Una scuola per crescere
Data: Venerdì, 07 ottobre 2011 ore 19:03:21 CEST
Argomento: Opinioni


Il mestiere dell’insegnante è difficile, strano, problematico. Insegnare non significa dettare nozioni “ex cathedra” , valutare col metro della sarta o con la bilancia del pescivendolo. Insegnare significa entrare in empatia, trasmettere valori, umori, sensazioni, paure e certezze. Vivere con e per gli alunni, condividere con essi idee, progetti, speranze forse anche illusioni, utopie, sogni; spartirsi la vita non sempre con le parole ma anche con gli esempi, con lo sguardo, col “battito dell’anima” e con le sinapsi del cervello. Non si deve misurare il tempo scuola con l’orologio del giudice di gara ma con i battiti del cuore. Detto questo, non ritengo che siano dei criminali incalliti gli studenti che “marinano” la scuola per manifestare la loro insofferenza verso una politica scolastica becera, miope e ragioneristica. Stimo molto di più lo studente che, con la bandiera della pace, lotta per i suoi ideali da quello che in classe gioca col cellulare.

Non penso che i carabinieri di Pinocchio debbano intervenire nel dialogo didattico, anche se magari posso non condividere certe forme di “lotta”. Non ritengo di fare politica se parlo con i miei studenti dei loro progetti e del loro futuro. Ritengo che la “mission” e la “vision” di un dirigente non debbano essere quelle di un burocrate che deve ad ogni costo salvaguardare da contaminazioni la sacralità dei muri della scuola. Le contaminazioni sono lievito vivo, sono sangue pulsante, così come le idee. “Siate affamati e siate folli” diceva Steve Jobs. Dove stanno i dirigenti (non tutti per fortuna!) in questo momento in cui i valori della vita democratica del nostro paese sono, non dico compromessi, ma sicuramente ridicolizzati da certa classe politica che teorizza, in un luogo sacro per la nostra democrazia come il Parlamento, il partito della gnocca? Forse alcuni dirigenti sono attaccati al telefono per cercare invano di fare intervenire le forze dell’ordine? Per nostra fortuna in Italia le forze dell’ordine quasi sempre non prendono in considerazione tali allarmi e i telefoni non sempre funzionano.

 







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