Convocazioni Ata a Catania: le Oo. Ss. insorgono e sui ritardi delle nomine si profila il danno all’erario
Data: Martedì, 27 settembre 2011 ore 07:02:03 CEST Argomento: Redazione
Comincia
male l’anno scolastico a Catania e la stabilizzazione dei precari nel
triennio 2011/14 costerà ancora più cara allo Stato, in quanto il danno
presunto arrecato all’Erario dalle mancate convocazioni ed il
temporeggiare di numerose istituzioni scolastiche, almeno fino al 19
settembre u.s., rende difficile la condizione generale delle scuole
catanesi.
Tra mancate assunzioni dall’01/09/2011 ed erogazione di TFR e indennità
di disoccupazione al personale non docente, Il MIUR e il M.E.F. di
concerto con le OO.SS., facevano prima a trovare un accordo per
assumere almeno 100 mila precari della scuola tra Docenti ed ATA.
D’altra parte il Sindacato si è disunito proprio nel momento in cui
doveva dimostrare compattezza e non ha saputo strappare l’assunzione di
almeno 100 mila nomine in ruolo, e utili risparmi per l’avvenire della
scuola. L’istituzione di un organico pluriennale funzionale,
sollecitato più volte dallo SNALS – CONFSAL, che superi la distinzione
tra posti “di diritto”, su cui operare nomine in ruolo, e posti “di
fatto” su cui si effettuano nomine fino al termine delle lezioni,
rimane un obiettivo ambizioso, raggiungibile ed efficace per superare
le difficoltà di nomina in ruolo. Solo un organico “unico” può
consentire alle istituzioni scolastiche una progettazione pluriennale
dell’offerta formativa basata sull’effettivo fabbisogno di
personale e agevolare l’ingresso nella scuola di tanti giovani laureati
che aspirano a diventare docenti, creando un significativo risparmio
anche per le casse dello Stato.
Avrebbe senz’altro risparmiato il MIUR, se avesse dato ascolto alle
OO.SS., FLC –CGIL in testa, rianimando migliaia di precari in debito di
ossigeno, dando un segnale positivo alla lotta contro la disoccupazione
e alla crescita economica del Paese e del Mezzogiorno. Sarebbe costato
decisamente meno stabilizzare i famigerati “fannulloni”, “il
cancro dell’Italia”, “l’Italia peggiore”, come ci ha etichettato più
volte il Ministro Brunetta, molto meno di quanto spreca lo stesso MIUR
e lo stesso MEF autorizzando un piano triennale che nasce male e che
dall’ 1 settembre u.s., ha dato inizio ad una serie di ritardi nelle
convocazioni, un danno presunto all’erario, e conseguenze dolorose
sull’assetto organizzativo delle scuole, di cui la Regione Sicilia e le
OO.SS. si sono fatti carico sollecitando organici adeguati ai servizi
essenziali per l’istruzione di tutti gli studenti siciliani.
E’ appena il caso di ricordare che non sarebbe stato necessario neanche
forzare la normativa nazionale attualmente vigente, attraverso i
numerosi ricorsi al Giudice del Lavoro per la corretta applicazione
della normativa europea ai contratti a termine, la cui fonte é la
Direttiva Comunitaria 1999/70/CE, recepita dal D. Lgs. 368/01, con la
quale si è data attuazione all’accordo quadro sul lavoro a tempo
determinato, concluso tra le organizzazioni intercategoriali di
carattere generale (CES, UNICE, CEEP) al fine di migliorare la qualità
del lavoro a tempo determinato.
Esso contempla un principio di “NON DISCRIMINAZIONE” che vieta di
trattare i lavoratori a tempo determinato in maniera meno favorevole
dei lavoratori a tempo indeterminato, a meno che il trattamento
differenziato non sia giustificato da ragioni oggettive. Non ultima in
tal senso è una importante sentenza della C.G.E. dell’8 settembre 2011,
C177/10 che riconosce il valore del precariato e che evidenzia, che il
servizio a tempo determinato va computato ai fini dell’anzianità, e che
in sostanza legittima la Corte di Giustizia Europea a fare giustizia di
un abuso “TUTTO ITALIANO”.
E poi parlano di sprechi, di tagli alla spesa pubblica, di “personale
in esubero o Enti inutili” da sopprimere, cancellare, mentre tornano di
attualità:
la Legge n. 106 del 12 luglio 2011, che ha recepito il D.L. 13 maggio
2011 n. 70., apportando significative modifiche alla normativa europea
in tema di contratti a termine;
le manovre correttive di agosto, nel tentativo del pareggio di bilancio
entro il 2013;
i tagli previsti dall’art. 64 della Legge 133/08;
E’ comprensibile che la società civile lamenti pure, disservizi nelle
scuole, mancanza di personale ATA, e di insegnanti, di vigilanza
insufficiente, e ancora di classi pollaio, di scuole inagibili,
augurandosi che non ci scappi il morto sotto il crollo di qualche
parete o struttura portante, o in seguito a qualche incendio o
terremoto, senza che ciò consenta di avere contezza sia del presunto
danno procurato all’Erario, che del modello di calcolo di riparto degli
organici del personale Docente e ATA del comparto scuola, che non
riesce a garantire agli studenti in taluni casi neanche i servizi
essenziali.
Certo siamo considerati ingombranti, insomma un grosso problema, ma
siamo pure fin troppo propositivi e credibili. Ci si chiede, se, nella
prossima manovra economica, mentre le Borse europee lanciano segnali
inquietanti, si ripeterà la stessa consuetudine. Chissà, non ci sarà da
meravigliarsi se a pagare saranno sempre gli stessi, ma intanto il
progetto di smantellamento della scuola pubblica statale continua lento
e inesorabile, tra ritardi, irregolarità, disparità di trattamento,
tagli al personale, mancati investimenti nell’edilizia scolastica, il
tutto mascherato sottoforma di rigore economico e lotta agli sprechi,
mentre gli stessi artefici di questa disfatta finanziano le scuole
private, si aumentano gli stipendi, rallentano la macchina burocratica
e ci pensano bene prima di rinunciare ai numerosi privilegi di cui
godono, a partire dalle “pensioni di palazzo”, fine non ultimo di un
disegno politico che sta distruggendo lentamente identità e culture, i
diritti e le libertà, in un clima nazionale diventato rovente, rissoso
e inconcludente, che poco importa ai disoccupati, ai precari della
scuola e alle famiglie e che costringe “i cervelli” a cercare altrove
miglior fortuna, e la libertà di sentirsi ancora cittadini italiani.
Mario Di Nuzzo
mario.dinuzzo@libero.it
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