Rapporto Ocse: ministro Gelmini si dimetta insieme ai segretari dei sindacati che l’hanno sostenuta
Data: Mercoledì, 14 settembre 2011 ore 12:08:48 CEST Argomento: Sindacati
I dati dimostrano
come negli ultimi tre anni le scelte politiche del reggente del Miur,
concordate sistematicamente con alcune OO. SS., abbiano allontanato la
scuola italiana dall’Europa, contribuito a mortificare la professione
degli insegnanti, disposto un servizio ristretto agli studenti.
Gli stipendi sono diminuiti negli ultimi dieci anni dell’1% mentre
nella UE sono cresciuti del 7%; a parità di grado di istruzione, sono
in Europa del 40% maggiori che in Italia, ma quale prospettiva futura
aspetta 800.000 insegnanti? Ancora tagli, per via del blocco del
contratto e degli scatti di anzianità disposto dal Governo per il
quadriennio 2010-2013 con il consenso di alcune organizzazioni
sindacali che hanno sottoscritto, persino, la scomparsa di un gradone
stipendiale per i 30.000 neo-assunti nel 2011. La spesa per
l’istruzione è salita del 6% a casa nostra rispetto al 34% del Vecchio
Continente, per un totale del 4,8% del PIL rispetto al 6,1% della UE,
eppure il Governo senza alcuna seria opposizione dei sindacati ha
tagliato 100.000 posti di personale docente/assistente
tecnico-amministrativo e ha eliminato quasi 3.000 presidenze, lasciando
tecnicamente più della metà degli edifici inagibili, a rischio, con
aule sottodimensionate in rapporto ad alunni e personale educativo. E
tutto ciò a parità di un tempo scuola complessivamente superiore alla
media europea. Nel futuro, ancora tagli e accorpamenti tra istituti e
classi concorsuali con il blocco del turn-over e il ritardo di un anno
dei nuovi pensionamenti.
Pochi laureati, ma anche pochi fondi all’università con il blocco dei
concorsi, la messa ad esaurimento del ricercatore universitario, il
blocco della didattica con l’accorpamento dei corsi di laurea e la
chiusura delle sedi periferiche dovuta all’assenza del personale
docente strutturato, con conseguente proliferazione dei contratti
gratuiti di insegnamento e della fuga di cervelli appositamente formati.
L’unica scelta di cui potrebbe vantarsi il Governo è la riduzione del
personale docente: secondo la UE vi sono troppi insegnanti in rapporto
al numero degli alunni, 1/11 rispetto a 1/16 ma ovviamente nel rapporto
non si commenta il fatto che abbiamo 91.000 insegnanti di sostegno e
26.000 insegnanti di religione, caratteristica tutta italiana e
apprezzata anche dalle famiglie che giustifica ampiamente tale
sproporzione.
E non si vuole commentare la gestione pessima delle graduatorie ad
esaurimento del personale docente, le plurime censure dettate dai
Tribunali della Repubblica agli atti disposti dal ministro nei
confronti del personale precario, che hanno così allontanato l’Italia
dall’Europa da farne violare una precisa direttiva comunitaria.
Di fronte a questi dati oggettivi, il ministro Gelmini dovrebbe
prendere atto di non essere stata minimamente in grado di gestire il
settore dell’istruzione, dell’università e della ricerca in seno al
Governo e farebbe bene per amor di patria a rassegnare le sue
dimissioni, ma insieme ai suoi complici, ovvero a quei segretari
generali di alcune organizzazioni sindacali della scuola che hanno in
questi tre anni sempre sostenuto, coperto se non addirittura ispirato
le sue scelte, perdendo di vista l’interesse dei lavoratori, delle
famiglie, del Paese.
Soltanto con un nuovo ministro competente e nuovi leali sindacalisti si
potrà rilanciare il settore dell’istruzione.(da Anief)
redazione@aetnanet.org
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