La scuola, vaso di creta tra vasi di ferro
Data: Mercoledì, 31 agosto 2011 ore 10:30:00 CEST
Argomento: Redazione


Con il primo settembre parte il convoglio ferroviario della scuola con i suoi vagoni di  circa mille scuole, e le classi affollate da numerosi passeggeri: alunni, docenti e personale ATA
Mentre è ancora in forse l’approvazione dell’alta velocità per la tratta Berlino-Palermo, che si realizzerà tra vent’anni,  il “trenino” della scuola siciliana parte sbuffando  e alla guida della locomotiva ci sarà quest’anno il  nuovo direttore regionale: la dott.ssa Maria Luisa Altomonte, la quale porta la ricca esperienza delle scuole dell’Emilia Romagna,ove,  grazie ad un’illuminata e saggia politica scolastica, sono stati conseguiti traguardi di eccellenza.
La metafora manzoniana che vede la scuola come un vaso di creta, costretto a viaggiare tra i vasi di ferro nel vagone dell’economia nazionale, agganciata al treno internazionale e mondiale, descrive in maniera essenziale il momento storico che sta vivendo la scuola italiana, incardinata nel tessuto e nelle problematiche nazionali e internazionali.
La scuola è fragile, debole, per alcuni erroneamente “improduttiva”, ma nello stesso tempo è presente, è essenziale, è vitale allo sviluppo e alla crescita della società.
Sono pochi coloro che lo comprendono e si pongono il problema sul come fare per migliorare la scuola, dato che le apparenti riforme e innovazioni dai frutti che si evidenziano sembrano apportare soltanto svantaggi e non certamente la tanto attesa qualità dell’istruzione e della formazione del cittadino.
Come la giara di Pirandello, la scuola è stata rattoppata alla meno peggio e sono ben visibili i ganci ed i fori delle connessioni spesso mal fatte, degli accomodamenti tampone  e non sempre funzionali.
Chi c’è dentro non può uscire… “ci fa i vermi” diceva il buon Zi’ Dima ed il prolungamento degli anni di servizio costringe tanti, desiderosi di andare in pensione, a restare nel fondo della giara.
 Chi vuole entrare non ha alcuna immediata prospettiva, perché la bocca della giara è stretta, e c’è inoltre il doppio collare del precariato da sgonfiare. Si dovrà attendere fino al 2018 per rinnovare le risorse vitali della giara e rilanciare la scuola verso nuovi lidi.
Intanto l’anno scolastico inizia, gli alunni vengono a scuola e chiedono cultura e formazione, i genitori, che pagano le tasse, hanno il diritto di reclamare per i loro figli servizi scolastici efficienti e produttivi e invece… ci saranno (speriamo soltanto) per i primi giorni dell’anno classi senza docenti, aule senza banchi, scuole non pulite e poco accoglienti, carenti nei servizi di sicurezza e di prevenzione.
Il nuovo assetto del dimensionamento scolastico, secondo le indicazioni della legge n.111 del 15 luglio 2011, prevede che scuole con meno di 500 alunni siano date in reggenza e per l’anno successivo saranno accorpate ad altre istituzioni viciniori al fine di ottenere scuole autonome con mille alunni. In Sicilia si prevedono 931 istituzioni scolastiche  autonome, invece delle attuali 1.156 scuole e si perdono 225 posti  direttivi (presidi e direttori dei servizi amministrativi).
Al nuovo direttore non possiamo neanche assicurare le mille scuole, con altrettanti mille presidi per una nuova spedizione liberatoria e di autonomia.
Alla politica nazionale dei tagli di risorse, riduzione delle ore per alcune materie con diminuzione di cattedre e posti di lavoro anche per il personale ausiliario e di segreteria, si aggiunge anche la riduzione delle risorse regionali e dei servizi di competenza degli Enti Locali: i Comuni per le scuole del primo grado e le Province per le scuole del secondo grado.
Quando le Province scompariranno chi provvederà ai servizi della scuola secondaria di secondo grado?  Sono interrogativi che offuscano ancor più  la già nera coltre di fumo che circonda il mondo della scuola.
A causa delle carenti strutture e limitati servizi sono poche le scuole nelle quali si attua il tempo pieno ed il tempo prolungato. A Catania le classi a tempo pieno partono, ma  con un organico ridotto, utilizzando i residui orari delle risorse interne.
Il nuovo anno scolastico, che annuncia già due giornate di sciopero nei primi giorni di settembre, si prevede “caldo” e carico di tensioni e ne subiranno le conseguenze anche gli studenti che dovrebbero essenzialmente pensare a studiare.
L’attenzione ai giovani, la centralità dell’alunno-persona a scuola è un valore che nessun riordino ordina mentale dovrà scalfire e l’ha ribadito il Presidente Giorgio Napolitano, assegnando alla scuola il compito di dare certezze e praticare la sussidiarietà.
Spesso il mondo della scuola ha identificato nell'incertezza il metodo dell'insegnamento considerando buon insegnante chi non comunica certezze. Il Presidente della Repubblica ha avvertito che è la certezza che educa, che fa crescere, che fa diventare grandi. La scuola, infatti, apre gli occhi al vero e aiuta a scoprire la dimensione dei valori e dell’Assoluto.
L’educatore che teorizza l'incertezza indebolisce i giovani, li mantiene fragili, mentre la società di oggi reclama persone forti e decise. La scuola, “palestra di vita” ha questo compito ineludibile.
La Costituzione italiana ha disegnato una scuola libera e autonoma, invece  nell’attuazione pratica si è radicato sempre più lo statalismo centralista, che mortifica  di fatto l’autonomia e la parità.
Ritornare alle radici e recuperare il senso genuino dell’autonomia e della parità anche attraverso
il cammino di sussidiarietà  e di cooperazione tra la scuole e le altre istituzioni  è il assegnato dal Presidente della Repubblica alla scuola italiana per il nuovo anno scolastico, che si preannuncia con molte ombre e tante difficoltà.


Giuseppe Adernò

giuseppeaderno@gmail.com






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