Ancora sui test: ma quanti li usano senza saperlo?
Data: Venerdì, 09 settembre 2011 ore 08:21:45 CEST Argomento: Rassegna stampa
Mi chiedo:
dopo quello che è successo con le prove Invalsi, il Miur ci avrebbe
dovuto pensare mille volte prima di riprovarci con il test per i DS! Ma
al Miur vanno avanti così, come
i muli sempre sulla cresta di una montagna… però il mulo non
cade mai, semmai è il conduttore che non sa guidarlo che lo fa
precipitare! Magari il Miur avesse il cervello di un mulo!
Invece ha quello di un conduttore, purtroppo!
Non voglio divagare e vengo al dunque. Alcuni miei interlocutori hanno
apprezzato il pezzo sui test, altri meno, altri mi chiedono ulteriori
esplicitazioni. Ribadisco: non sono un esperto, per cui rinvio alla
letteratura… basta cliccare su google… “prove oggettive” ed ogni
curiosità sarà risolta, almeno come primo approccio. Ciò che mi
interessa dire in questo approfondimento è assai semplice, cioè che
tutti usiamo quotidianamente dei test – proprio così – senza però
rendercene conto, anche se dei test diciamo peste e corna! Mi spiego
meglio.
Un test, o meglio l’item di un test, o meglio ancora una proposizione,
può essere vera o falsa nella misura in cui corrisponda o meno ad un
contesto assunto come vero. Tre per tre eguale nove, il sole è una
stella, Manzoni ha scritto i Promessi Sposi, sono asserzioni vere in
quanto i tre contesti a cui si riferiscono sono altrettanto veri. Tre
per tre eguale dieci, il sole è un pianeta, Manzoni ha scritto le Odi
Barbare, sono asserzioni false in quanti i tre contesti, largamente
noti, ci dicono il contrario.
Nel quotidiano quante asserzioni facciamo nell’arco di una giornata?
Quante sono vere? Quante sono false? Poi, nel linguaggio comune,
un’affermazione falsa viene considerata molto semplicemente… una bugia!
Ma questa è altra cosa! Due amici vanno a vedere l’ultimo film di Olmi,
il Villaggio di cartone: è una circostanza oggettiva, per cui
l’affermazione di ciascuno dei due ‘ho visto il Villaggio di Cartone’ è
vera. Però, uno dei due dirà: ‘mi è piaciuto’! L’altro dirà: ‘non mi è
piaciuto’! Si tratta di due affermazioni soggettive che non sono né
vere né false, si tratta di due “reazioni” personali a fronte di un
ipotetico quesito: ‘ti è piaciuto l’ultimo film di Olmi?’ Concludendo,
al quesito: ‘quale film hai visto?’ si può rispondere il vero o il
falso: ‘ho visto l’ultimo film di Olmi’ (vero); ‘ho visto Terraferma’
(falso). E’ il caso della bugia. Al quesito ‘ti è piaciuto il film?’
non si danno risposte - o meglio, non si producono proposizioni – né
vere né false: semplicemente si esprimono giudizi largamente
soggettivi. Ed ancora: ‘cosa avete mangiato al ristorante giapponese’?’
‘Il sushi’! ‘Vi è piaciuto’? ‘A me si! Ottimo’! ‘A me no! Che
schifezza’! La nostra vita quotidiana è fatta di proposizioni
vere/false, che rientrano nel criterio test, e di proposizioni
reattive, che rientrano nel criterio, appunto, reattivo, che cioè
riguarda la persona nel suo sentire soggettino.
Nella pratica didattica, quando proponiamo un’equazione, una verifica
di geografia, o di storia, scritta od orale che sia, ci muoviamo in
zona test, se vogliamo sapere se lo studente ha acquisito date
conoscenze; 42 + 32 = x; dove nasce il Po? In quale anno è scoppiata la
seconda guerra mondiale? Le risposte sono queste e non altre: 25; dal
Monviso; 1939. Ed ancora; Dante è un poeta italiano: affermazione vera.
Però: Dante è un grande poeta italiano: l’affermazione non è né vera né
falsa, in quanto contiene un giudizio di valore, grande. E’ noto come
per tanti secoli Dante sia stato un poeta oscuro; il grande e l’oscuro
sono giudizi di valore che nulla hanno a che vedere con il vero/falso,
rientrano nel mi piace/non mi piace, nell’ok/non ok (per usare
un’espressione dell’analisi transazionale), quindi sono reazioni
soggettive. E ancora: quando è nato Dante Alighieri? è un quesito test;
che cosa pensi della Vita nuova? è un quesito reattivo. Mi piace
sottolineare che nella pratica psicologica molti strumenti che sono
chiamati test, sono in effetti dei reattivi: si pensi, ad esempio, al
test della famiglia o a quello dell’albero: ciascun soggetto darà una
risposta diversa a seconda di come vive il suo milieu famigliare o il
suo sviluppo/crescita. Ed è così per tutti i test proiettivi e per
quelli di appercezione tematica.
Concludendo, non solo il nostro quotidiano è un continuo alternarsi di
proposizioni test e di proposizioni reattive. Sono uscito con
Francesca, splendida donna! E’ una proposizione test seguita da una
proposizione reattiva. La stessa cosa avviene nelle aule scolastiche!
Quante proposizioni orali e scritte devono comporre i nostri studenti?
Quante di esse rientrano nella zona test? Quante nella zona reattiva?
Nella stessa interrogazione e nello stesso compito scritto! Ma è
normale che sia così! E, per quanto riguarda gli insegnanti,
quante affermazioni test si fanno in una lezione?
E per finire! Sono stato commissario di esami per almeno un
quarantennio: da quanti insegnanti, nemici giurati dei test, ho sentito
proporre domande a tappeto del tipo: chi ha scritto l’Ettore
Fieramosca? In quale canto del Paradiso troviamo Cacciaguida? Qual è la
formula dell’acido solforico? Dove scorre l’Uebi Scebeli? In quale anno
la defenestrazione di Praga? Anche oggi negli esami di Stato, in cui il
colloquio dovrebbe dare ampio spazio alle proposizioni reattive più che
a quelle test, è l’area test che la fa da padrona. Il fatto è che
condurre un colloquio veramente pluridisciplinare non è affatto cosa
semplice, ed è molto più facile e sbrigativo far passare il candidato
da una materia a un’altra! Così ciascun commissario tiene ben saldo il
suo territorio che può anche… marcare con un pezzetto di voto… pardon,
di punteggio! E allora! Nemici giurati dei test, riflettete su che cosa
fate in classe minuto dopo minuto: se fosse possibile un microteaching
– pare che con la privacy non siano più possibili – vi accorgereste
quanti minuti della vostra ora di lezione sono stati impiegati in zona
test e quanto pochi in zona reattiva.
E allora, non sparate sul… testista!
(di Maurizio Tiriticco da ScuolaOggi)
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