Insegnanti più poveri di dieci anni fa. Il rapporto Ocse: in Italia stipendi giù dell’1% E i colleghi all’estero guadagnano il 40% in più
Data: Mercoledì, 14 settembre 2011 ore 10:30:00 CEST
Argomento: Sondaggi


La bocciatura arriva dall’Ocse ed è pesante. Secondo l’organizzazione internazionale l’Italia investe troppo poco per l’istruzione. E per gli insegnanti la vita è davvero dura: avevano già stipendi più bassi di quelli dei colleghi, devono subire ulteriori riduzioni mentre all’estero la paga dei prof aumenta. I giovani diplomati che pure in passato non hanno mai raggiunto un numero così elevato - non arrivano ancora alla media Ocse.
Secondo il ministero dell’Istruzione gran parte dei dati pubblicati dall’Ocse confermano la necessità di proseguire nella direzione adottata dal governo. In realtà nel rapporto viene fotografata una realtà ben diversa.
Un unico dato è positivo, l’affollamento nelle classi. Esiste un insegnante ogni 10,7 alunni nella scuola primaria (media Ocse 16) e uno ogni 11 alunni nelle secondarie (media Ocse 13,5), e una media generale di 21/22 (23 quella Ocse).     
 A scuola e università, però, l’Italia riserva il 4,8% del Pil contro una media Ocse del 6,1%. Terzultimo posto: peggio di noi solo Slovacchia (4%) e Repubblica Ceca (4.5%). Tra il 2000 e il 2008 la spesa sostenuta dagli istituti d’istruzione per studente nei cicli di livello primario, secondario e post-secondario non universitario è aumentata solo del 6% (rispetto alla media Ocse del 34%). Si tratta del secondo incremento più basso tra i 30 Paesi i cui dati sono disponibili. L’Italia è al terzultimo posto anche per il numero di diplomati nell’istruzione terziaria: il 20,2% dei giovani tra i 25 e i 34 anni raggiunge un livello d’istruzione del genere, rispetto alla media Ocse del 37,1% relativa alla stessa fascia d’età (34mo posto su 37 Paesi).

Gli stipendi degli insegnanti sono bassi, è così da molti anni. Ma ora la situazione sta anche peggiorando. Mentre gli stipendi dei prof italiani dal 2000 al 2009 sono diminuiti dell’1%, nel resto dei paesi dell’Ocse sono aumentati in media del 7%. Non solo. Un insegnante di scuola media in Italia deve attendere 35 anni di servizio per ottenere il massimo salariale, in media nei Paesi Ocse ne bastano 24.

A conti fatti, i docenti italiani guadagnano il 40% in meno rispetto ad altri colleghi con il loro stesso grado di istruzione. E lavorano molto di più dei colleghi dell’Ocse visto che in Italia gli scolari tra i 7 e i 14 anni passano a scuola 8.316 ore, contro una media dei Paesi Ocse di 6.732 ore.

La spesa annua per studente si avvicina invece a quella complessiva dei paesi Ocse. L’Italia spende per uno studente circa 9.200 dollari all’anno, nel complesso i paesi Ocse spendono 9.860 dollari. Ma c’è una differenza. L’Italia investe soprattutto sugli studenti delle scuole di primo e secondo livello. Molto più della media Ocse. Ma poi la spesa pro capite per gli universitari è molto al di sotto della media Ocse: 9.553 dollari contro 13.717.

Dure le critiche da opposizione e sindacati. «Solo la ministra Gelmini continua, anche oggi, a descrivere, in alternativa ai fatti, la scuola dei sogni», afferma la senatrice del Pd Vittoria Franco. «Quali dati ha letto il ministro? - chiede Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil - Quelli in nostro possesso rappresentano invece un quadro molto preoccupante». «Si qualifichi la spesa», esorta il segretario generale della Uil scuola, Massimo Di Menna. Francesco Scrima, leader della Cisl Scuola, chiede «un piano d’intervento straordinario».  (da La Stampa di Flavia Amabile)

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