L’insegnante: “Carte cambiate a giochi aperti”. Professoressa vicina alla meta “Adesso mi sento tradita”
Data: Mercoledì, 31 agosto 2011 ore 11:25:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Questa cosa mi angoscia, mi fa venire una gran rabbia. È tutto il giorno che ricevo telefonate di persone nelle mie condizioni. Mi ero fatta tutto un programma. Sarei andata in pensione presto e avevo tante cosa da fare: avrei avuto più tempo per scrivere i miei libri per le scuole, e per fare più spesso la volontaria nella Croce Rossa. E invece mi hanno cambiato le carte in tavola a giochi aperti». Donatella Bottero, che insegna inglese in una scuola per geometri di Torino, non si dà pace, anche se dice: «Adesso comincio gli esami di settembre. Magari tornando a lavorare mi passa tutto. Ma che peccato».          
Al tempo. Lei quanti anni ha? E quale storia?

«Sono nata nel 1956. Lavoro nella scuola dal 1977 o 1978, ho fatto pochissimo precariato, per cui avevo quasi raggiunto i 35 anni di anzianità, a parte un piccolo scatto che avrebbe comunque comportato un ritardo. Ma così...».

Scusi, non si arrabbi ancora di più. Ma guardi che parecchi esperti di previdenza non si commuoverebbero per il suo caso. Le direbbero: lei è una signora giovane, continui a lavorare.

«Può darsi. Ma avrebbero dovuto dirmelo prima. Invece questa cosa retroattiva è una promessa tradita».

Lei ha già pagato per il riscatto degli anni di laurea?

«No. C’è una prassi nella scuola, per cui si fa domanda per il riscatto quando si passa di ruolo, però il pagamento resta sospeso. Si salda più avanti lo stesso ammontare che si sarebbe pagato al momento della richiesta. In questo siamo più fortunati degli altri lavoratori che hanno pagato senza sapere. Ne conosco uno che ha versato 120 mila euro. Credo che diventerà un terrorista» (ma si sente al telefono che la professoressa lo dice come battuta, NdA).

I calciatori come Eto’o che vogliono cambiare squadra ottengono quello che vogliono, in barba al contratto, perché nessuno può obbligarli a lavorare. E voi insegnanti «scippati»? Farete ostruzione? Giorni e giorni di mutua selvaggia?

«Ma per carità! Ho fatto l’ultima malattia due anni fa: dieci giorni d’influenza col febbrone, e ho subìto una decurtazione di 148 euro in busta paga per le regole di Brunetta. Come fa a paragonarci ai calciatori? Loro scioperano e tutti si interessano. Noi siamo delle nullità».

Quando le dicono che voi professori non siete mal pagati, soprattutto in rapporto alle non moltissime ore lavorate, lei come risponde?

«Su questo ho un’opinione diversa dalla maggior parte dei miei colleghi, e di sicuro non riuscirò a convincerli. Io ho visto come funzionano le scuole all’estero. Ho notato che negli altri Paesi gli insegnanti passano più ore di noi fra le mura della scuola. Qui c’è una certa tendenza a scappare via appena finisce l’orario. È vero che poi passiamo altro tempo a casa a correggere i compiti e a preparare le lezioni, ma questo tempo non viene apprezzato come vero lavoro dal resto della società, sembra un parttime. Invece all’estero molte di queste attività vengono svolte fra le mura della scuola. Per giustificare socialmente un aumento di stipendio dovremmo passare più tempo a scuola. Ma il messaggio non passa».
          (da La Stampa di Luigi Grassia)

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