Allarme della responsabile del Pd, Puglisi: ''Il sistema acuisce il divario tra Nord e Sud''
Data: Mercoledì, 31 agosto 2011 ore 09:30:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


A poco più di dieci giorni dal ritorno sui banchi per gli studenti italiani tornano all’attenzione dei media e dell’opinione pubblica le problematiche del
 mondo della scuola. Del resto i primi di settembre registrano anche le operazioni di immissione in ruolo e il conferimento delle supplenze annuali sia dei docenti che del personale tecnico amministrativo. Ma a fare il punto della situazione e a delineare scenari poco gratificanti, per altro noti agli esperti del settore, tocca per strill.it alla responsabile nazionale della scuola del PD, Francesca Puglisi
C’è  da aspettarsi  ancora un autunno caldo, come quello del 2010, per quel che riguarda il mondo dell’istruzione in Italia?                            
 La situazione è drammatica. In questo mese entrerà a regime la terza tranche dei tagli prevista dall’art. 64 della legge 133/2008 che in totale ha tolto 8 miliardi di euro e 132.000 posti di lavoro in tre anni nel settore. E già quest’anno saranno 45.000 docenti e 19.700 Ata che mancheranno nelle scuole da settembre. Saltano le scuole di compresenza a tempo pieno e già i dirigenti scolastici stanno facendo i salti mortali per cercare di coprire il tempo lungo che la Gelmini intende spalmare su 27 ore settimanali. E mentre da noi si ragiona in termini di risparmi sul sistema, in Europa già da qualche tempo hanno capito che, per uscire dalla crisi, è necessario investire sull’istruzione e la formazione dei giovani. Noi, se vogliamo restare in corsa, dobbiamo eliminare o quanto meno ridurre il tasso del 20% di dispersione scolastica
Recentemente il leader di Idv Di Pietro, in tema di immissioni in ruolo, ha parlato di “pateracchio Gelmini”, Lei, invece, come valuta l’operato  del Ministro di Viale Trastevere?
Tutto quello che ha riguardato la scuola non è stato dovuto a semplice incompetenza da parte del Ministro, ma a un chiaro segno politico. Che, se vogliamo, è quello che si sta portando avanti in questi giorni con una manovra finanziaria che peserà sui ceti medi e non toccherà i privilegi delle classi più abbienti. Così come la politica nel settore dell’istruzione non farà che accrescere il divario tra Nord e Sud, se non ci saranno concreti investimenti nel Mezzogiorno e non si vorrà concretamente potenziare la scuola da Roma in giù. Non è più un mistero per nessuno che i livelli di apprendimento migliorano se si lavora bene nei primi anni di vita dei bambini e pertanto resta fondamentale la formazione nella scuola di infanzia e nella primaria. Potenziare gli asili nido e le elementari, del resto,  non solo  potrebbe garantire un successo formativo sicuro, ma anche favorire l’occupazione femminile consentendo alle donne di lavorare piuttosto che badare ai figli
Torniamo alla Gelmini e al caos che si sta creando in questi giorni con le immissioni in ruolo, per altro diecimila retrodatate al 2010/2011 e basate, quindi, su graduatorie che non hanno più valore giuridico essendo state pubblicate, nel frattempo le nuove per il triennio 2011/2014.
Anche sotto questo aspetto la Gelmini è stata un ministro disastroso e i suoi provvedimenti sono stati censurati sia dai tribunali amministrativi e dalla Corte Costituzionale. Noi del Pd, con il ministro Fioroni, avevamo elaborato il sistema della graduatorie ad esaurimento, senza possibilità di trasferimento di provincia, accompagnando il decreto ministeriale con un piano di assunzioni triennali di 250.000 docenti. La Gelmini, invece, per coprire i tagli alla scuola, e creare l’illusione di poter  raggiungere più velocemente l’immissione in ruolo, ha proposto ai precari la possibilità in tre province, non in base al punteggio spettante, ma in coda. Un decreto anticostituzionale che come tale è stato bocciato dalla Corte
Tanto che le ultime graduatorie sono state rifatte in extremis, inserendo pleno iure i ricorrenti secondo il punteggio spettante (a pettine nda) e sulle quali gli uffici scolastici regionali stanno effettuando le immissioni retrodate al 2010/2011. Anche se, c’è da registrare un atteggiamento non uniforme degli Usp in materia, per cui alcuni uffici starebbero attingendo dalle graduatorie senza nominare i ricorrenti.
Regna il caos più sovrano e il Ministro, tirato dalla giacca, ha iniziato un valzer di pasticci al quale potranno porre rimedio soltanto ulteriori ricorsi. A discapito della qualità didattica, poiché non solo si stanno ritardando le operazioni di immissione in ruolo, ma anche gli incarichi annuali. Quindi, probabilmente, a novembre i nostri figli sapranno quali sono i docenti che insegneranno nelle loro classi. Si sarebbe potuto risolvere il problema immettendo in ruolo 100.000 precari, senza spendere un euro in più, invece che indebolire le casse dello Stato tra ferie non pagate e tfr, che ogni anno solo devoluti a chi lavora con contratto a tempo determinato. E’ chiaro che il risultato ottenuto di 67.000 immissioni tra docenti e Ata resta il frutto di una lotta durissima che ci ha visto impegnati assieme alle parti sociali. Anche se resta la scelta infelice di adeguare gli stipendi dei docenti neo immessi in ruolo, solo dopo il nono anno di servizio (e per questo l’accordo non è stato siglato dalla Cgil) perché significa che nello stesso comparto non ci sarà eguaglianza retributiva tra la medesima categoria di lavoratori
Quali sono le vostre proposte, invece?
Dal punto di vista economico, lo sblocco di 200 miliardi di evasione fiscale che sono volatilizzati dai protetti di Berlusconi e che potrebbero essere destinati all’istruzione. Poi restano i dieci punti del Pd per la scuola che abbiamo pubblicato sul sito www.partitodemocratico.it/scuola. In generale noi crediamo nel valore dei laboratori e della lori importanza per la formazione dei giovani nel settore delle scienze e delle lingue straniere e, più in generale, sulla ricostruzione delle scuole professionali in grado di fornire esperti al mondo dell’industria italiano. Crediamo anche nella possibilità, da parte degli enti locali di redistribuire gli organici, pur sempre alle dipendenze dello Stato, per sopperire alle necessità dei singoli territori.
L’ultima domanda ha sapore squisitamente locale. Avrà certamente sentito parlare della polemica innescata dall’assessore provinciale vicentino all’istruzione Martini, sui venti 100 e lode del Liceo “Da Vinci” di Reggio Calabria. Cosa ne pensa?
Credo che l’assessore dovrebbe interessarsi alle problematiche del suo territorio. Quello che è importante è che, invece, le stesse opportunità di formazione siano riservate agli studenti del centro storico di Torino e del quartiere Zen di Palermo. Perché ciò sia possibile è necessario garantire la stessa qualità di apprendimento. Per questo noi intendiamo dare attuazione al Titolo V della Costituzione e pensare a una seria ripartizione delle risorse
 (da http://www.strill.it/)

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