Il caso della lingua inglese e delle ore di programmazione
Data: Lunedì, 19 settembre 2011 ore 18:30:00 CEST Argomento: Sindacati
Le scuole
sono frastornate dai tagli, dalle carenze di organico e di
risorse materiali. A questo si aggiungono i guasti prodotti dallo
sgretolarsi delle regole, dall’attacco al contratto nazionale e alla
contrattazione in genere.
Oggi vogliamo affrontare due questioni intorno ai quali stanno sorgendo
molti e rilevanti problemi: le ore di
programmazione e l’insegnamento dell’inglese nella scuola primaria.
Antefatto
Il piano di tagli epocali messo in campo da Gelmini/Tremonti ha
determinato per quanto riguarda la scuola primaria la riduzione di
quasi 28 000 posti in tre anni. La dotazione organica è infatti passata
dai 226 262 posti del 2008/2009 ai 198 339 del
2011/2012.
Una operazione che è stata fatta riducendo le ore frontali nel tempo
normale (da 27 ore a 30), tagliando le ore di compresenza e cancellando
oltre 9000 posti di insegnante specialista di lingua inglese.
Le ore di programmazione
Per corrispondere alle richieste delle famiglie di tempo scuola
(ricordiamo che la stragrande maggioranza chiede le 30 ore settimanali
e il tempo pieno) con un organico pesantemente ridotto si tentano tutte
le strade, anche la strada dello stravolgimento del contratto. Così
vengono utilizzate in alcuni casi le ore di programmazione per coprire
la mancanza del personale.
Vogliamo ricordare che le due ore settimanali di programmazione
hanno permesso che, in questi anni, nella primaria si lavorasse in modo
consapevole, sulla base di un progetto condiviso ed unitario, che si
ragionasse sull’esperienza realizzata valutandola anche in itinere e
adeguandola alle esigenze e alle difficoltà che via via possono
emergere. La programmazione è stata una pratica che ha sostanziato la
collegialità dell’intervento didattico, ha concretizzato la con
titolarità, ha costituito la premessa della modularità e della
interdisciplinarietà.
La programmazione va mantenuta e strenuamente difesa, tanto più in una
situazione nella quale è sempre più difficile mantenere l’unitarietà
del progetto educativo.
Peraltro essa non è elemento che si trovi nella disponibilità delle
scuole, né dei dirigenti, né dei docenti singoli o in collegio riuniti.
E’ infatti il CCNL vigente, all’art.28 a prevedere che
alle 22 ore settimanali di insegnamento stabilite per gli
insegnanti elementari, “vanno aggiunte 2 ore da dedicare, anche in modo
flessibile e su base plurisettimanale, alla programmazione didattica da
attuarsi in incontri collegiali dei docenti interessati, in tempi non
coincidenti con l'orario delle lezioni”.
E’ evidente infatti che intaccare i contenuti del contratto e
utilizzare le ore di programmazione quali ore di lezione determina una
modifica unilaterale del CCNL. Ne deriva che utilizzare per altri scopi
le ore di programmazione è pratica illegittima e sanzionabile. A tal
fine vogliamo ribadire che la FLC è impegnata a difendere la
programmazione con ogni strumento dell’azione sindacale, compreso lo
strumento vertenziale.
La lingua inglese
Ed eccoci all'insegnamento della lingua inglese. Si tratta di una
vicenda scandalosa. L’inglese è stato garantito per anni da insegnanti
specialisti, docenti cioè che insegnano solo la lingua inglese, che
hanno dimostrato sul campo di saper svolgere un’azione di buona
qualità. Ma anche su di loro si è abbattuta la scure dei tagli. Gelmini
li ha semplicemente eliminati.
Per comprendere meglio: i 9000
specialisti coprivano all’incirca 54 000 classi. Adesso, cancellati
questi posti dovrebbero essere gli insegnanti in servizio nelle materie
comuni a sostituirli, opportunamente formati per insegnare la lingua
inglese. Tanto per chiarire, per sostituire gli insegnanti specialisti
il Ministero avrebbe dovuto formare all’incirca almeno 25 000 docenti
in servizio. In realtà i corsi attivati lo scorso anno hanno visto la
frequenza di neanche 2000 maestre e maestri.
Le scuole quindi sono state lasciate sole ad affrontare questa
situazione: da una parte la legge che impone l’insegnamento
dell’inglese dall’altra la Gelmini che ha tagliato tutti i posti. In
questi casi è necessario attivare un percorso, il più possibile
condiviso e partecipato che veda il coinvolgimento anche dei genitori e
degli organi collegiali, finalizzato ad ottenere le ore di docenza
necessarie nell’organico di fatto, come prevede la stessa circolare
63/2011. E’ possibile farlo ancora oggi in fase iniziale dell’anno
scolastico: il diritto all’istruzione dei bambini e delle bambine è
sicuramente prevalente rispetto agli interventi sconsiderati del
Ministro.
Diffidiamo dal mettere in atto una serie di comportamenti che stanno
qua e là prendendo piede. Ci riferiamo al fatto che in molti casi si
obbliga che ad insegnare l’inglese siano gli insegnanti “ordinari” di
altre classi, stravolgendo così l’organizzazione oraria e la didattica.
Oppure per risolvere la questione alle spicce si impone l’orario
aggiuntivo, facendo fare inglese in un numero imprecisato di classi. In
questo ultimo caso, senza neppure la certezza delle risorse per il
pagamento: il fondo di istituto non può essere piegato per retribuire
tali ore, per le quali si dovrebbero utilizzare risorse ad hoc.
Lo vogliamo dire chiaro: non ci possono essere scorciatoie autoritarie
che portano alla soluzione del problema.
E’ importante ricordare infatti che la circolare n 63 del 13 luglio
2011 sull’organico di fatto prevede che nell'utilizzo del personale
specializzato in possesso del titolo "L'insegnamento della lingua
inglese è impartito, congiuntamente agli altri insegnamenti, in maniera
generalizzata, nell'ambito delle classi loro assegnate, dai docenti in
possesso dei requisiti richiesti, per le ore previste dalla normativa
vigente." Per cui a differenza del docente specialista, il
docente titolare di posto comune in possesso del titolo per insegnare
la lingua inglese è tenuto ad operare "anche" per la lingua inglese, ma
sullo stesso numero di classi che sono previste per tutti gli altri
docenti e mai in altre classi "solo" per la lingua inglese. Inoltre
sottolineiamo che qualunque utilizzazione del personale deve passare
attraverso la contrattazione di istituto.
Non è quindi per amor di conflitto ma per ribadire il rispetto delle
norme e del contratto che la FLC tutelerà i diritti dei singoli docenti
coinvolti in tali situazioni.
Certo, una “scuola di primaria importanza” avrebbe bisogno di ben altre
attenzioni! (da Flc-Cgil)
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