Zennaro, Bruschi, la ministra e il dicastero in gran tempesta: ma chi comanda in quel palazzo?
Data: Lunedì, 03 ottobre 2011 ore 15:26:30 CEST
Argomento: Redazione


Non crediamo che il ministro Gelmini sia in grado di incidere profondamnte sulla scuola, sui suoi ordinamenti e sulle scelte migliori da imprimere per farla progredire. Si ha l'impressione che il suo ruolo sia solo quello di firmare carte o di passarle ai suoi esperti anche perchè finora pare siano loro a tirare le redini della carretta. Della riforma epocale, che porta il suo nome nonostante sia un riordino riordinato male e nulla più, ormai si ha chiara l'evidenza, essendo stata dettata da Tremonti per motivi esclusivamente economici a danno di alunni e insegnanti; così pure le varie disposizioni relative agli accorpamenti di istituti e alle reggenze, mentre per quanto riguarda il concorso a dirigente scolastico è lapalissiana la superficilaità dei funzionari che si barcamenano alla meglio e di cui però il ministro non riesce neanche a rispondere e dire qualcosa in Parlamento (come ha chiesto l'opposizione),  assumendosi la responsabilità politica della baraonda legale in cui hanno immerso la scuola che naviga solo sulle onde travagliate della giustizia amministrativa o del giudice del lavoro.
Ma anche i nascondimenti delle percentuali dei promossi o la faccenda del tunnel dei neutrini scavalcano la sua stessa persona, dimostrando che sono altri a provvedere al ministero e altri a parlare per la Gelmini: Zennaro in questo caso, o altri oscuri esperti in casi diversi e per comunicati meno controllabili seppure magari altrettanto inesatti e propagandistici. Chi ha anni di servizio di insegnamento sulle spalle ricorderà bene che tanto caos legislativo e normativo non è mai esistito, né un concorso a preside ha avuto tante critiche e tante perplessità con la sicura certezza di qualche migliaia di ricorsi e di denunce un secondo dopo il suo avvio. Tuttavia, in ordine di tempo, ci ha colpito il comunicato Anief  (http://www.aetnanet.org/catania-scuola-notizie-244917.html) che attribuisce alla ministra la colpa di non avere permesso ai circa 20mila abilitati dei conservatori musicali e dei corsi di formazione primaria l'inserimento nelle GaE, sfruttando il decreto sviluppo dal quale fu tolto nonostante la commissione cultura fosse del tutto favorevole. Che potrebbe pure avere una sua logica politica, quella cioè di attribuire alla ministra la responsabilità, ma di cui probabilmente la Gelmini non sa neanche di cosa si tratti, visto che il tenutario di tale questione è l'altro suo consigliere, Max Bruschi, col quale del resto i rappresentanti dei 20mila hanno interloquito nei giorni scorsi, minacciando di rivolgersi alla Corte di giustizia europea e a quella dei diritti dell'Uomo per ottenere la giustizia che questo governo non permette. Già infatti il conigliere si era apertamente espresso nell'aprile scorso quando parlò di un concorso generalizzato e onnicomprensivo per sparigliare l'esercito dei precari: “E se sparigliassimo con un concorso?” aveva detto e per non mancare a quella dichiarazione ha operato per impedire che nel decreto “Sviluppo”  venisse inserita la legge per immettere i giovani abilitati nelle GaE, così come è stato invece consentito ai colleghi iscritti un solo anno prima (2007). Anche da qui capiamo che Gelmini su questa faccenda c'entri poco o nulla, né crediamo colga fino in fondo la differenza che c'è tra graduatorie di prima, seconda e terza fascia; oppure di spostamenti di graduatorie a pettine e in coda; oppure delle valenze didattiche e formative dei quiz per le classifiche dei rapporti Ocse-Pisa; oppure delle prove Invalsi e dei quizzoni per il concorso a dirigente scolastico. Se qualcosa, a nostro parere, combina nel suo dicastero è solo per favorire ila tenuta del governo di cui è ministro, adulandone la valentìa e la maestrìa, colpevolizzando il sempre jolly “68 e i comunisti a cui aggiunge il sindacato e la loro ottusa incapacità a modernizzarsi, ma senza mai spiegare cosa sia “modernismo” se non quello di lasciare fare a Tremonti e Brunetta il loro lavoro e senza opposizioni di sorta o di  critiche,  in piena logica autoritaria. Già perchè ogni opposizione dà fastidio, ogni parola contraria è sovversiva, mentre tanti precari e tanti lavoratori disoccupati non sanno dove e come sbarcare il lunario. “Ho fatto il concorso in Calabria perchè avevo bisogno di lavorare”, disse quando si scoprì la magagna della residenza al sud per prendersi il titolo di avvocato: e dei 250mila precari della scuola, compresi i 20mila esclusi proditoriamente dalle GaE, che hanno altrettanto bisogno di lavorare chi si interessa? Ecco una bella domanda alla quale il nostro ministro dovrebbe rispondere con impegni precisi, se in effetti il Miur è nelle sua salde mani.

Pasquale Almirante
p.almirante@aetnanet.org






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