Ma non era un segreto di Stato?... Il documento segreto della Bce: ridurre gli stipendi pubblici. Piove sempre sul bagnato
Data: Giovedì, 29 settembre 2011 ore 14:40:31 CEST Argomento: Rassegna stampa
Le richieste del 5 agosto scorso al
governo italiano Liberalizzazioni, flessibilità del lavoro e
privatizzazioni
ROMA - C'è chi l'ha definita un programma di
governo, chi un diktat e chi ne ha messo perfino in dubbio l'esistenza.
Di sicuro la lettera «segreta» spedita il 5 agosto scorso al governo
italiano dal presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, e dal suo
successore in pectore, Mario Draghi, oggi governatore della Banca
d'Italia, ha infiammato il dibattito politico dell'estate, e poi
condotto ad una manovra di finanza pubblica di entità mai vista nella
storia della Repubblica italiana. È un documento «strettamente
confidenziale», e che era dunque destinato a rimanere riservato.
L'abbiamo cercato e infine ottenuto, inutile dire, per vie traverse.
La lettera segreta di Trichet e Draghi è qui
sotto, pubblicata nel suo testo originale, inglese, e nella traduzione,
così che ciascuno possa farsi un'idea sulla forma e i contenuti. Tanto
precisi e puntuali questi ultimi, quanto è esplicito, di certo estraneo
allo schema classico della liturgia delle banche centrali, il
linguaggio utilizzato. La drammatica situazione dei mercati di quei
primi giorni d'agosto, l'ampliamento del differenziale tra i tassi sui
titoli italiani e quelli tedeschi, forse, imponevano di andare dritto
al dunque.
Fatto sta che il «messaggio», come lo definisce Jean-Claude Trichet
anche ieri nell'intervista rilasciata al Corriere della Sera , è
arrivato chiarissimo. E durissimo. Fin quasi al limite del cinismo,
almeno per come è stato vissuto dai destinatari diretti. Il pareggio di
bilancio anticipato dal 2014 al 2013, e dunque a incrociare la fine
della legislatura e le elezioni, che ha fatto mettere le mani tra i
capelli a Silvio Berlusconi. E la richiesta di raggiungere un deficit
pubblico pari all'1% del prodotto interno lordo addirittura già nel
2012, con una manovra di tre punti di prodotto interno lordo, una
cinquantina di miliardi di euro, in un solo anno, che ha fatto tremare
le vene ai polsi di Giulio Tremonti.
Si sottolinea la necessità di rendere più
severi i criteri per ottenere le pensioni di anzianità e di allungare
l'età pensionabile delle donne nel settore privato in modo da avere
risparmi di bilancio «già nel 2012». E l'opportunità di ridurre
«significativamente» il costo degli impiegati pubblici, rafforzando le
regole sul turnover e, «se necessario, riducendo gli stipendi».
Per accelerare la crescita dell'economia, Trichet e Draghi richiamano
esplicitamente l'esigenza di rivedere le norme sulle assunzioni e i
licenziamenti dei lavoratori (per i quali nella lettera si usa il
termine «dismissal») nelle imprese applicando l'intesa del 28 giugno
tra la Confindustria e i sindacati, «che si muove in questa direzione».
Ma che evidentemente non basta.
Sempre per la crescita serve la «piena
liberalizzazione» degli ordini professionali e dei servizi pubblici
locali, prevedendone la «privatizzazione su larga scala». Ed un «serio
impegno» per abolire o consolidare alcuni livelli amministrativi
intermedi, «come le Province» puntualizzano Draghi e Trichet.
Tutte misure da inserire in un decreto legge da varare il prima
possibile ed approvare in Parlamento entro la fine del mese di
settembre. Perché sono interventi «essenziali», scrivono i due
governatori, per rafforzare l'affidabilità della firma sovrana, il
valore ed il merito di credito dei titoli di Stato italiani, insomma.
Non per assicurarsi l'appoggio della Banca centrale europea ed il suo
impegno ad acquistare sul mercato i nostri Btp.
Cosa che poi è avvenuta, ma in questa lettera
così puntuale non se ne fa minimamente cenno. Il governo ci ha
ragionato un po', ha convocato le parti sociali, ha reso nota
l'esistenza della missiva, ma senza svelarla. E sabato 13 agosto,
passata una settimana, ha varato la manovra per l'anticipo del pareggio
di bilancio. Tre giorni dopo, alla riapertura dei mercati, la Bce e il
sistema europeo delle banche centrali, i cui governatori erano stati
subito informati della lettera e dei suoi contenuti, sono intervenuti.
Tutto ciò non ha evitato il declassamento del
rating dell'Italia, decretato un paio di settimane fa dall'agenzia
americana Standard and Poor's. Il differenziale di rendimento tra i
nostri Btp ed i Bund tedeschi, che si stava avvicinando a inizio agosto
ai 400 punti base, quattro punti di tasso d'interesse, lì per lì si è
ridotto. Ma oggi, passati quaranta giorni dal varo della maxi-manovra
antideficit, lo "spread" gravita ancora in quella pericolosa zona.
Forse perché il governo non ha attuato alla lettera tutte le
prescrizioni, per esempio accantonando gli interventi sulle pensioni
d'anzianità, scegliendo un percorso più agevole per il pareggio nel
2013, lasciando decidere alle parti sociali sull'articolo 18. Forse
perché la medicina raccomandata dalla Bce non era quella giusta. O
l'una o l'altra. A meno di non pensare che i problemi siano diversi.
Mario Sensini
Corriere della sera.it, 29 settembre
2011 09:15
La lettera
«C'è l'esigenza di misure significative per accrescere il potenziale di
crescita»
Francoforte/Roma, 5 Agosto 2011
Caro Primo Ministro,
Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea il 4 Agosto ha
discusso la situazione nei mercati dei titoli di Stato italiani. Il
Consiglio direttivo ritiene che sia necessaria un'azione pressante da
parte delle autorità italiane per ristabilire la fiducia degli
investitori.
Il vertice dei capi di Stato e di governo dell'area-euro del 21 luglio
2011 ha concluso che «tutti i Paesi dell'euro riaffermano solennemente
la loro determinazione inflessibile a onorare in pieno la loro
individuale firma sovrana e tutti i loro impegni per condizioni di
bilancio sostenibili e per le riforme strutturali». Il Consiglio
direttivo ritiene che l'Italia debba con urgenza rafforzare la
reputazione della sua firma sovrana e il suo impegno alla sostenibilità
di bilancio e alle riforme strutturali.
Il Governo italiano ha deciso di mirare al pareggio di bilancio nel
2014 e, a questo scopo, ha di recente introdotto un pacchetto di
misure. Sono passi importanti, ma non sufficienti.
Nell'attuale situazione, riteniamo essenziali le seguenti misure:
1.Vediamo l'esigenza di misure significative per accrescere il
potenziale di crescita. Alcune decisioni recenti prese dal Governo si
muovono in questa direzione; altre misure sono in discussione con le
parti sociali. Tuttavia, occorre fare di più ed è cruciale muovere in
questa direzione con decisione. Le sfide principali sono l'aumento
della concorrenza, particolarmente nei servizi, il miglioramento della
qualità dei servizi pubblici e il ridisegno di sistemi regolatori e
fiscali che siano più adatti a sostenere la competitività delle imprese
e l'efficienza del mercato del lavoro.
a) È necessaria una complessiva, radicale e credibile strategia di
riforme, inclusa la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali
e dei servizi professionali. Questo dovrebbe applicarsi in particolare
alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga
scala.
b) C'è anche l'esigenza di riformare ulteriormente il sistema di
contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello
d'impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle
esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più
rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione. L'accordo del 28
Giugno tra le principali sigle sindacali e le associazioni industriali
si muove in questa direzione.
c) Dovrebbe essere adottata una accurata revisione delle norme che
regolano l'assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un
sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di politiche
attive per il mercato del lavoro che siano in grado di facilitare la
riallocazione delle risorse verso le aziende e verso i settori più
competitivi.
2.Il Governo ha l'esigenza di assumere misure immediate e decise per
assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche.
a) Ulteriori misure di correzione del bilancio sono necessarie.
Riteniamo essenziale per le autorità italiane di anticipare di almeno
un anno il calendario di entrata in vigore delle misure adottate nel
pacchetto del luglio 2011. L'obiettivo dovrebbe essere un deficit
migliore di quanto previsto fin qui nel 2011, un fabbisogno netto
dell'1% nel 2012 e un bilancio in pareggio nel 2013, principalmente
attraverso tagli di spesa. È possibile intervenire ulteriormente nel
sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per
le pensioni di anzianità e riportando l'età del ritiro delle donne nel
settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il
settore pubblico, così ottenendo dei risparmi già nel 2012. Inoltre, il
Governo dovrebbe valutare una riduzione significativa dei costi del
pubblico impiego, rafforzando le regole per il turnover (il ricambio,
ndr) e, se necessario, riducendo gli stipendi.
b) Andrebbe introdotta una clausola di riduzione automatica del deficit
che specifichi che qualunque scostamento dagli obiettivi di deficit
sarà compensato automaticamente con tagli orizzontali sulle spese
discrezionali.
c) Andrebbero messi sotto stretto controllo l'assunzione di
indebitamento, anche commerciale, e le spese delle autorità regionali e
locali, in linea con i principi della riforma in corso delle relazioni
fiscali fra i vari livelli di governo.
Vista la gravità dell'attuale situazione sui mercati finanziari,
consideriamo cruciale che tutte le azioni elencate nelle suddette
sezioni 1 e 2 siano prese il prima possibile per decreto legge, seguito
da ratifica parlamentare entro la fine di Settembre 2011. Sarebbe
appropriata anche una riforma costituzionale che renda più stringenti
le regole di bilancio.
3. Incoraggiamo inoltre il Governo a prendere immediatamente misure per
garantire una revisione dell'amministrazione pubblica allo scopo di
migliorare l'efficienza amministrativa e la capacità di assecondare le
esigenze delle imprese. Negli organismi pubblici dovrebbe diventare
sistematico l'uso di indicatori di performance (soprattutto nei sistemi
sanitario, giudiziario e dell'istruzione). C'è l'esigenza di un forte
impegno ad abolire o a fondere alcuni strati amministrativi intermedi
(come le Province). Andrebbero rafforzate le azioni mirate a sfruttare
le economie di scala nei servizi pubblici locali.
Confidiamo che il Governo assumerà le azioni appropriate.
Con la migliore considerazione,
Mario Draghi, Jean-Claude Trichet
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