Scuola e ragazzi disabili. Dov’è il diritto allo studio? Pioggia di ricorsi da parte delle famiglie che si rivolgono al Tar per ottenere il sostegno
Data: Domenica, 18 settembre 2011 ore 08:14:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
C’è una battaglia
drammatica, che i genitori di bambini e ragazzi disabili, stanno
combattendo a colpi di ricorsi. Per difendere il diritto allo studio
dei loro figli. E ottenere ciò che i tagli indiscriminati del governo
negano: un insegnante di sostegno, che aiuti i loro figli a integrarsi
in classe, per tutte le ore di cui hanno bisogno. I ricorsi sono
diventati un fenomeno di massa. «È quello che consigliamo a tutte le
famiglie con ragazzi disabili: appellatevi al Tribunale amministrativo
», racconta Rolando Alberto Borzetti, padre di un ragazzo disabile e
moderatore della mailing list di Edscuola, dedicata alla scuola e alla
disabilità tra i banchi. Solo che, ormai,nemmeno le sentenze bastano.
Quelle danno ragione alle famiglie. E indicano anche il numero di ore
che spetta a ciascun ragazzo disabile, in base ai certificati medici
presentati. E però poi gli insegnanti di sostegno assunti dal ministero
non bastano.
LA COPERTA CORTA «La famiglia di un bambino diversamente
abile ha fatto ricorso per assicurare al proprio figlio la presenza
dell’insegnante di sostegno per tutto il tempo scuola. Il ricorso è
stato vinto e obbliga la scuola ad assicurare le 30 ore al bambino»,
scrive nella mailing list di Edscuola la responsabile del «gruppo H» di
quella scuola, che si trova in Veneto. L’ufficio scolastico
provinciale, per ora, non ha abbastanza insegnanti per coprire anche
quelle trenta ore. E allora che fare? Dare attuazione alla sentenza e
togliere ore di sostegno agli altri ragazzi disabili che frequentano la
scuola? Oppure dividere gli insegnanti in modo da dare a tutti i
ragazzi un po’ ma non tutte le ore? In realtà, come le rispondono i
moderatori, questo è solo uno dei tanti casi. La coperta è corta. E a
restare senza sono i più indifesi. Co stretti a una guerra tra poveri a
cui si ribellano. Anche per questo - racconta Borzetti - stanno
prendendo piede i ricorsi collettivi. Meglio unirsi e insieme dare
battaglia agli Uffici scolastici provinciali. E al ministero. «Ma gli
insegnanti di sostegno sono 94mila quest’anno, 3.500 in più dello
scorso», ripete il ministro Gelmini.Come a dire: quelli sono e quelli
devono bastare. I ragazzi disabili però sono più di 200mila. E
soprattuto ogni caso va valutato a sé. Perciò non ha senso a priori un
tetto al numero di insegnanti di sostegno. Comeha stabilito la sentenza
della Corte Costituzionale del 26 febbraio 2010. Ogni ragazzo che ne ha
bisogno, ha diritto al sostegno, per tutte le ore che gli sono
necessarie. E il numero di insegnanti di sostegno necessari è quello
che non lascia scoperto, di volta in volta, neppure un ragazzo. LA
SPESA NECESSARIA Secondo l’associazione Tutti a scuola, ci vorrebbero
altri 65mila insegnanti di sostegno per garantire a ogni ragazzo
disabile che frequenta la scuola italiana quel diritto allo studio che
la Costituzione gli riconosce. Per pagare quei docenti ci vorrebbero
tre miliardi. Tanti? Pochi? «Bisogna trovarli, è una spesa necessaria
che non ammette tagli », avverte Toni Nocchetti, presidente
dell'associazione Tutti a scuola Onlus, che è scesa in piazza davanti
al Parlamento per protestare. E gridare al governo di dimettersi se non
è capace nemmeno di assicurare i diritti fondamentali ai più deboli.
Come confermano le cronache della scuola italiana in questi primi
giorni dell’anno scolastico. E non sono solo gli insegnanti di sostegno
che mancano. Colleferro, in provincia di Roma. Un’insegnante denuncia
una situazione «davvero critica, anzi esplosiva». In una classe della
sua scuola, l’Its Cannizzarro, ci sono 37 alunni: due di loro sono
disabili. E avrebbero bisogno, anzi diritto a una classe con non più di
20 ragazzi, se la parola «integrazione » ha ancora un senso. E se i
criteri stabiliti dallo stesso ministero dell’Istruzione hanno ancora
validità. Altrimenti - avverte l’insegnante di quella scuola pollaio -
«è il diritto allo studio che viene negato (da l'Unità)
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