Fresca di stampa e di pixel arriva una notizia: Fare festa il 18 aprile invece che il 25 aprile?
Data: Mercoledì, 28 settembre 2011 ore 22:33:13 CEST
Argomento: Opinioni


     Il Governo ha accolto «come raccomandazione» l'ordine del giorno presentato dal parlamentare bolognese del Pdl, Fabio Garagnani (membro della commissione - Cultura, Scienze e Istruzione) contenente la proposta di sostituire il 25 aprile del 1945 con il 18 aprile 1948, giorno delle elezioni politiche vinte dall'allora Democrazia Cristiana guidata da Alcide De Gasperi. Lo ha comunicato lo stesso Garagnani che in una nota afferma di avere “ricevuto dal servizio di controllo parlamentare la conferma scritta dell'accoglimento - come raccomandazione - da parte del Governo del mio ordine del giorno che, in sede di discussione della manovra finanziaria del 14 settembre, impegnava e impegna il Governo a sostituire la festività del 25 aprile con il 18 aprile 1948 che, a parere mio, è la vera data fondante ed unificante della democrazia italiana”.
E’ una nuova provocazione della maggioranza contro la Festa della Liberazione dal nazifascismo. Dopo il tentativo, poi abortito, di eliminare il 25 Aprile (assieme al primo maggio e al 2 giugno) inserito in Finanziaria, il governo torna alla carica.


Onorevole  Avvocato Fabio Garagnani,
Ella mi insegna che la Legge non ammette ignoranza. Io, vecchio Prof ,  Le ricordo che STORIA è Magistra vitae, si fonda sulla Verità e non tollera menzogne. La sua proposta di cambiare il senso delle festività civili ad usum delfini mi lascia immaginare che la sua lettura dei “documenti”  della storia italiana è superficiale e approssimativa. Le do un aiutino.
Nello scorso XX secolo abbiamo avute due guerre mondiali. Per l’Italia: la grande guerra è finita il IV Novembre  1918;  la Seconda guerra mondiale si è chiusa il XXV Aprile 1945. In ognuna delle due occasioni esiste un comunicato documentale che io le fornisco per non farle perdere il suo tempo prezioso.

1.    Il testo del Bollettino della Vittoria, il documento ufficiale emesso dal Comando Supremo il 4 Novembre 1918, ore 12
“La guerra contro l’Austria-Ungheria che, sotto l’alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 Maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi è vinta. La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso Ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuna divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una cecoslovacca ed un reggimento americano, contro settantatre divisioni austroungariche, è finita. (…) I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli, che avevano disceso con orgogliosa sicurezza”. (Diaz)

2.    Il comunicato del PCI per il XXV Aprile 1945
“PARTIGIANI SEMPRE!!! Noi non abbiamo sete di vendetta. Non vogliamo vendette. Vogliamo Giustizia. Vogliamo soprattutto impedire che quelle forze oscure e reazionarie e certe oligarchie che hanno dato vita e sostenuto per vent'anni il fascismo, non possano mai più rialzare la testa. Coloro i quali sono i responsabili della catastrofe e della rovina d'Italia, coloro che hanno aperto ai barbari tedeschi le porte del nostro Paese, coloro che li hanno serviti che hanno collaborato con loro, quei grandi industriali che hanno fornito ai fascisti e alla gestapo i nomi dei patrioti per farli deportare in Germania, i grandi plutocrati che hanno dato vita al fascismo, che per vent'anni l'hanno sostenuto nei suoi delitti, nelle sue guerre di rapine, nelle sue infamie, COSTORO DEVONO PAGARE.  Costoro sono gli infami traditori della nostra Patria, le loro mani sono sporche di sangue. Costoro devono rispondere davanti alla Giustizia Popolare. Giustizia deve essere fatta. Lo chiedono i vivi, Lo comandano i nostri Morti.

Caro Onorevole, ex democristiano,
Le ricordo che il giornale “Il Popolo”, organo del partito della democrazia cristiana, quel 25 Aprile intitolava: “L’Italia è libera. L’Italia risorgerà”, e si rivolgeva con questo manifesto del Partito. “Italiani, mentre il turbine di vergogna e di sangue nel quale sono state sommerse le nostre regioni si allontana sopraffatto dalle forze Alleate e dell’Italia risorta, la Democrazia Cristiana, che ha vissuto e sofferto la lunga vigilia in junione con gli altri Partiti raccolti nel C.L.N., invita tutti coloro che credono e sperano in essa come guida dell’Italia di domani, ad operare immediatamente perché il suo programma si compia (…)”.

Onorevole deputato (oggi Pdl), 
altri reagiranno arrabbiati e risentiti per la sua proposta di abolire la festa civile del 25 Aprile e sostituirla con il 18 Aprile del 1948, in ricordo delle prime elezioni politiche repubblicane. Io Le scrivo in pace, anzi come operatore di pace (come un cattocomunista che segue le beatitudini evangeliche). Si ricordi che sia il IV Novembre che il 25 Aprile ci permettono di festeggiare, da tanti decenni, la gioia per la fine di due guerre mondiali; il primo giorno di pace dopo anni di inutili stragi. Le guerre le vince solo la Morte, che miete così milioni di giovani vite.  Quando “la dama dell’alba” (cfr. A. Casona), si accorge che sono state deposte le armi lascia il posto libero alla Vita. Facciamo festa perché comincia la risurrezione civile, dopo “le lunghe domeniche di passione” (cfr. S. Japrison). Eros ci ha liberato dal Tanathos.

In conclusione, da Prof di Storia Le ricordo, “Onorevole”,
che la Repubblica italiana nasce dal libero e democratico voto del popolo il 2 giugno 1946. Insieme alla scelta relativa alla nuova forma di Stato da dare al Paese, il corpo elettorale fu chiamato a votare anche per l’elezione di un’Assemblea Costituente il cui compito fu la stesura e l’approvazione di una nuova Costituzione che vide la confluenza delle principali forze e delle maggiori idee dell’antifascismo e della cultura democratica laica, cattolica e marxista. Questa prima fase della storia repubblicana fu caratterizzata dalla collaborazione al governo dei maggiori partiti politici di massa (DC, PSI, PCI) e dei partiti laici minori. Fu compito di questa generazione politica traghettare sulle sicure rive della democrazia e della libertà un Paese in cui erano ancora bene evidenti i segni della dittatura fascista ed i danni della guerra. Per dirla con le parole dell’illustre giurista Piero Calamandrei, “la Repubblica italiana fu un patto fra uomini liberi e forti  e la Costituzione divenne la più nobile ed alta espressione dei valori democratici ed antifascisti e del rifiuto fermo e perpetuo della violenza e della prevaricazione delle libertà civili e politiche che avevano caratterizzato tutto il ventennio mussoliniano.
Lei, ex democristiano, queste vicende storiche dovrebbe averle nel DNA (che non è né un tunnel tra il Gran Sasso e la Svizzera, né tantomeno un cul de sac !).

Saluti.
Giovanni Sicali
giovannisicali@gmail.com







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