La religione del Miur è di addossare la colpa agli altri. E se fosse stato ministro uno come Croce o Gentile?
Data: Sabato, 08 ottobre 2011 ore 01:00:00 CEST
Argomento: Redazione


Ormai ci hanno abituato così: è sempre colpa di qualcun altro quando le cose si mettono male. Un vangelo, quello di addossare la colpa agli altri, il cui profeta più ispirato è il nostro presidente Berlusconi che mai e poi mai, da quando lo conosciamo, ha ritenuto responsabile dei sui fallimenti e del percorso verso il baratro dove ci sta dirigendo se stesso o la sua politica. Apostolo di questa religione, seguace e adepta incrollabile, ma non poteva essere altrimenti, è la ministra Gelmini che da rigorosa sacerdotessa del gran maestro conosce a perfezione il dogma accusatorio, tanto che quando la mettono alle strette punta il dito senza tentennamenti contro i suoi detrattori scomunicandoli come eretici e scillipotisti  idolatri di divinità false e bugiarde. Ma una fede e una fede che se poi si corona pure del dogma della infallibilità presidenziale, e ora pure ministeriale,  sarà difficile contrastare, anche con la più razionale delle argomentazioni. Si provi infatti a sostenere che la responsabilità di un comunicato firmato e sottoscritto dal ministro è solo del ministro.
Si provi a dire che l’occultamento dei dati relativi alla percentuale dei promossi e dei bocciati deve per forza essere voluto da chi ha la responsabilità diretta del dicastero e non mai da un capo ufficio, anche se è il capo dei capi uffici. Basterebbe infatti dire (anche se non ce ne sarebbe bisogno essendo meccanismi naturali)  al capo dei capi uffici: dai conto e ragione alla stampa delle percentuali dei promossi e dei bocciati, perché noi siamo trasparenti e coerenti. La politica altrimenti che ci sta a fare? Facciamo governare allora i capo uffici? Ma non basta! Si guardi al pateracchio che hanno implementata  sul concorso a dirigente scolastico. L’idea che sta passando di fronte a tanto scempio è quella che tutti possono essere responsabili colpevoli tranne la ministra. D’altra parte compito della Vestale è quello di tenere sempre accesa la fiamma accanto alla statua del dio e non mai quella di curare il tempio, per cui se crolla una colonna bisogna fustigare l’imbianchino, così come se al Miur fanno danni e rilevanti, benché  a firma del responsabile del dicastero, bisogna far dimettere chi ha portato o non ha portato  la velina ai giornalisti.
Ma siccome noi siamo profondamente generosi e crediamo, anche per dogma, quanto il nostro ministro ci racconta, vorremmo dirle, dall’angolo più oscuro del suo tempio: visto che tutto dipende dai capi uffici e dai capi dei capi uffici  lasci allora fare tutto ai funzionari del ministero, ai capo uffici e ai capi dei capi uffici e si dimetta. Eviterà di essere additata come responsabile di colpe che non sono sue, perché lei è là per tenere accese la fiamma accanto al dio e non già per guidare, come Diana, il carro baldanzoso del ministero che fu di Croce e di Gentile. Loro forse non lasciavano ai capi dei capi uffici la prerogativa di diramare o di non diramare comunicati senza il loro assenso, anche perché la loro firma contava in tutta Europa e se avessero sottoscritto una castroneria si sarebbero nascosti a vita dentro un tunnel, con o senza neutrini.

Pasquale Almirante
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