Piace l'esperienza all'estero, ma in Italia ancora fenomeno di nicchia. 6 in pagella su progetti internazionali
Data: Venerd́, 30 settembre 2011 ore 06:57:20 CEST Argomento: Rassegna stampa
Ci prova la
scuola italiana a varcare i confini nazionali, ma sulla strada
dell'internazionalizzazione inciampa in diversi ostacoli: resistenze
culturali, pastoie burocratico-amministrative ma, soprattutto, scarsi
finanziamenti. Se e' vero che il 50% degli istituti ha partecipato
durante lo scorso anno scolastico almeno a un progetto con l'estero, e'
anche vero che la scuola del Belpaese in quanto a livello di
internazionalizzazione merita un risicato 6 in pagella a causa delle
grosse barriere che ne frenano il processo. E' quanto emerge, in
sintesi, dal Rapporto dell'Osservatorio nazionale
sull'internazionalizzazione delle scuole e la mobilita' studentesca
realizzato da Ipsos per conto delle Fondazioni di Intercultura e
Telecom Italia e presentato a
Roma.
La ricerca e' stata condotta su un campione di 402 presidi di tutta
Italia e su 892 docenti di sette regioni (Lombardia, Friuli, Toscana,
Marche, Molise, Campania e Basilicata). Una scuola su due ha
partecipato nell'anno scolastico 2010-11 almeno a un progetto
internazionale, ma si allarga la forbice tra nord e meridione, poiche'
mentre Sud e Isole arretrano (dal 57% del 2009 all'attuale 47%), il
nord registra un buon incremento (ovest +3%, est +6%). Il 23% delle
scuole (erano il 20% due anni fa e risulta una crescita significativa
negli istituti professionali passati dal 7% al 20%) ha iniziato ad
applicare il Clil, ovvero la docenza di alcune materie in lingua
straniera (quasi sempre l'inglese). Il 39% degli istituti prevede
l'insegnamento di tre lingue, cinese compreso in alcuni casi
illuminati. E circa 4.700 studenti delle superiori hanno partecipato a
un programma di mobilita' individuale all'estero per un periodo
compreso tra i tre mesi e l'intero anno scolastico: un fenomeno che ha
fatto registrare un aumento del 34% in due anni, ma che resta pur
sempre circoscritto a una sparuta avanguardia se si considera che gli
studenti delle superiori sono circa 2 milioni e mezzo.
A farlo rimanere di nicchia concorrono, secondo l'indagine, l'assenza
di certezze circa l'attuazione di meccanismi di premio per l'esperienza
fatta e la generale condivisione delle difficolta' incontrate dagli
studenti al momento del loro rientro nel riallinearsi con i programmi
svolti dai compagni. Spesso, inoltre, i docenti non premiano le
competenze acquisite, ma insistono sul mancato allineamento del
programma seguito all'estero, in particolare quelli delle materie
scientifiche (40%), mentre quelli delle materie umanistiche e
linguistiche ritengono fondamentale la crescita della persona e le
competenze acquisite (79% e 74%). I presidi intervistati da Ipsos
lamentano la mancanza di fondi e l'impossibilita' di ottenere
finanziamenti (36%), ma risentono anche della scarsa disponibilita' da
parte degli insegnanti (20%), della mancanza di tempo e dei problemi
economici delle famiglie (entrambi 10%). Il limite principale per i
docenti e' invece la conoscenza delle lingue straniere, ritenuta
carente per tre quarti degli insegnanti intervistati (74%).
Il coinvolgimento degli insegnanti sembra essere anche il punto critico
dei progetti di mobilita' di classe (il 70% non li ha attivati
quest'anno, un calo dell'11% dal 2009): il 78% dei docenti si dice
favorevole, ma mancano strumenti e supporto. E proprio per venire
incontro a questa esigenza, quest'anno l'Osservatorio ha introdotto
Interculturalab, una piattaforma web (nuova area del sito
www.scuoleinternazionali.org) per l'interazione tra studenti coinvolti
in diversi progetti di internazionalizzazione.
(Ansa)
redazione@aetnanet.org
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