“Dispense scritte male con errori madornali”. Ma sufficienti per avanzare in graduatoria
Data: Mercoledì, 07 settembre 2011 ore 07:36:48 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Basta essere un “ente accreditato” dal Miur, e parte l’affare dei corsi telematici per acquisire attestati e relativi punti validi per scalare le classifiche di ogni tipo di carriera scolastica. Ovviamente a pagamento. Un affare di milioni di euro, spillati a giovani e non più giovani, soprattutto ai precari alla spasmodica ricerca di un posto fisso o comunque di una posizione di vantaggio per districarsi nelle più disparate forme di operazioni si cui si basano reclutamento, trasferimenti, concorsi della scuola. Un affare che ormai vede in campo centinaia di enti disseminati su tutto il territorio nazionale. La struttura più nota agli utilizzatori di queste opportunità è l’Università per stranieri Dante Alighieri di Reggio Calabria. Operativa attraverso l’Associazione Mnemosine con sede a Santa Maria del belice, in provincia di Agrigento.                          
 Nel sito ufficiale di questo ente si legge: “Oltre 150 corsi attivati. Oltre 50 sedi periferiche e 4 uffici operativi. Oltre 45 sedi di esami in 44 province e 17 regioni”. Un riscontro che viene dal campo. Pippo Frisone, sindacalista della Cgil scuola quotidianamente alle prese coi precari che chiedono una verifica del proprio punteggio dice senza mezzi termini: “L’80 per cento degli attestati che mi capita di veder viene da lì”. Ma chi sono i protagonisti di queste operazioni? Basta leggere la loro carta d’identità: “L’Associazione Mnemosine, costituita da tempo sul territorio nazionale, si occupa della formazione e della ricerca in diversi settori professionali con particolare attenzione a quello scolastico-educativo. I promotori vantano una pluri-trentennale esperienza nel campo della formazione, nonché nell’Attività Sindacale. Le numerose attività (Corsi di Perfezionamento, Master di I e II livello, Diplomi di Specializzazione, Corsi Abilitanti, ecc…), svolte in collaborazione con strutture Universitarie Statali e Legalmente Riconosciute, si rivolgono a tutti coloro che, per vari impegni personali, faticano a seguire con continuità le tradizionali attività formative in presenza”.

La presentazione si conclude con questa nota di vanto: “Negli ultimi anni, abbiamo avviato diversi progetti con alcune Istituzioni Universitarie Internazionali (Giappone, Brasile, ecc…), convinti che la formazione culturale non abbia confini”. L’elenco dei corsi spazia sull’intera area delle competenze didattico pedagogiche. Dai corsi di perfezionamento post laurea ( 1550 ore) ai diplomi annuali post diploma (1500 ore), ai corsi (500 ore), ai diplomi biennali di perfezionamento per perdenti posto (3000 ore). Tutte iniziative che collimano in effetti con le esigenze reali i decine di migliaia di docenti e non docenti oggi alle prese con ilo dramma di difendere un posto messo in discussione dai tagli, o di un posto fisso da conquistare. E nessuno potrebbe obiettare nulla se le risposte a queste esigenze fossero basate su un merito di formazione reale. Ma chi lo garantisce? Nessuno.

Le testimonianze che vengono da chi ha avuto modo di farsi coinvolgere in queste operazioni sono drammatiche. Basti leggere quello che scrive un’insegnante precaria alla Cgil scuola: “Sono un’insegnante precaria e, da qualche anno, corsi di perfezionamento, master, ecc, danno punteggio all’interno della graduatoria permanente che fa accedere al ruolo. In questi due anni mi sono ‘comprata’ 2 + 3 punti iscrivendomi ad un corso a distanza di Roma e successivamente ad un Master sempre a distanza proposto dall’Università Telematica di Roma. Delle vere buffonate. Le dispense che vengono fornite sono scandalose, raffazzonate, i contenuti sono elementari e non certo a livello universitario, a volte ci sono errori madornali e sono scritte con i piedi. Questi sarebbero i contenuti proposti per un corso post laurea?”.

Prosegue lo sfogo: “Inoltre durante l’anno vengono somministrati test a risposta multipla da consegnare prima dell’esame finale. L’esame finale consiste in pratica nel rispondere ad alcuni di questi stessi test. L’anno scorso ha fatto sostenere l’esame finale ai residenti in Lombardia a Milano: siamo stati divisi in ordine alfabetico per gruppi e per i 4 giorni consecutivi ha assegnato lo stesso testo contenente circa 30 domande a tutti i candidati …io ho sostenuto l’esame il giovedì e già conoscevo le risposte. Sono scandalizzata, amareggiata e nauseata da questa poca serietà e soprattutto la mia preparazione di insegnante non è certo migliorata, tanto meno la mia professionalità, ho pagato 500 Euro e 700 Euro per il master: ho solo pagato un ‘pizzo’ per poter mantenere all’interno della graduatoria permanente la mia posizione. Ma chi ha guadagnato? I precari sono tanti, troppi e la stragrande maggioranza di noi purtroppo per sopravvivenza a questi corsi si iscrive, sostenendo sacrifici enormi visto il nostro elevatissimo stipendio, percepito solo da settembre a giugno. Ma Facoltà Universitarie serie non possono fare nulla perché tutto ciò non avvenga più? Il Ministero esegue controlli su queste fantomatiche Università che sono solo un buon affare per chi le gestisce?”. Domande ancora senza risposta.  (di Augusto Pozzoli da Il Fatto)






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