La Gelmini, il “clan dei bresciani”… e l’ultima briciola di dignità
Data: Domenica, 09 ottobre 2011 ore 09:00:00 CEST
Argomento: Redazione


L’avevamo denunciato già in un precedente articolo, pubblicato su AetnaNet, dello scorso mese di luglio, che a Roma, in viale Trastevere, sede del MIUR, esiste un vero e proprio “clan dei bresciani”, covato dal ministro bresciano, Mariastella Gelmini. E dicevamo pure che ci preoccupava questa concentrazione di potere nelle mani di uomini cooptati dal capo, “con infamia e senza lode”. Ed è proprio vero, “‘a squagghiata da nivi, si vìdunu ‘i puttusa!”. Adesso abbiamo le prove dei danni provocati, da questi personaggi, al sistema scolastico e, soprattutto, all’immagine della scuola italiana.
Il tunnel…dell’orrore, dal Cern di Ginevra al Gran Sasso, felicemente ribattezzato, “tunnel Gelmini”; gli infiniti … errori-orrori del concorso dei dirigenti scolastici; per non dire dei tanti dati … secretati, dagli alunni respinti, al numero dei docenti di sostegno e dei ragazzi disabili inseriti in classi pollaio. Per non parlare delle tante “uscite” televisive del ministro e del concorso a procuratore legale espletato in quel di Reggio Calabria. Una lunga scia di epocali “malacumparsi”! Una collezione infinita di errori e di orrori politici e amministrativi. Che meriterebbero le dimissioni del capoclan!
Ma vogliamo provare a ricordare tutti gli illustri “amici” bresciani di Mariastella!?
Iniziamo con ...
Alberto Albertini
, consigliere personale del ministro, reperto democristiano della Prima Repubblica, un nome che a Brescia fa storcere ancora il naso perché passato attraverso molteplici grane giudiziarie, come l’inchiesta sull’Ospedale Civile (pm Paola De Martiis, nel ’94) in piena Tangentopoli (ma è acqua passata!).
Vincenzo Nunziata, avvocato dello Stato di antico lignaggio con un debole per gli arbitrati e gli incarichi extragiudiziali. Come quello sulla costruzione della Scuola Marescialli di Castello, a Firenze, che poi si è evoluta nell’inchiesta sul G8. Nunziata è un recordman degli incarichi extragiudiziali, per i quali (tra il 2004 e il 2007) ha incassato 1 milione e 521 mila euro oltre a uno stipendio di 222 mila sommando una serie di altri incarichi.
Massimo Ghilardi, 45 anni, assunto, con chiamata diretta per “comprovate e qualificate esperienze professionali”, a coordinare la direzione generale della Ricerca, ed è anche responsabile dell’ufficio competente in riforma, riordino, vigilanza e finanziamento degli enti di ricerca; incarichi che controllano circa 915 milioni di euro. Ebbene, il signor Ghilardi, carabiniere di leva (fa sempre comodo), laureato in Scienze Motorie alla Cattolica di Brescia e anche in Sociologia Politica ad Urbino, iscritto all’Albo dei promotori finanziari, con la ricerca non c’azzecca proprio nulla, però avrebbe sbaragliato qualsiasi avversario in un ipotetico concorso pubblico: è il tesoriere di “Liberamente”, la corrente - Fondazione in ascesa nel Pdl, capitanata da Franco Frattini, dalla stessa Gelmini e da Mario Valducci.
Massimo Zennaro, di Brescia, 38 anni, ex portavoce del ministro Gelmini, dimessosi, di recente, in seguito alla figuraccia per il famoso comunicato del “tunnel dei neutrini”, laureato in Scienze Politiche, dentro Forza Italia era “esperto di comunicazione”, prima, accanto a Marcello Dell’Utri e poi a Tiziana Maiolo al Comune di Milano. L’amicizia personale con Mariastella ha fatto sì che gli abbia messo la spada sulla spalla, nominandolo dirigente di prima fascia del ministero con incarico di Direttore generale “per lo studente, l’integrazione, la partecipazione e la Comunicazione”; il suo stipendio è passato da poco più di 40 mila euro lordi, a 134 mila netti, da direttore generale. Più o meno quello che guadagna Marco Ugo Filisetti, il “direttore generale della politica finanziaria e di bilancio” sempre dell’Istruzione, un altro del clan dei bresciani di Mariastella.
Marco Ugo Filisetti, 55 anni, anche nel suo curriculum c’è una laurea in Legge che nuota nel vuoto, fatti salvi una serie di incarichi come funzionario della Provincia di Bergamo di cui è diventato dirigente nel ’93. Filisetti, inoltre, nel 2009 è diventato sindaco del comune di Gorle (Bergamo), ma essendo dirigente del ministero, quindi dipendente civile dello Stato, la sua nomina doveva essere annullata. Ma quanti altri bresciani si annidano nel covo della Gelmini? E quante altre magre figure (malacumparsi!) dobbiamo assistere ancora, “prima che il vento porti via con se l’ultima briciola”… di dignità!?

Angelo Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it





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