La scuola italiana è poco internazionale
Data: Giovedì, 29 settembre 2011 ore 21:00:53 CEST Argomento: Rassegna stampa
Ci prova la scuola italiana a varcare i confini
nazionali, ma sulla strada dell'internazionalizzazione inciampa in
diversi ostacoli: resistenze culturali, pastoie
burocratico-amministrative ma, soprattutto, scarsi finanziamenti.
Se è vero che il 50% degli istituti ha partecipato durante lo scorso
anno scolastico almeno a un progetto con l'estero, è anche vero che la
scuola del Belpaese in quanto a livello di internazionalizzazione
merita un risicato 6 in pagella a causa delle grosse barriere che ne
frenano il processo.
E' quanto emerge, in sintesi, dal Rapporto dell'Osservatorio nazionale
sull'internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca
realizzato da Ipsos per conto delle Fondazioni di Intercultura e
Telecom Italia e presentato oggi a Roma. La ricerca è stata condotta su
un campione di 402 presidi di tutta Italia e su 892 docenti di sette
regioni (Lombardia, Friuli, Toscana, Marche, Molise, Campania e
Basilicata). Una scuola su due ha partecipato nell'anno scolastico
2010-11 almeno a un progetto internazionale, ma si allarga la forbice
tra nord e sud, poiché mentre il meridione e le isole arretrano (dal
57% del 2009 all'attuale 47%), il nord registra un buon incremento
(ovest +3%, est +6%). Il 23% delle scuole (erano il 20% due anni fa e
risulta una crescita significativa negli istituti professionali passati
dal 7% al 20%) ha iniziato ad applicare il Clil, ovvero la docenza di
alcune materie in lingua straniera (quasi sempre l'inglese). Il 39%
degli istituti prevede l'insegnamento di tre lingue, cinese compreso in
alcuni casi illuminati. E circa 4.700 studenti delle superiori hanno
partecipato a un programma di mobilità individuale all'estero per un
periodo compreso tra i tre mesi e l'intero anno scolastico: un fenomeno
che ha fatto registrare un aumento del 34% in due anni, ma che resta
pur sempre circoscritto a una sparuta avanguardia se si considera che
gli studenti delle superiori sono circa 2 milioni e mezzo. A farlo
rimanere di nicchia concorrono, secondo l'indagine, l'assenza di
certezze circa l'attuazione di meccanismi di premio per l'esperienza
fatta e la generale condivisione delle difficoltà incontrate dagli
studenti al momento del loro rientro nel riallinearsi con i programmi
svolti dai compagni. Spesso, inoltre, i docenti non premiano le
competenze acquisite, ma insistono sul mancato allineamento del
programma seguito all'estero, in particolare quelli delle materie
scientifiche (40%), mentre quelli delle materie umanistiche e
linguistiche ritengono fondamentale la crescita della persona e le
competenze acquisite (79% e 74%).
I presidi intervistati da Ipsos lamentano la mancanza di fondi e
l'impossibilità di ottenere finanziamenti (36%), ma risentono anche
della scarsa disponibilità da parte degli insegnanti (20%), della
mancanza di tempo e dei problemi economici delle famiglie (entrambi
10%).
Il limite principale per i docenti è invece la conoscenza delle lingue
straniere, ritenuta carente per tre quarti degli insegnanti
intervistati (74%). Il coinvolgimento degli insegnanti sembra essere
anche il punto critico dei progetti di mobilità di classe (il 70% non
li ha attivati quest'anno, un calo dell'11% dal 2009): il 78% dei
docenti si dice favorevole, ma mancano strumenti e supporto. E proprio
per venire incontro a questa esigenza, quest'anno l'Osservatorio ha
introdotto Interculturalab, una piattaforma web (nuova area del sito
www.scuoleinternazionali.org) per l'interazione tra studenti coinvolti
in diversi progetti di internazionalizzazione.
fonte: Televideo
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