Dal Nord al Sud è emergenza sovraffollamento classi
Data: Venerdì, 16 settembre 2011 ore 14:30:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
Le classi pollaio,
una triste innovazione della scuola targata Maria Stella Gelmini. Aule
affollate oltre limite di legge, con oltre 30 allievi. Un po’ in tutta
Italia. Il record a Milano, all’Istituto professionale Bertarelli, con
una quinta da 56 iscritti e una seconda da 44. Ma anche senza
raggiungere questi eccessi, la casistica va oltre. A Roma al liceo
scientifico San Francesco d’Assisi una terza conta 42 allievi.
All’Istituto tecnico di Fontecchio, in provincia di Empoli, c’è una
classe con 41 alunni. In questi giorni il quartiere di San Sisto, a
Perugia, si protesta contro il preside della scuola “Grecchi”: sarebbe
colpevole di aver formato tre classi composte da ben 37 scolari,
“quando la normativa antincendio – fa notare uno studente – prevede che
all’interno delle aule non ci dovrebbero essere più di 26 persone
(insegnante compreso)”. Una situazione che ha indotto il Codacons a
promuovere una class action davanti al Tar del Lazio. E nonostante il
ministero dell’Istruzione abbia cercato di opporsi ricorrendo al
Consiglio di Stato, il ricorso è stato ammesso e
accettato.
Nei giorni scorsi il ministro Gelmini ha cercato di gettare acqua sul
fuoco affermando le cosiddette classi pollaio rappresentano in Italia
solo lo 0,6 per cento del totale. “In base alle legge – ricorda il
Codacons – ogni alunno deve godere di uno spazio minimo di 1,80 metri
quadri nella scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo
grado, di 1,96 metri quadri nella scuola secondaria di secondo grado.
L’altezza minima delle aule deve essere di 3 metri”. Ma chi rispetta
questi criteri? Dovrebbero essere i dirigenti scolastici i primi a
tenerne conto. Ma la loro responsabilità spesso si scontra con gli
uffici scolastici provinciali che, messi al corrente delle varie
situazioni, intervengono d’autorità smembrando le classi che non
raggiungono il minimo degli alunni richiesti e di conseguenza spostando
questi alunni in altri corsi. Un’operazione micidiale perché ciò
comporta non solo l’automatica creazione di classi pollaio, ma allo
stesso tempo la rottura di tutti i rapporti tra compagni e con i
docenti. Cambiano dunque gli insegnanti, cambiano i compagni, cambiano
i metodi di apprendimento. E per di più quanto più le classi sono
numerose, tanto più fatica l’insegnante e diminuisce la sua possibilità
di seguire individualmente i suoi allievi. Una scuola in cui la
didattica peggiora e il successo scolastico è più a rischio. Questa la
qualità della scuola nelle classi pollaio della Gelmini.
(da IlFattoQuotidiano)
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