Italia spaccata in due tra tagli e caos graduatorie
Data: Lunedì, 05 settembre 2011 ore 15:15:50 CEST Argomento: Rassegna stampa
L'annus
horribilis della scuola pubblica è cominciato. «Rivoluzione
organizzativa», la chiama il ministro Gelmini, cercando di celare
dietro le parole come l'istruzione italiana sia in realtà appesa al
filo dei tagli: almeno 20mila docenti secondo il Miur. Tagli guidati
solo da una necessità di bilancio e da nessuna esigenza didattica. Il
risultato è un impoverimento senza precedenti della qualità della
nostra istruzione e, parallelamente, «uno dei più grandi licenziamenti
di massa della storia della Repubblica», secondo la Flc-Cgil (il
sindacato che tutela i lavoratori della conoscenza). Eppure Gelmini
rivendica l'assunzione di 66.300 precari tra docenti e personale Ata.
Dimentica però di aggiungere che le immissioni di ruolo annunciate per
il biennio 2012/2013 devono essere autorizzate dal ministro
dell'Economia e che saranno formulate solo se non ci saranno
«prioritarie» esigenze di bilancio. In poche parole, visto lo stato dei
conti pubblici italiani e le finanziarie che caoticamente si susseguono
per farli quadrare, è
un'utopia.
DUE PESI E DUE MISURE La realtà è che mai come quest'anno docenti e Ata
(cioè amministrativi, ausiliari e tecnici di laboratorio) rimarranno a
casa. I fortunati che riusciranno a entrare con il caos della doppia
graduatoria (solo per fare un piacere alla Lega sono state autorizzate
due liste: una di queste, quella del 2010 che penalizza gli insegnanti
del Sud, è stata dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale) si
vedranno uno stipendio decurtato e dovranno aspettare 6 anni prima di
avere un aumento. Tutto ciò per effetto del blocco dei contratti per il
pubblico impiego e di quello degli scatti di anzianità. Altrimenti
detto: per la prima volta nel nostro Paese ci sarà una massa di docenti
che guadagneranno meno dei colleghi a parità di condizioni. Un ricatto
senza precedenti per i precari pubblici. Per non parlare
dell'accorpamento delle scuole che porterà ad avere più di mille
presidi in meno. I dirigenti dovranno infatti gestire almeno due
istituti. Alcune scuole li vedranno così pochissimo. Scuole senza
presidi quindi, ma anche scuole senza ausiliari, con pochissimo
personale a pulire, a vigilare le aule, ad assistere ai disabili, ad
aprire i laboratori. Tutto ciò disegna un'Italia spaccata in due: con
istituti del nord che riescono, tra mille sacrifici, a garantire un
livello di funzionalità decente e scuole del sud in cui lo sfascio,dei
tagli si inserisce nelle difficoltà di un territorio già penalizzato.
Impossibile garantire il tempo pieno, tra ridimensionamento del monte
ore e mancanza di risorse e insegnanti per attivarlo. Non è solo una
disgrazia per i genitori che lavorano: significa che, per esempio, a
fine ciclo delle elementari un bambino siciliano avrà i media due anni
di scolarizzazione in meno rispetto a un coetaneo di Milano. Significa
anche che i ragazzi del Meridione studiano in scuole fatiscenti e non a
norma. In istituti che non hanno i soldi neanche per comprare le sedie
e i banchi che mancano. E poi c'è una funzione delicatissima come il
sostegno degli studenti disabili, svilita e umiliata. Molti precari
vengono messi infatti davanti a un bivio: accettare ore di sostegno pur
senza avere un'adeguata preparazione o rischiare di rimanere un anno a
casa senza stipendio? Il risultato è una guerra tra chi ha le
specializzazioni in merito e chi non le ha ma non può permettersi di
rimanere senza lavoro. ANELLO DEBOLE A farne le spese genitori e
alunni. Chi crede ancora in una scuola di qualità è costretto a
rivedere i suoi parametri. Ecco perché questo anno scolastico è
cominciato con forme di protesta estreme come lo sciopero della fame
condotto da Nord a Sud da personale tagliato fuori, ecco perché c'è il
rischio che saltino per sciopero anche gli esami di recupero delle
superiori. Sarà un autunno caldissimo per la scuola pubblica italiana,
che deve lottare per la sopravvivenza. Si comincia già oggi con un
assemblea pubblica di precari della scuola a Milano e un presidio di
insegnanti e Ata a Salerno, in piazza Amendola. E domani a Palermo gli
insegnanti porteranno in piazza per bruciarle copia delle loro
abilitazioni e attestati che certificano le professionalità acquisite
negli anni.? Flc-C90 «Comincia la mobilitazione che culminerà il 22
ottobre» «La lunga mobilitazione dei personale della scuola comincia
con lo sciopero generale dei 6 settembre dice Domenico Pantaleo,
segretario nazionale Flc-Cgil ma non solo perché con l'inizio dell'anno
scolastico organizzaremo in tutta Italia assemblee con gli enti locali,
i movimenti e I genitori che si oppongono alla devastazione della
scuola pubblica firmata Gelmini-Tremonti. li tutto in vista della
grande manifestazione nazionale dei mondo della scuola del 22
ottobre». (da l'Unità di Luciana Cimino)
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