''Senza velo a scuola non ci entri''. La situazione dei cristiani copti in Egitto diventa sempre più problematica.
Data: Martedì, 11 ottobre 2011 ore 07:36:47 CEST Argomento: Rassegna stampa
La chiamano primavera
araba. Ma forse la primavera non è arrivata per tutti. Per gli otto
milioni di cristiani copti il cambiamento non sta portando la libertà
sperata. La strage di ieri, in cui sono morte 25 persone (secondo fonti
copte 36) non è che l'ultima in ordine di tempo. Nella notte tra il 31
dicembre e il 1° gennaio ad Alessandria d'Egitto morirono 21 persone
(45 secondo i copti) in seguito ad un esplosione davanti a una chiesa
copto ortodossa. Quindici i morti, in scontri tra copti e salafiti, il
7 maggio 2011 al Cairo.
Copti, comunità antica - E pensare che quel 10% di popolazione
cristiana appartiene a una Chiesa antichissima. I primi monaci copti
arrivarono nel IV secolo, ben prima quindi dei maomettani, che giunsero
ad Alessandria d'Egitto soltanto nella prima metà del 600.
"Esodo di 100mila cristiani dall'Egitto" - Oggi il ministro italiano
degli esteri Franco Frattini dal Lussemburgo ha parlato di "esodi di
cristiani. Si parla di 100mila che avrebbero lasciato l'Egitto, ma non
sappiamo se queste cifre sono vere". Numeri tutti da verificare in un
Paese, che tanti, fino a pochi mesi fa, consideravano terra di
tolleranza e di pace religiosa. Eppure i primi segnali dei tempi che
cambiano cominciano a farsi
notare.
Senza velo accesso vietato - La storia che racconta oggi il
Tages-Anzeiger è quella di Ferial Habib, studentessa 15enne che al suo
primo giorno di scuola è stata costretta a fermarsi sull'uscio del
liceo. "O ti metti il velo o tu qui non entri". Habib si è rifiutata.
E' cristiana copta e non ha l'obbligo di coprirsi il capo. Non era mai
capitato in Egitto che la direzione di una scuola obbligasse una
studentessa a velarsi. La quindicenne resiste. Il velo non se lo vuole
proprio mettere. Un'ostinazione che ha come conseguenza, nelle prime
due settimane di scuola il divieto di accesso. Addirittura, così ha
raccontato la studentessa, è capitato che degli studenti, incitati dai
professori, abbiano urlato al megafono "qui Ferial non ce la vogliamo".
Il caso di Habib, in tutti i casi, è un segnale d'allarme per la
comunità copta ortodossa. L'obbligo di portare il copricapo detto Higab
nella scuola di Sheik Fadl, 180 chilometri a sud del Cairo, nella
provincia di Minja, è stato deciso dalla direzione scolastica e dal
corpo docenti. Una novità questa, ma che le autorità scolastiche hanno
giustificato, spiegando che l'Higab fa parte integrante dell'uniforme
scolastica ed è anche raccomandato per tutelare le ragazze da molestie
di tipo sessuale.
"Siamo in un tunnel buio" - I casi come quello di Ferial, dicono i
sostenitori dei diritti civili, in Egitto sono ancora rari. Tuttavia la
caduta del potere di Mubarak e la conseguente destabilizzazione del
potere governativo ha ridato forza a quegli estremisti islamici di
sperare di poter imporre la propria visione del mondo. L'avvocato di
Habib spiega che la causa di queste tensioni sono da attribuire a una
sorta di caduta di quelli che erano i principi dello stato di diritto:
"Noi non vogliamo ulteriori leggi, ma vogliamo che vengano fatte
rispettare quelle già esistenti. Per quanto attiene alle tensioni
interreligiose - spiega l'avvocato al Tages Anzeiger - ci troviamo in
un tunnel buio. Nonostante la popolazione egiziana sia composta da una
maggioranza di musulmani moderati, una minoranza di estremisti potrebbe
esercitare la propria influenza e diffondere il veleno".
Chiese costrette a togliere campane e croci - Gli scontri de Il Cairo
sono da imputare al conflitto nato a causa del progetto di costruzione
di due chiese nel sud del paese, che ha fatto arrabbiare i musulmani.
Nei pressi di Assuan si sono registrati violenti scontri, nonostante la
parrocchia locale si sia piegata alla pretesa degli ultraconservatori
salafiti di togliere la croce e le campane dalla chiesa. La reazione
violenta rappresenta per i cristiani copti una delusione
particolarmente amara. Il nuovo governo, infatti, subito dopo il crollo
del regime di Mubarak, aveva promesso che avrebbe esaminato ed
eliminato quelle limitazioni risalenti all'era di Mubarak riguardanti
la nuova costruzione e la ristrutturazione di edifici di culto
egiziani. La speranza, infatti, nel dopo Mubarak, era quella di
ottenere una maggiore possibilità di costruzione di chiese. Le
restrizioni, infatti, degli ultimi anni, avevano causato continue
tensioni sfociate in scontri e violenze. Con la caduta di Mubarak le
guide spirituali salafite hanno però trovato maggiore forza
nell'impedire la concretizzazione dei progetti cristiani incolpando la
comunità copta di volere, attraverso la costruzione di nuove chiese,
diffondere il credo di Cristo.
La vittoria di papà Sorial - Torniamo a Ferial. La ragazza che nessuno
voleva, ha ricominciato a frequentare la scuola soltanto a partire
dalla scorsa settimana. Suo padre Sorial ha reclamato presso la
direzione scolastica e ha preteso, alla fine con successo, di poter
reintegrare la figlia a scuola. "Dopo la rivoluzione non ci sono più
autorità o funzionari dello Stato ai quali ci si possa rivolgere. Il
sistema si è indebolito e il Ministero non esercita più nessun potere
di controllo. Perché se tutto fosse sotto controllo, gli estremisti non
avrebbero la possibilità di fare quello che vogliono".
La libertà riconquistata di Ferial - Ferial è felice di poter essere
libera, come lo è sempre stata. "Ma ora ho paura degli studenti e dei
professori. I professori non hanno un atteggiamento normale nei miei
confronti e sono sicura che a fine anno mi daranno dei brutti voti".
(da
http://www.tio.ch/Estero/News/652891/Senza-velo-a-scuola-non-ci-entri)
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