preside.
Data: Domenica, 30 ottobre 2011 ore 20:04:32 CET
Argomento: Redazione


Non si capisce la presa di posizione di coloro che sono stati ammessi al concorso a ds, dopo avere superato la preselezione, tanto da chiedere conto e ragione dei motivi per cui i loro colleghi esclusi stiano invece facendo ricorso al tar; e si starebbero addirittura coalizzando per implementare una raccolta di firme affichè si vada avanti a oltranza lasciando al loro destino i non promossi. Dicono fra l’altro costoro che intendono difendere il loro diritto al diritto di avere superato la prova e quindi nessuno fermi la loro corsa alle due prove scritte previste per dicembre. Non si capisce e a buon ragione per il semplice fatto che la prova già di per sé è inficiata:
dalla fuga delle 5.000 e rotti domande dal recinto del Miur già a luglio, e quindi ancora sull’unghia graffiante della possibile denuncia da parte della polizia postale;
dalla presenza di altri errori nelle 100 domande da annerire con la penna, anch’essa d’obbligo nera;
dagli eccessivi ritardi tra l’arrivo nelle scuole dei quiz sorteggiati e la consegna dei relativi questionari col brogliaccio in carta riciclata;
dalla stessa disposizione nelle aule dei candidati dove fratelli e gemelli e parenti e  sodali potevano scambiarsi notizie e commenti;
dalle tante segnalazioni pervenute di telefonini (ma anche di altri strumenti tecnologici)  lasciati in buona o male fede nelle mani dei concorrenti.
 Già tutti questi elementi dovrebbero far gridare a tutti, ma a tutti, i docenti, ammessi e no, l’annullamento delle prove e la loro ripetizione per il sacro principio per cui il merito non si può lasciare alla improvvisazione o al sospetto; e si dovrebbe richiedere da parte di tutti i professori-educatori perfino i tabulati telefonici con il traffico tra le 8 del mattino e le 14 del pomeriggio del 12 ottobre delle cellule collegate a ciascuna scuola dove si sono svolte le prove. Cosa si vedrebbe se una tale indagine venisse fatta? Cose turche certamente benché la coalizione delle firme per non annullare il concorso è nello stesso tempo spia della condizione degli insegnanti e parabola farisea dell’operato del Miur la cui solo attività per cui sta riscuotendo grandioso successo è la divisione del mondo della scuola. Perchè alla fine il nocciolo della questione è solo questo con un lieve riferimento al concorso a direttore tecnico, dove l'inefficienza dei funzionari nello stilare la graduatoria penalizzò circa 200 docenti preparati che avevano superato la preselezione, innescando il rituale ricorso e la rituale disfida che però l'esiguo numero degli esclusi per colpa ministeriale è stato motivo di parziale soffocamento. 
Il Miur dunque sembra avere assunto la  mission di dividere i colleghi a qualunque titolo e su tutti i fronti.  Ha diviso infatti già l’universo dei precari prima in due tronconi: abilitati e no, poi tra abilitati ssis e no, poi tra pettinizzati e codisti e infine polverizzandoli perfino tra Gae di nuova formazione e di vecchia formazione, su cui ha imperato la strisciante e subdola divisone fra docenti del nord e del sud e senza dimenticare i docenti di latino e greco già sul fronte contro gli abilitati in materie letterarie. Mancava in ultimo la ciliegina della frattura tra ammessi e no che richiama l'altro concorso a dirigente del 2004 con la guerra tra i vincitori e i ricorrenti al Cga della Sicilia e che ha lasciato strascichi insanabili fra i colleghi docenti e nella cui querelle qualcuno avrebbe voluto trascinare pure il nostro sito affinchè prendesse posizioni che però non fanno parte della nostra natura.
In ogni caso nulla toglie, e sarà così, che ricorsi partiranno anche a conclusione, se conclusione avremo, delle due prove scritte fra ammessi all'orale e no; e altri ancora all'atto della graduatoria finale. Una montagna ulteriore di ricorsi è dunque prevedibile.
D'altra parte come alcuni sostengono l'unico straccio di carriera a cui i professori possono aspirare è appunto quella di diventare dirigenti per cui chi ha un po' di minima ambizione si lascia andare, benchè bisognerà vedere se i posti a disposizione ci saranno, considerati gli oltre 3.000 scuole che verranno accorpate con conseguente taglio di cattedre presidenziali. Vedremo che succederà a tal riguardo, mente il nostro sito continua la sua solitaria ma esaltante battaglia per l'elezione diretta del preside come avviene nelle università e come si verifica nei comuni che gestiscono affari assai più grandi e complesse.  E' una scelta, quella che proponiamo, di democrazia nelle scuole autonome:  la scelta del proprio sindaco che con tutte i possibili rischi di clientelismo è sempre meglio di un dirigente imposto dalla fortuna o dalla raccomandazione o da una preparazione cartacea che magari non consente un rapporto umano e coerente fra i colleghi. Ma è paura, quelle delle beghe elettorali a scuola, che fra intellettuali e persone di cultura non si dovrebbe nemmeno pensare considerati pure i luoghi comuni per cui tante ingiusti panici,  strumentali per lo più, non consentono l'implementazione di opere e di scelte politiche di pregio. La paura della Mafia, per esempio, non può essere motivo di non affidare i beni sequestrati ai camorristi alle associazioni e alle cooperative di giovani e di disoccupati. Né ci si può fare guidare da qualche esempio di questo tipo di fronte a una prospettiva così esaltate, quella cioè di proporre perfino programmi di distribuzione della spesa o di sperimentazioni  didattiche come manifesto elettorale al cui interno le funzioni strumentali potrebbero avere la funzione degli assessori nei comuni. E se non funziona? Dopo 3/4 anni via e scelta democratica di  una nuova amministrazione della scuola. Altro che preselezione e concorsi più o meno truccati, più o meno inficiati, più o meno decisi dalla magistratura. Ma qualcuno si è chiesto come si troverà quella scuola diretta da un dirigente ammesso con riserva dal Tar? E non ci riferiamo al collega in particolare ma alla sequela di altri ricorsi che riceverà e da cui dovrà difendersi per difendere il posto. E nel frattempo chi guiderà la scuola nelle bufere che ogni giorno dio più infuriano sulle sue già strappate vele?


 Pasquale Almirante
p.almirante@aetnanet.org






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