Pensioni, la riforma dei 67 anni è un bluff. Le misure annunciate sulla previdenza dal governo erano già state varate
Data: Giovedì, 27 ottobre 2011 ore 19:17:40 CEST Argomento: Rassegna stampa
Nella migliore
delle ipotesi è un qui pro quo. Nella peggiore, un gioco delle tre
carte. Il governo, con la Gelmini a Ballarò, annuncia una riforma delle
pensioni su cui si è trovato l’accordo con la Lega. Ma, come avevamo
già fatto notare ieri, le misure nella missiva sono quelle già varate
dall’esecutivo. E Roberto Petrini oggi su Repubblica ci spiega nel
dettaglio il bluff:
Nulla si tocca sull’anzianità, in base
al «nyet» di Bossi: si andrà a «quota 97» nel 2013 (ovvero 62 anni
anagrafici e 35 di versamenti), come regolarmente previsto dalla
riforma Prodi-Damiano. Ma
l’equivoco più grosso – avvalorato dall’intervento del ministro
Gelmini a Ballarò di martedì sera che ha spacciato la cosa per una
novità – è sulla vecchiaia.
Non ci sarà infatti alcun innalzamento dell’età per la pensione di
vecchiaia perché nel 2026 è già previsto dalla manovra d’estate (legge
111 del 2011) che si vada in pensione a 66 anni e 7 mesi. A questa età,
per calcolare il momento effettivo del pensionamento, bisogna aggiungere tuttavia un anno, come
previsto dalla recente introduzione della cosiddetta «finestra mobile»
che impone a tutti di aspettare dodici mesi prima del ritiro
dell’assegno
A conti fatti dunque nel 2026
si andrà in pensione, come previsto dalla vigente normativa, a 67 anni:
Anzi, per la precisione la normativa attuale è già più severa di quella
che sembra garantire Berlusconi all’Europa, perché il traguardo della
vecchiaia in base alla manovra d’estate, che peraltro ha accelerato la
partenza del processo di due anni (al 2013), potrà essere tagliato solo
a 67 anni e 7 mesi. Infatti, come è evidente da una tabella di fonte
Inps che tiene conto delle proiezioni demografiche Istat, dal 2013
l’età di vecchiaia salirà in base alle cosiddette «aspettative medie di
vita» di tre mesi ogni tre anni. Grazie
a queste riforme in Italia il traguardo dei 65 anni è rimasto in vita
solo dal punto di vista «legale», perché «aspettative di vita» e
«finestra mobile» fanno sì che già dal prossimo anno si andrà in
vecchiaia a 66 anni, nel 2013 a 66 anni e tre mesi, nel 2019 a 66 anni
e 11 mesi fino a raggiungere – come accennato – i fatidici 67 anni e 7
mesi nel 2026.
Tutto scritto e votato dal Parlamento,
perché la prima versione della riforma sulle «aspettative di vita»
risale alla legge 122 del 2010:
«Si ripercorre il cammino realizzato con le norme vigenti e resta
aperto il nodo dell’anzianità», conferma Giuliano Cazzola (Pdl). Anche
per le donne la lettera del governo italiano a Bruxelles promette
l’immobilità. Infatti la manovra d’estate ha messo in moto un
meccanismo di accelerazione che parte blandamente dal 2014 (con
l’aumento di un mese) e via via sale fino al 2026. Anche in questo caso
al meccanismo bisogna sommare le «aspettative di vita» e la «finestra
mobile»: così facendo, come dimostra la tabella Inps-Istat, nel 2026
l’età effettiva di pensionamento delle lavoratrici del settore privato
sarà di 67 anni e 7 mesi.
La novità dei due calcoli comparati sta nel fatto che donne e uomini
nel 2026, quanto a pensione di vecchiaia, raggiungeranno una parità
sostanziale:
Sommate le varie riforme andranno entrambi in pensione effettiva a 67
anni e 7 mesi. Detto ciò, il nostro sistema, che mantiene l’atipicità
europea delle pensioni di anzianità oggetto del pressing della Bce,
darà le seguenti opzioni. Chi potrà,
perché come molti lavoratori garantiti del Nord ha una storia
contributiva forte, sfrutterà l’occasione di andare in pensione dal
prossimo anno a «quota 96» (ovvero con 61 anni di età anagrafica e 35
di contributi) o nel 2013, quando il meccanismo di innalzamento si
fermerà con 62 anni e 35 di versamenti. Meglio ancora si troverà chi,
avendo lavorato per 40 anni, potrà sfruttare il «semaforo verde »
permanente che prescinde dall’età anagrafica. Chi invece ha una storia
contributiva frammentata, dovrà tirare la carretta: fino a 67,7 anni
nell’anno di grazia 2026. (da
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