Scuola, il grande caos delle assunzioni. Ogni regione si muove autonomamente e il Ministero fatica a precisare. 3mila precari del sud rischiano di nuovo l’esclusione
Data: Lunedì, 29 agosto 2011 ore 06:57:01 CEST Argomento: Rassegna stampa
Al tutti contro
tutti che da qualche anno regna nel variegato universo del precariato
scolastico si aggiunge in questi giorni un ulteriore tassello. Al nord,
molti Uffici scolastici provinciali (ex provveditorati agli studi)
hanno infatti deciso di congelare le
10mila assunzioni dei docenti precari della scuola da attuare
attraverso le vecchie graduatorie, quelle, per intenderci, al centro di
una battaglia legale per l’inserimento in ‘coda’ dei precari migrati da
altre provincie, in particolare dal
sud.
Il pomo della discordia è rappresentato ancora una volta dai 3mila
insegnanti (quasi tutti del sud) che il commissario ad acta, nominato
nel 2009 dal Tar del Lazio, ha imposto di inserire a ‘pettine’ (cioè
per merito) nelle stesse liste. Piemonte, Veneto, Lombardia e Toscana,
al contrario, sembrano muoversi nella direzione di un generale
accantonamento di questi posti. Ufficialmente il blocco è motivato con
l’attesa della sentenza di merito del Tribunale ma la sostanza, a torto
o a ragione, è sempre la stessa: al nord quei supplenti non ce li
vogliono.
Nonostante le impressioni, con questa storia la discriminazione c’entra
poco, la questione è politica: la maggior parte dei precari riammessi
per merito nelle liste del nord ha infatti punteggi superiori ai loro
colleghi ‘autoctoni’, che pure hanno maturato nel tempo legittime
aspettative di assunzione. Le sentenze in serie di Tar, Consiglio di
Stato e Corte Costituzionale sembrano non essere riuscite ad avere la
meglio sul Ministro Gelmini che nel 2009, in sede di conversione di
legge aggiunse al testo del decreto ‘salva precari’ una norma che di
fatto congelava le graduatorie nelle regioni del nord consentendo il
trasferimento in altre liste provinciali solo in ‘coda’.
In sostanza chi si fosse voluto trasferire, avrebbe potuto farlo a
danno del proprio merito perché secondo le disposizioni la precedenza
di fatto spettava, in base ad un punteggio minimo, agli insegnanti già
registrati nelle graduatorie. Non è un caso che la maggior parte di
coloro che si sono trasferiti nelle liste del nord provenga dal sud e
di conseguenza non stupisce l’attivismo con cui la lega ha guidato le
mosse del Ministero in questi anni. Quest’ultimo in realtà si era
formalmente impegnato ad agire in ottemperanza alla sentenza della
consulta che a febbraio di quest’anno aveva dichiarato incostituzionale
la norma.
Nel 2007 l’allora Ministro della pubblica istruzione Giuseppe Fioroni
congelò di fatto le graduatorie rendendole non più ‘temporanee’ ma “ad
esaurimento”, con l’obiettivo di assorbire la gigantesca mole dei
precari attraverso un grande piano triennale di assunzioni, evitando in
questo modo che le stesse si gonfiassero a dismisura. Caduto il
governo, le norme volute dalla Gelmini hanno invece sbloccato le
graduatorie e il ministero si è inventato il contestatissimo sistema
dell’inserimento ‘in coda’. Da quel momento sono partiti milgiaia di
ricorsi, la maggior parte dei quali patrocinata dall’Anief,
un’associazione sindacale impegnata nella tutela dei ricorsi
amministrativi nella scuola.
Gli insegnanti meridionali hanno punteggi più alti perché in media
hanno più anni di esperienza alle spalle e questo nelle liste li
colloca nelle posizioni più elevate, ma non solo al nord. Nel Lazio
infatti, moltissimi insegnanti si sono visti spesso scavalcare nelle
graduatorie della scuola elementare dagli oltre 5mila loro colleghi del
sud (soprattutto campani), che si sono trasferiti in massa a seguito
della sentenza della Consulta. I precari romani hanno protestato con il
Ministero chiedendo di poter accedere ai fascicoli per verificare la
reale legittimità di questi super-punteggi.
In campo però non c’è solo la Lega. Il Pd veneto infatti ha presentato
una mozione, approvata all’unanimità dal consiglio regionale, per
congelare le graduatorie 2010/2011 e attingere solo da queste le
assunzioni previste a settembre. Sulla vicenda il Partito Democratico
sembra spaccato al suo interno con il deputato Tonino Russo che invece
ha chiesto un’immediata inversione di rotta agli Usr, sposando di fatto
le tesi dell’Anief. In ballo, al sud come al nord, ci sono migliaia di
voti: basti pensare che i precari individuati dal piano triennale di
assunzione previsto a suo tempo da Fioroni erano infatti più di
150mila.
Il nuovo piano messo appunto dal Miur prevede a settembre 30mila
assunzioni, un terzo delle quali (10mila) da individuare sulla base
delle vecchie graduatorie ad esaurimento. A questo punto, la decisione
delle regioni settentrionali riapre i giochi e mette di nuovo in mostra
la babele normativa e burocratica che in questi anni ha generato il
caos nella scuola pubblica e scopre di nuovo il fianco ad una possibile
raffica di ricorsi davanti al giudice del lavoro. Un pasticcio in buona
parte merito del Ministero Gelmini ma è chiaro che gli interessi
politici e quindi clientelari in campo hanno di fatto compromesso la
situazione. A pochi giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico sulle
assunzioni sembra regnare l’anarchia: ogni regione si muove
autonomamente e il Ministero fatica a dare disposizioni precise. A
centocinquant’anni dall’unità, sulla scuola, si torna all’Italia dei
comuni.
(da http://www3.lastampa.it)
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