Scuola salentina nel caos. Incertezza su 50 istituti. I sindaci insorgono:«No a questa legge»
Data: Mercoledì, 26 ottobre 2011 ore 06:50:53 CEST Argomento: Rassegna stampa
L’unica
certezza nel futuro della scuola salentina sono i tagli, perché dal
prossimo anno gli istituti scolastici in provincia da 178 diventeranno
circa 130, quindi ci sarà una cinquantina scuole in meno tra sedi
chiuse ed accorpate ad altre. Vale a dire un quarto dei 200 istituti
che in totale l’intera Regione Puglia dovrà ridimensionare secondo
quanto previsto dalla legge che impone l’aggregazione della scuola
dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado in «Istituti
comprensivi». Questi, per acquisire l’autonomia, dovranno essere
costituiti con non meno 1000 alunni, che diventano 500 (limite che
potrebbe essere innalzato a 600) in casi particolari come le piccole
isole, o le aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche
(ad esempio la Grecìa nel caso
salentino).
Il provvedimento prevede inoltre di non assegnare dirigenti
scolastici a tempo indeterminato alle scuole con meno di 500 alunni
(ridotti a 300 nei casi già citati). Un drastico ridimensionamento
dunque, al quale però la Regione Puglia - come altre regioni italiane -
si è già opposta presentando un ricorso alla Corte Costituzionale
rivendicando la propria autonomia in materia formativa e di
programmazione della rete scolastica. Ma in attesa della decisione
della Consulta bisognerà comunque rispettare la legge e ridisegnare la
scuola pugliese, così entro il prossimo 31 dicembre anche la Provincia
di Lecce dovrà presentare il nuovo piano della rete scolastica.
Un’operazione che richiederà lo sforzo congiunto di ben 97 piccoli
comuni, per la maggior parte sede di scuole al di sotto dei mille
alunni, che perciò andranno accorpate con evidenti conseguenze sulla
vita dei cittadini. Ad evidenziarlo, senza nascondere timori, sono
stati proprio i sindaci salentini chiamati a raccolta ieri per un
tavolo tecnico convocato dall’assessore regionale alla Pubblica
Istruzione Alba Sasso. «Noi siamo favorevoli alla lotta agli sprechi,
ma va fatta con il buon senso. Perciò abbiamo chiesto al ministro che
il progetto venga realizzato in almeno in tre anni. In ogni caso prima
di prendere ogni decisione, ascolteremo le vostre richieste», ha sin da
subito rassicurato l’assessore, che nella lunga riunione ha provato a
chiarire i dubbi espressi dai sindaci rispetto alle applicazioni della
norma.
Dubbi chiariti solo ove possibile, dato che proprio sulle applicazioni
(e su alcuni termini) della stessa Legge regnano ancora non poche
incertezze. Così, se ad esempio è già chiaro che ad Aradeo i 1022
alunni adesso divisi tra elementari e medie saranno raggruppati in un
unico istituto, o che a Castrignano (comune della Grecìa) il dirigente
non sarà toccato perché la sua scuola elementare ha 10 alunni in più
rispetto al minimo di 300 previsto dalla 111, resta nel buio il futuro
di comuni come Veglie, con due circoli didattici da 580 alunni ciascuno
e una scuola media di 480 bambini, che pur di far quadrare i conti del
Ministero verosimilmente dovranno unirsi in una sola scuola con più di
1500 studenti.
Fabiana Salsi (da
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/)
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