Dimensionamento rete scolastica. Un diktat da rispedire al mittente.
Data: Mercoledì, 19 ottobre 2011 ore 09:30:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Alla fine la Gelmini ha gettato la maschera .
Dalla  cautela delle prime note, come le imponeva la sentenza n.200/09 della Corte Costituzionale,  è passata al diktat mascherato da ragion di Stato.
Con nota del 7 ottobre si sollecitano gli USR affinchè spingano le Regioni e gli EE.LL. a predisporre i Piani  di dimensionamento della rete scolastica entro il 31 dicembre.
Ad esigerlo senza se e senza ma è la norma prevista dall’art.19, comma 4 e 5 della L.111 del 15.7.11 che è “finalizzata al contenimento della spesa e alla stabilizzazione della finanza pubblica”.
Perciò bisogna fare in fretta e senza tentennamenti.
Non c’è ricorso alla Corte costituzionale o competenza esclusiva delle Regioni che tengano.
Bisogna fare in fretta perché col nuovo dimensionamento bisogna fare cassa.
172 milioni devono saltar fuori con la chiusura e l’accorpamento di 1.130 scuole, la soppressione di altrettanti posti di dirigente scolastico e DSGA e la cancellazione di 1.765 posti di Collaboratori Scolastici.                                
La Lombardia, contrariamente a quanto hanno fatto altre regioni si è quasi subito adeguata .
La Provincia di Milano è intervenuta più volte su sindaci e assessori imponendo uno scadenzario a tappe forzate :
I comuni devono deliberare sulla rete scolastica entro il 15 ottobre, le province consegnare i piani in regione entro il 31 ottobre , la Regione recepirà i piani provinciali  il 10 novembre.
La legge prevede che spariscano definitivamente le autonomie dei circoli didattici e delle scuole medie, sostituendoli con gli istituti comprensivi.
L’Istituto Comprensivo (infanzia, primaria e media) diventa così la regola, si modificano i parametri e s’innalza il numero minimo degli alunni da 500 a 1000.
In Lombardia l’art.19 interesserà 187 Circoli didattici e 89 scuole Medie (30%).
Nel Comune di  Milano le scuole coinvolte sono un’ottantina con 34 autonomie oggetto di dimensionamento,38,6% del totale, con 25mila studenti, 2mila docenti e circa 500 Ata.
Secondo la proposta di riordino del Comune del 7 ottobre, dalle 34 autonomie nasceranno in Milano città 19 nuovi istituti comprensivi che porteranno nel primo ciclo il totale degli istituti comprensivi a 73 con 15 autonomie in meno.
Le 19 nuove autonomie hanno tutte oltre 1000 studenti con una media di 1.300 e punte di 1.626, 1.666 fino a 1.773 ( autonomia 17° Linneo,Monviso,Moscati,Mantegna).
Fa eccezione l’ICS autonomia 18° (Dal Verme,Crespi, Pepe ) con 955 studenti.
Nella proposta del Comune vengono travolte due scuole medie “storiche” che han sempre goduto di deroghe particolari, salvaguardando l’autonomia: la Media sperimentale Rinascita coi suoi 350 allievi, aggregata all’ICS autonomia 10 (Vespri Siciliani,Scrosati,Soderini,Carriera) e la  Media speciale per ciechi di via Vivaio, inserita nell’ICS autonomia 2 (Morosini, Bezzecca, Corridoni, Savarè,Vivaio).
Avremmo preferito che il Comune di Milano e le altre istituzioni si fossero dimostrate più attente nell’ascolto ai percorsi didattici, al progetto educativo, all’offerta formativa nel territorio  e non a limitare i criteri alla semplice provenienza, contiguità territoriale o flusso e coerenza territoriale.  Avremmo voluto più tempo, maggiore attenzione alla qualità e non  alla quantità.
Magari si sarebbero evitate mega- autonomie con 6 plessi o con 1.773 studenti o trovato soluzioni diverse per le medie Rinascita e via Vivaio.
Il rinvio di un anno per un’operazione di così vasto impatto sociale è già stato richiesto a gran voce non solo dalla Cgil ma da molti Comuni e Regioni.
Cinque grandi regioni hanno già fatto ricorso contro l’art.19 alla Corte Costituzionale che già nel 2009 ha dato loro ragione.
Perché anche il Comune di Milano non chiede la moratoria di un anno ?
Di criticità  nella proposta del Comune ce ne sono abbastanza per chiedere un rinvio.
I diktat della Gelmini sul dimensionamento per fare cassa  non sono più accettabili perché nè il Governo né il Parlamento hanno la competenza su tale materia.
Un motivo in più per rispedire quei diktat al mittente .

      (da ScuolaOggi di Pippo Frisone)

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