Gli albergatori lanciano l’allarme. Lettera alla Gelmini: «Tornate a insegnare tedesco a scuola».Gli hotel assumono solo austriaci. «I nostri ragazzi non sanno il tedesco».
Data: Lunedì, 24 ottobre 2011 ore 20:26:45 CEST Argomento: Rassegna stampa
Hanno dovuto
cercarli in Austria: animatori, barman, bagnini. Un’intera
stagione estiva alla rincorsa dei giovanissimi extra confine, per
coprire i posti e le richieste di campeggi e hotel del litorale
jesolano. A
Jesolo, Cavallino, San Donà (e non solo) sono pochissimi i ragazzi che
conoscono il tedesco. E per una ragione semplice: nelle scuole, anche in quelle
linguistiche, gli idiomi studiati sono altri, soprattutto il francese e
lo spagnolo. «Sono in molti a segnalarci il problema,
quest’estate non ne parliamo— conferma Claudio Tessari, assessore
all’Istruzione della Provincia di Venezia—ci chiamavano i proprietari
dei camping, degli hotel, per chiedere aiuto. C’è un sacco di lavoro ma ai ragazzi di
qui mancano le competenze linguistiche, ci
dicevano.
Per questo abbiamo deciso di mettere l’inglese come seconda
lingua obbligatoria all’Istituto tecnico superiore per il turismo,
appena nato. É assurdo, il mercato
turistico del litorale da sempre è caratterizzato da questa esigenza,
dovrebbero essere le famiglie stesse a chiedere classi di tedesco in
più, sapendo che per i loro ragazzi d’estate sarebbe più facile trovare
lavoro».
Ma il sistema scolastico sembra non averlo capito. I numeri parlano
chiaro. Negli ultimi cinque anni la
lingua tedesca è letteralmente sparita da molti istituti della
provincia. A partire dalle scuole medie fino ai licei (come nel
caso del classico «Franchetti» di Mestre), in alcuni casi addirittura a
indirizzo linguistico (come nel caso dello «Stefanini» di Mestre, del
«Galilei » di Dolo e del «XXV Aprile» di Portogruaro) e nei
professionali ad indirizzo turistico-commerciale. Una tabula rasa, insomma che preoccupa non
poco gli addetti ai lavori. «Queste scelte scolastiche sono
contro ogni logica economica—dicono gli albergatori del litorale— ai
nostri dipendenti chiediamo prima di saper parlare tedesco poi
l’inglese». «E’ impensabile non
conoscere il tedesco, lavorando in ambito turistico — commenta
Giampiero Zanolini, presidente degli albergatori di Caorle — non è solo
richiesto sulla costa veneta ma anche nell’ambito tecnico-industriale
di tutto il Triveneto. Ci auguriamo che le famiglie capiscano: fate
studiare il tedesco ai vostri figli, perché può essere un’opportunità
di lavoro». E in questi giorni, a denunciare il fenomeno
inviando al ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini una petizione
(firmata da 830 docenti veneti in poco più di un mese) è stato anche il
coordinamento degli insegnanti di lingua tedesca di Mestre e Venezia.
«Sarà la moda
o forse il fatto che si pensa che lo spagnolo abbia un apprendimento
più semplice, la realtà è che nessuno vuole più parlare il tedesco e
visto che le classi di lingua si formano solo su richiesta, se nessuno
le chiede spariscono —spiega Lucia Tracanzan, insegnante e attivista
del coordinamento —. E’ un paradosso se si pensa che ora, più che mai,
questa lingua è un investimento di valore. I
dati commerciali ci mostrano che oltre mille aziende a capitale tedesco
hanno sede in Italia, che la Germania è partner commerciale e
rappresenta oltre il 55% del flusso turistico della nostra penisola». A
cambiare, insomma, secondo gli insegnanti, dovrebbe essere prima di
tutto la mentalità. «Presidi e docenti, tutti insieme dovremmo spingere
per il cambiamento — esorta Maria Teresa de Martin Fabbro,
professoressa di tedesco all’Istituto Gramsci di Mestre—e per farlo
bisogna cominciare da subito, fin dalle riunioni di presentazione delle
scuole. I genitori lo capiranno: se quella è una strada che permette
maggiore accesso al lavoro tutti la prenderanno».
(da http://corrieredelveneto.corriere.it)
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