Le Conoscenze inerti e il ruolo del dirigente nella scuola dell’autonomia
Data: Mercoledì, 07 settembre 2011 ore 18:00:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
Ho sempre
ritenuto, per quel che vale ciò che ritengo io, che un governo non
possa affidare una preselezione dei propri quadri dirigenti più
significativi e strategici ad una batteria di test .Quando però ho
visto i test approntati tra cui verranno scelti i 100 fatidici, allora
sono trasecolata.
Intanto sottolineo che i quadri dirigenti della scuola sono in questo
momento di sbandamento etico del paese, di emergenza educativa e
socioeconomica, effettivamente figure apicali fortemente investite di
importanti responsabilità.
Ad un patto però : che il dirigente scolastico venga messo nella
condizione di “contare” veramente, di poter gestire effettivamente
tutte le difficoltà e gli imprevisti che una agenzia educativa incontra
non ogni giorno ma in ogni momento, di poter realmente realizzare
quella leadership diffusa che può sollecitare la corresponsabilità che
l’Autonomia ha dato ad ogni Istituto. Tutto ciò invece non sarà
possibile secondo la previsione o peggio la progettazione di Istituti
faraonici, cui mettere a capo dirigenti già zavorrati da plurime
reggenze, come già si sta facendo oggi…
Qual è il messaggio che implicitamente passa in questo modo? Che
l’incidenza del dirigente scolastico sulla gestione degli Istituti è
ben poca cosa, che consiste in un plusvalore minimo se le scuole
comunque si reggono con un dirigente azzoppato dal sovraccarico di
mansioni, tra cui le reggenze, paralizzato da richieste che
continuano ad arrivare in modo puntiglioso e quasi intenzionale.
Sì, intenzionale! Perché sono sempre più convinta che scippare un
po’alla volta lo spessore psicopedagogico dalle competenze di fatto del
dirigente, teorizzando come fa già qualcuno che ormai il dirigente
dovrà per forza di cose fare il manager (!), significa secondo me
realizzare un disegno in linea con una scuola che ha solo il compito di
formare le classi dirigenti, come ha recentemente affermato la Gelmini
in una intervista al Corriere della sera.
Diventa perciò quasi “rivoluzionario” affermare che se oggi la scuola
deve curare anche le eccellenze non può però abbandonare il progetto
primario e costituzionale di formare tutti al miglior livello possibile
delle potenzialità di ognuno, abbassando la dispersione scolastica.
Questo progetto si rapporta con la mission della scuola e la vision di
ogni Istituto. Tener fede a questa impostazione è però faticoso e
richiede attenzione e “cura” costante da parte del dirigente che non
può essere assorbito solo da compiti amministrativi e questioni solo
giuridiche.
La elefantiasi degli Istituti rema contro la realizzazione dell’idea di
scuola appena delineata.
Ritornando ai test e dichiarandomi completamente d’accordo con le
osservazioni critiche di Cenerini e di Tiriticco , apparse in questi
giorni nei siti, desidero aggiungere in particolare una semplice ma
altrettanto puntigliosa considerazione.
C’è una domanda inserita nella serie dei test , area 4, l’area
dove mi sono soffermata di più, che chiede il nome di chi ha forgiato
la locuzione “conoscenza inerte”, ovviamente con accanto la sua brava
risposta esatta : A.N.Whitehead !
Naturalmente sapere cosa sono le conoscenze inerti è molto importante
per un dirigente scolastico. Lo dico con molta convinzione, ma non
perché così sono state definite dal filosofo summenzionato (1923), ma
perché è certamente possibile trovarsi di fronte ancora oggi a delle
scuole che purtroppo trasmettono acriticamente una maggioranza di
saperi inattuali che rimangono “inerti”.
Per questo motivo il plusvalore di un dirigente scolastico dovrebbe
anche consistere nella forza di indicare una bussola cognitiva che
cerchi di sfrondare un po’ l’impostazione del POF, rispetto ad
una programmazione di contenuti infarciti di piccose informazioni che
niente hanno da spartire con lo sviluppo di quel pensiero riflessivo di
cui ha bisogno una scuola che oggi si consideri “sensata”.
Aver posto la domanda sulle conoscenze inerti poteva essere molto
interessante se tutta l’impostazione dell’operazione non sembrasse però
sconfessarne il senso. Ma la coerenza non abita più qui o meglio non si
usa più autointerrogarsi sulla sua presenza.
Non tutte le richieste sono cervellotiche. Ce ne soni di intelligenti e
funzionali alla professionalità ma anche una serie finalizzata a
verificare la padronanza di informazioni, di cui non sono
chiari il nesso e la relazione con la professionalità attesa, che
risulta veramente sconfortante. Veicola l’idea che il sapere utile a
sfondare non sia quello sensato ed applicabile, un sapere che oggi si
chiama “situato” , ma quello affidato ad una memorizzazione furbesca e
meccanica, consegnata ad un clic, aspetto che il nuovo dirigente
scolastico dovrebbe scoraggiare nella propria scuola.
O no?
(di Cinzia Mion da ScuolaOggi)
redazione@aetnanet.org
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