Piccole scuole crescono e…. muoiono nella indifferenza, mentre se da cani sciolti si diventasse branco?
Data: Martedì, 30 agosto 2011 ore 10:30:00 CEST
Argomento: Redazione


Dopo i cortei e le marce di protesta dei “piccoli sindaci”,   ecco sembra  rientrato il decreto salva comuni ed anche  Pedesina, il più piccolo comune d’Italia nella provincia di Sondrio con 31 abitanti è rimasto salvo e continuerà a vivere
I “piccoli sindaci”, come li hanno chiamati i giornalisti nei quotidiani nazionali e nelle riprese televisive,   non sono “ i ragazzi sindaci” del Consigli Comunali dei ragazzi, progetto ideato da qualche illuminato dirigente per insegnare  agli studenti la democrazia partecipativa, attraverso un imparare facendo, bensì i sindaci dei piccoli comuni, i quali si sono coalizzati e facendo sentire la loro voce, anche “politica”. grazie agli appoggi dei “padrini” dei rispettivi partiti di appartenenza, sono riusciti ad ottenere di “restare in vita”.
“Si isti et illi , cur non nos ? ”  recita un vecchio adagio latino che è carico di significati emulativi nell’ottica del bene. Per la scuola italiana e siciliana , però è tutta un’altra musica.
Le Direzioni Regionali  tagliano scuole con 499 alunni, che sono anche diventati 506 come nel comune di Roccalumera e che inizieranno l’anno scolastico con un “preside reggente” e sono destinati ad essere accorpati a quelli di altri paesi per raggiungere la quota di mille studenti.
Per accumulare mille alunni occorrono a volte sommare gli studenti di tre paesi distanti anche venti chilometri. Una volta le scuole di montagne erano dotate anche dei muli per accompagnare le maestre nelle scuole rurali. Ora ti levano persino la sedia da sotto ….
Le scuole che avranno un preside “reggente” sono destinate  a morire  e quello che inizia  sarà come una lunga agonia di nove mesi, che certamente non produce qualità e benessere per gli utenti: alunni e genitori e semina sconforto  e amarezza tra gli operatori scolastici, sempre più incerti e “precari”, anche se  formalmente  di “ruolo.
Perché non lottare uniti ed insieme? Perché non conseguire traguardi comuni per il bene della scuola, che a parole tutte vogliono  di qualità.
Per la scuola non esiste un’ANCI  potente  e capace di essere una “forza”. Le tante piccole sigle sindacali che iniziano con la “A” o con la “D”,  essendo piccole e frastagliate, sono prive di forza e di efficacia.  La loro rappresentatività è solo  una formale presenza nei tavoli tecnici, dove si decide come favorire alcuni amici  ed i soliti raccomandati,  che vorrebbero restare “ignoti”.
 Anche i sindacati di categoria, confederali,  autonomi, avventizi, e stagionali,  promuovono  soltanto  assemblee e scioperi inutili ed infruttuosi, arrecando danno soltanto agli alunni  che vengono privati di un giorno di scuola (apparentemente gradito) e dando lo zuccherino di un giorno di riposo ai docenti, stanchi di una settimana di scuola.  Anzi adesso hanno inventato la soluzione intelligente di organizzare gli scioperi e le assemblee di venerdì, così per le scuole che hanno il sabato libero, si  fanno diversi “ponti” durante il mese…. alla faccia di Brunetta!
La scuola non ha al momento  contropartita da offrire  e  la categoria degli operatori scolastici  agisce da sempre da “cani sciolti” : ciascuno per sé e… nessuno per tutti.
Non basta soltanto lamentarsi, agitarsi nei cortei, colorati di rosso, incatenarsi ai cancelli , serve a ben poco ed abbiamo visto che non produce nulla.
“Si isti et  illi , cur non nos ?
Armiamoci e… partiamo


Fioretto
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