“Basta lamentarsi la scuola la salviamo noi” Il maestro e la dirigente: costretti a essere creativi per ripartire
Data: Giovedì, 15 settembre 2011 ore 07:51:29 CEST Argomento: Rassegna stampa
Al di là
dell'interpretazione delle cifre, i soldi investiti nella scuola
scendono da anni. Non c'è dirigente, docente o genitore che non lo
avverta. Ma c'è una novità nell'aria: le scuole si domandano se questo
non sia comunque il tempo di smettere di lamentarsi e innovare coi
mezzi che ci sono. Da dove partire?
Basilicata Lo chiedo a Pancrazio Toscano. Da poco in pensione. Maestro
elementare fin da giovane e ricercatore di geografia. È di Tricarico,
Basilicata, paese del quale è stato anche sindaco. Da maestro aveva
inventato, negli anni Settanta, la classe itinerante. Portava i bimbi a
esplorare e studiare i territori dal punto di vista geografico,
storico, scientifico, letterario. Con un accordo con l'Alitalia li ha
persino portati gratuitamente a volare «per vedere e disegnare l'Italia
dall'alto». E' stato dirigente scolastico a Como, in una difficile
periferia romana, nei paesini e nelle città lucane.
«Si parte da cos'è la scuola dell' obbligo, che è “il luogo
intenzionalmente organizzato per apprendere insieme ad altri, non
consanguinei». Il che significa che anche noi che insegniamo dobbiamo
farlo. Il fulcro è il gruppo docente in azione, che riflette sul da
farsi. Questo è al contempo formazione. Certo, ci vuole una
manutenzione culturale, un accompagnamento. E il dirigente deve tornare
ad essere - insieme ad altri facilitatori rispettosi - innanzitutto
persona di scuola, attenta alla postura delle risorse umane. Sì,
postura: guardare in alto per non cadere. E poi dedicarsi
artigianalmente al come e al cosa si fa, ogni giorno. Con tutti i
docenti. Perché solo il 5% non lo farà mai.. Ed è assurdo che solo la
scuola primaria faccia due ore a settimana nelle quali ci si confronta
su quel che si fa. Prima proposta: estendere questa esperienza a medie
e superiori. Anche la formazione iniziale va fatta sul cosa e il come,
stando a scuola, con docenti più esperti. Ci vuole molta cura delle
relazioni, tempi lenti e procedure costanti. Quel che vale per i
ragazzi vale anche per gli adulti. Bisogna tutti tornare a imparare.
C'è un evidente calo di motivazione? Per rimotivare bisogna anche
differenziare. Ma attenzione! - tenendo i gruppi uniti. Lo skipper deve
tenere uniti tutti usando bene ogni differenza. Ma poi annusa il vento.
Ci siano singoli docenti bravi e cattivi. Ma fermarsi a questo
significa non sapere come è una scuola e non dà spazio alle parti
promettenti di ognuno e alla forza pacata di un gruppo. E io ho visto
che più c'è costruzione di laboratori, di invenzioni comuni, di ricerca
di rigore dentro ogni novità più c'è coinvolgimento dei ragazzi e più
crescono anche i docenti».
Torino Giulia Guglielmini è dirigente da 5 anni. Prima aveva insegnato
in ogni ordine di scuola, dalle primarie all' università. «Sì, ci sono
incerte risorse economiche e nell'organico, mobilità degli alunni, ecc.
Ma qui - zona di Porta Palazzo, Torino - sento che si è in un punto
strategico, un centro vero, che induce cambiamenti. Perché apre alla
multi cultura, al mondo globale. E questo spinge a cambiare i modi
della scuola e alla riflessione, alla creatività: apprendimento
cooperativo, laboratori, azioni personalizzate, differenziazioni senza
escludere, lavoro con i genitori, sinergie continue con il
volontariato. Le nostre pratiche sono altrettante riforme messe già in
campo. Ma il confronto nazionale tra tante esperienze così - ecco il
sogno nel cassetto può avvenire grazie a un forte sviluppo delle reti
professionali di chi insegna, del confronto tra gruppi docenti e scuole
attraverso il web 2.0, gratuito, comunitario, fondato sul lavoro
svolto, sulle idee attuate. Vorrei scuole con più soldi perché siano
sicure ed accoglienti. E per fortuna ci sono i genitori che si
attivano, ridipingono le aule, tengono su la scuola. Perché la scuola
pubblica è sentita come luogo di costruzione di futuro. E oggi regge
alla crisi perché ci sono docenti, bidelli, genitori, dirigenti che ci
credono». (da La Stampa di Marco Rossi Doria)
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