Integrazione scolastica: i cambiamenti che fanno discutere L’integrazione scolastica non è in discussione, ma la sua realizzazione è spesso insoddisfacente
Data: Martedì, 06 settembre 2011 ore 12:55:35 CEST Argomento: Eventi
A poco più di un mese
dalla presentazione ufficiale del Rapporto “Gli alunni con disabilità nella scuola
italiana: bilancio e proposte” di Associazione Treellle, Caritas
Italiana, Fondazione Agnelli, edito Edizioni Centro Studi Erickson,
l’eco suscitata dal capitolo 5 del Rapporto è stata davvero notevole,
sia nella stampa sia nei vari Social Network e blog, per arrivare allo
scambio di idee nelle associazioni professionali e scientifiche.
Di questo fermento e di questa discussione sono particolarmente
contento, perché era uno degli obiettivi che il Rapporto si poneva,
pensando che da sempre Pólemos è il padre di tutte le cose...
Soprattutto di quelle più difficili e che ci stanno particolarmente a
cuore, come in questo caso l’integrazione scolastica degli alunni con
disabilità.
Sentendo direttamente le prime impressioni sul Rapporto, ho colto
condivisione su alcune parti del Rapporto, accanto a varie perplessità,
timori, paure e scetticismo. Queste reazioni mi hanno spinto ad
allargare ulteriormente la conoscenza degli elementi fondamentali di
questa proposta sottolineando che l’integrazione non è in discussione,
ma la sua realizzazione è spesso insoddisfacente .
Nel Rapporto non si dubita mai del valore civile dell’integrazione, né
degli sforzi e della buona volontà che migliaia e migliaia di persone
vi profondono ogni giorno. Di questo non si discute, come non si
discute del fatto che esistono molte esperienze di ottima integrazione.
Il problema sta purtroppo nella realizzazione su larga scala di
un’integrazione sufficientemente buona, in modo che i diritti di tutti
gli alunni con disabilità siano realmente esigibili e soddisfatti, in
ogni parte del nostro Paese e in ogni ordine di scuola. L’integrazione
scolastica efficace non è ancora diventata un’«istituzione» reale nel
nostro sistema formativo.
Nella ormai pluridecennale storia dell’integrazione scolastica degli
alunni con disabilità, nonostante il suo indiscutibile valore civile, i
notevoli investimenti in risorse finanziarie e umane, gli sforzi e la
buona volontà di tanti insegnanti e operatori, e alcune ottime
esperienze di buona integrazione, il sistema scuola nel suo complesso
non è ancora riuscito a creare efficaci prassi che rispondano in modo
equo e stabile ai diritti degli alunni con disabilità e delle loro
famiglie.
Il punto del Rapporto che più di altri ha fatto discutere è
l'evoluzione dell'attuale figura dell'insegnante di sostegno. L’ipotesi
progettuale prevede il passaggio degli insegnanti di sostegno
all’organico normale delle scuole e contemporaneamente la creazione di
un congruo numero di insegnanti «specialisti» ad alta competenza, con
un profilo professionale ad hoc, formati al massimo livello e stabili
nel loro ruolo.
Questi specialisti sono figure professionali a tempo pieno, in grado di
formare e supervisionare le varie componenti scolastiche, fornendo loro
competenze chiave per un’efficace didattica dell’integrazione. Gli
insegnanti specialisti non hanno ore di lavoro didattico diretto con
gli alunni con disabilità, sono operativi su base territoriale,
prestando la loro opera itinerante in una serie di scuole, e hanno sede
nel Centro Risorse per l’Integrazione (CRI).
In questo modo la figura dell’insegnante di sostegno come la conosciamo
si sdoppia in due dimensioni operative: la gran parte di essi diventa
insegnante curricolare contitolare a tutti gli effetti, assegnato alla
scuola, e una ristretta parte, rigorosamente selezionata e formata,
entra in una dimensione consulenziale tecnica ad alta competenza.
Ecco, a mio avviso, la parte più forte della proposta del Rapporto: il
superamento radicale della figura dell’insegnante di sostegno per come
la conosciamo. Contemporaneamente a un organico «normalmente»
potenziato, le scuole avrebbero a disposizione il lavoro tecnico di
insegnanti specialisti davvero in grado di fornire quelle risorse
metodologiche per far diventare la «normalità più speciale».
Queste dunque sono le linee progettuali del nuovo modello, con i punti
fermi da cui partono e gli scenari che intendono realizzare. Troppo
lontane dalla situazione attuale? Troppo pericolose? Troppo
destabilizzanti? Troppo scomode per chi vuole vivere solo di rendita di
posizione?
Alla fine di questo commento mi piacerebbe che, in tutta onestà
intellettuale, il lettore riconoscesse alla proposta, anche se fosse
nel più completo disaccordo in merito ai suoi vari aspetti, l’obiettivo
positivo e costruttivo di realizzare compiutamente un’integrazione
scolastica di qualità, in nome dei diritti degli alunni con disabilità
e delle loro famiglie, attraverso un cambiamento radicale che innovi
concettualmente in modo profondo e non si accontenti di resistere in
trincea ai continui tagli della politica scolastica governativa.
Per questo il mio invito è “Iniziamo a discuterne” su internet, sui
giornali e all' 8° Convegno Internazionale La Qualità dell'integrazione
Scolastica e Sociale di Rimini.
Dario Ianes
Università di Bolzano
Edizioni Centro Studi Erickson
www.erickson.it
http://www.convegni.erickson.it/qualitaintegrazione/
|
|