Nessuno mi può giudicare? Le risposte del Regno Unito
Data: Sabato, 24 settembre 2011 ore 11:46:55 CEST Argomento: Opinioni
Le polemiche
estive sulle prove Invalsi hanno riacceso la discussione sulla
valutazione dell’azione educativa di scuole e insegnanti. Come si valuta? Chi deve valutare? È
possibile valutare l’azione del singolo insegnante isolandola dal
contesto scolastico e sociale? Come valutare il “valore aggiunto”
dall’azione educativa rispetto alle condizioni di partenza del ragazzo?
Mi sembra utile condividere la mia esperienza di insegnante in
Inghilterra su questo punto. Durante la mia formazione iniziale come
insegnante in UK, sono stato continuamente valutato sul mio modo di
stare in classe e interagire con gli studenti. A tutt’oggi, nella scuola di Londra Est
dove lavoro, sono regolarmente valutato per come insegno e per i
risultati che ottengo.
COME SI VALUTA UN INSEGNANTE IN UK? Uno dei sistemi
più utilizzati per valutare la professionalità di un insegnante è
l’osservazione formale: in pratica
qualcuno viene a vederti intanto che insegni, prende appunti e ti dà un
“voto” (di solito da 1 – eccellente a 4 – insoddisfacente) sulla base
di criteri pubblici. Sei osservato continuamente durante la
formazione iniziale, poi nell’anno in prova almeno due volte a
trimestre e negli anni successivi una volta a trimestre. Se un’osservazione è formale, la scuola
deve darne notizia tempo prima all’insegnante in modo che si possa
preparare. Un altro elemento di valutazione sono i risultati che
gli studenti ottengono negli esami che sono, in larga parte, basati su
prove oggettive. Di questo aspetto, tuttavia, spesso non risponde un
solo insegnante ma piuttosto il suo dipartimento e la sua scuola.
FRA CORSO DI ABILITAZIONE, ANNO DI PROVA E ANNI DI SERVIZIO IN UK, sono
stato osservato decine di volte. Alcuni di questi momenti sono stati
discretamente stressanti, soprattutto all’inizio, quando essere
osservato era un “esame” da passare. Dimostrare
di saper “gestire il comportamento”, tenere sotto controllo i tempi
della lezione, coinvolgere tutti i ragazzi e occuparsi delle loro
esigenze individuali il meglio possibile. Persino in quel
periodo, tuttavia, essere osservato è stata un’esperienza utile e nel
complesso positiva. Adesso che non c’è la mia abilitazione in ballo, è
anche meglio! Ogni volta che vengo osservato, la discussione su cosa è
andato bene e cosa si potrebbe migliorare mi aiuta a essere un
insegnante migliore. Capire cosa
“funziona” e perché vedendoti con gli occhi di un altro ha un valore
inestimabile, e penso che questa opportunità sia uno dei punti di forza
del sistema inglese, nel contesto generale di una maggiore attenzione
alla efficacia “pratica” dell’insegnante e non solo alle sue conoscenze
accademiche.
E DOPO COSA SUCCEDE? Un insegnante
che venga regolarmente valutato “outstanding” da vari superiori, si
trova ovviamente in posizione privilegiata per una promozione o un
aumento. In più può essere utilizzato con compiti di formazione e
sostegno con altri insegnanti. Se si prende “unsatisfactory” di solito
si è invitati a fare un’altra lezione osservata nel periodo successivo.
Nel sistema inglese c’è un obbligo formale di fornire opportunità di
formazione al docente, sia organizzando momenti formativi a scuola sia
mandando l’insegnante a corsi brevi o lunghi – in cui la scuola paga
per lui! Gli aspetti critici che emergono da un’osservazione possono
fornire indicazioni sugli aspetti in cui l’insegnante ha bisogno di
formarsi. Se molti insegnanti della
scuola si mostrano deboli sotto un certo punto di vista, la scuola può
organizzare un corso di formazione “ad hoc”. In genere, non ho
mai visto nessuno subire conseguenze gravi per un’osservazione andata
male. Il sistema inglese è migliorabile sotto molti punti di vista ma, secondo me, dimostra che è possibile
valutare continuamente gli insegnanti e insieme rispettare la loro
professionalità e dignità. Quando si fa domanda per una
promozione interna o per un posto di livello pari o superiore in
un’altra scuola, l’osservazione formale è sempre parte del processo. In
particolare, se una scuola non ti conosce e sta valutando se assumerti,
osservarti per una mezzoretta gli da un’idea di come sei tu in classe. Ultimamente ho affrontato un colloquio per
lavorare in una nuova scuola, e la mia lezione di prova è stato il
fattore più importante nel determinare la mia assunzione.
COSA VALUTIAMO? Tuttavia, se
accettiamo il principio che qualcuno entri in classe e ci metta un
“voto” per come insegniamo, restano da definire i criteri di successo.
Quando
insegnavo in Italia, essendo nuovo del mestiere amavo discutere con i
miei colleghi su cos’è una “buona” lezione. Ricordo di aver
ricevuto le risposte più disparate. È un monologo in cui l’insegnante
spiega con chiarezza e profondità di contenuti? È una serie di attività
ed esercizi efficaci nell’attivare le risorse del ragazzo? È una
discussione animata? E se può essere tutte queste cose, come sappiamo
quando “funziona”? Sono consapevole – e penso che ogni insegnante lo
sia – che insegnare non è una scienza esatta e, di conseguenza,
qualunque risposta abbia carattere provvisorio e indicativo. Tuttavia, la pratica di insegnare e
valutare stimola una discussione e incoraggia tutto il sistema scuola a
condividere alcuni elementi di base.
IMPARARE… Attualmente, nel sistema inglese c’è un importanza
preponderante data all’apprendimento. Visto che i ragazzi sono a scuola
per imparare, ci si aspetta che
l’insegnante osservato renda esplicito il fatto che, effettivamente,
hanno imparato qualcosa. Quando venivo osservato di continuo per
la mia formazione iniziale (qualcosa di simile dovrebbe avvenire in
Italia con il TFA), una domanda ricorrente era: cosa hanno imparato? E insieme: quanti hanno imparato “abbastanza” rispetto
alla loro abilità e conoscenze pregresse? E soprattutto, come fai a
sapere che hanno imparato? E come lo sanno loro? Dunque, una
lezione tipo dovrà comprendere una serie di occasioni in cui
l’insegnante valuta “dove stanno” i ragazzi o, ancora meglio, facilita
una loro autovalutazione. Quest’idea, che in linea di principio mi
sembra molto convincente, a volte rischia di essere applicata in modo
pedante – per esempio: in una lezione
eccellente bisogna mostrare che la maggioranza dei ragazzi fanno due
punti di progresso. Questo non rende conto del fatto che
apprendere non è un processo lineare e prevedibile. Tuttavia, l’enfasi
su “ciò che loro imparano” piuttosto che su “ciò che io faccio” è una
forma mentis preziosa e uno degli aspetti più importanti che mi porterò
via da questa esperienza in UK.
Un altro criterio importante è il
comportamento dei ragazzi. Oltre a un certo livello di
disciplina, l’osservatore giudica quanto essi sono coinvolti, quanto si
impegnano nelle attività proposte, in che modo interagiscono gli uni
con gli altri e con l’insegnante. Anche questo criterio, se applicato
con eccessiva rigidità, può essere un’arma a doppio taglio, attribuendo agli studenti il potere
indebito di “far bocciare” l’insegnante comportandosi male. Tuttavia,
un buon osservatore valuterà soprattutto in che modo l’insegnante sta
facilitando un comportamento costruttivo e cooperativo attraverso le
attività che ha preparato e il modo in cui si relaziona ai ragazzi.
Chiaramente le tecniche utilizzate e lo stile comunicativo sono una
parte importante del processo di valutazione. Dimostrare creatività, un
sapiente uso di diversi tipi di stimoli e attività, un certo “ritmo” e
varietà all’interno della lezione, come saper parlare con entusiasmo,
usando diversi registri e una certa dose di humour sono tutte cose che
possono far giudicare “eccellente” una lezione. Tuttavia, un’esibizione teatrale a uso
dell’osservatore non basta: un buon osservatore andrà a cercare segni
che attività e comunicazione stanno effettivamente coinvolgendo i
ragazzi e li stanno aiutando a imparare. Una delle cose più preziose
che ho imparato dall’essere osservato è proprio compiere questa
“rivoluzione copernicana”, concentrandomi meno su me stesso – quasi la
lezione fosse una mia performance – e più su ciò che “loro”, gli
studenti, fanno e dimostrano.
CHE DIFFERENZA FA PER UN INSEGNANTE essere osservato periodicamente e
valutato anche in altre maniere? Parlando per me, mi sento più sotto
pressione ma anche maggiormente sostenuto, incoraggiato a dare il
meglio e a crescere continuamente. Quando
insegnavo in Italia, ricordo a volte un’atmosfera abbastanza depressa
che veniva dalla consapevolezza che se si lavora duramente per offrire
un insegnamento di qualità non si viene premiati. E, specularmente, se
si lavora il meno possibile non si viene quasi mai puniti.
Durante il mio percorso di formazione iniziale, a volte, ho sentito un
po’ di nostalgia della maggiore libertà che avevo nello scegliere
metodologie e contenuti in Italia. Tuttavia, passata la formazione ho
avuto molto più “margine di manovra” e le cose che ero stato addestrato
a fare, magari un po’ rigide, mi sono servite da punto di partenza per
sviluppare il mio repertorio di strategie per l’apprendimento. A tutt’oggi, mi fa un po’ sorridere l’idea
di dare un “voto” alla lezione. D’altra parte, non sono mai stato
particolarmente appresso ai voti neanche quando ero studente io.
È possibile che il mio atteggiamento – sostanzialmente positivo –
dipenda anche dal mio rapporto di fiducia e stima con le persone che mi
hanno osservato. Immagino che sia
difficile accettare un giudizio critico da qualcuno che non si stima
come insegnante, e a maggior ragione seguire i suoi consigli, ma questo
fortunatamente non mi è mai capitato. Mi è capitato, tuttavia,
durante la mia formazione iniziale, di essere esageratamente sotto
pressione per mostrare miglioramenti in questo o quell’aspetto, in un
tempo stabilito. E ho saputo di persone che, mentre si formano, sono
tenute a seguire le “direttive” che seguono in modo abbastanza rigido.
Come molte cose con buone potenzialità, anche questa dipende molto da
chi la applica e come.
Immagino che in Italia questa
descrizione suoni come proveniente da un altro mondo… Chi dei lettori
accetterebbe qualcuno in classe a valutare come insegna? E perché?
(di Marco Martinelli da http://www.educationduepuntozero.it)
redazione@aetnanet.org
|
|