Il ''sugo'' della Storia...al Cinema per i 150 anni dell'Unità d'Italia
Data: Domenica, 28 agosto 2011 ore 17:59:29 CEST
Argomento: Associazioni


La scommessa pare sia stata vinta! Non era affatto scontato prevedere una buona riuscita, a fine agosto, di una rassegna cinematografica sull'Unità d'Italia.

Eppure, sin dalla prima serata di proiezione, lunedì 22, il pubblico - circa 200 presenze a spettacolo - ha raccolto con interesse e partecipazione la proposta dell'Assessorato provinciale alle Politiche Culturali.

Il segreto del successo dell'iniziativa che si è avvalsa dei servizi della Soc. Cinestudio, sta, forse, in un insieme di fattori il primo dei quali la scelta della “location” dove far vedere i film.

L'anfiteatro delle Ciminiere di Viale Africa, infatti, ha dimostrato ancora una volta l'enorme potenzialità che ha, non che avrebbe, un luogo ( non un “non luogo”!) pubblico, destinato e vocato a una fruizione sociale, ricreativa, spettacolare, culturale!

Lo si è plasticamente e clamorosamente capito sin dal primo film quando, iniziata da pochi minuti la visione dello splendido Allonsanfan dei fratelli Taviani, era possibile perdersi in un “rapimento estetico-estatico” tra le scene della pellicola, vecchi ruderi architettonici dell'Italia di inizio '800, dove si svolgevano le riunioni dei rivoluzionari “carbonari” e il sito che ci ospitava, la meravigliosa

archeologia proto-industriale delle raffinerie catanesi di fine '800. Era facile, insomma, confondere lo schermo e ciò che proiettava con il luogo fisico nel quale veniva proiettato: magie del Cinema!

Le due perle assolute delle dieci serate alle Ciminiere sono state Senso e 1860; questi

due autentici capolavori della cinematografia italiana, infatti, racchiudono il “sugo” della rassegna, in particolar modo riguardo agli “italiani ieri” e alla lettura che, 150 anni dopo, possiamo dare del nostro Risorgimento. E lo fanno, sia Visconti che Blasetti, senza cadere mai nel didascalico o nel facilmente retorico o, peggio, propagandistico.

Pensiamo alla controversa, a tratti contraddittoria,  ma esaltante e irripetibile figura di Luchino Visconti. Nella sua stessa persona, infatti, si possono riscontrare e rispecchiare tutte le laceranti vicende, tra struggente, ammaliante e peccaminosa “sensualità” della “storia” tra la nobildonna veneziana (giova ricordare da quale famiglia milanese discendesse il Maestro?) e il giovane ufficiale del grande impero viennese.

Certo, atmosfere decadenti e visione a volte manierista, calligrafica e indulgente, Visconti veniva dal teatro e da quello lirico in particolare, ma puntuale e intelligente lettura storiografica della fine di un'intera epoca, quella- appunto- delle aristocrazie europee.

E come non vedere nello splendido bianco e nero di Blasetti, 1860, una, magari inconsapevole, inconscia, forte anticipazione di quello che sarà, poi, la più grande stagione del cinema italiano, quel Neorealismo che per decenni, sino a oggi, ha ispirato i più grandi cineasti di tutto il mondo?

Protagonista del film realizzato addirittura nel 1934, a ben vedere “nel mezzo del cammin” dei Nostri 150 anni, infatti, non è “l'eroe dei due mondi”, ma...Carmeliddu, cioè Carmelo Trau, un picciotto che viene inviato dai suoi compaesani, in agitazione contro i borbonici, “sul continente” per imbarcarsi a Genova con Garibaldi.

Garibaldi, addirittura, Blasetti ce lo fa solo intravedere per qualche secondo, in pochissime inquadrature! Più “neorealista” di questo?

Non si può ovviamente tacere, a proposito di storia e storiografia e di come anche il cinema risenta delle vicende del “secolo”, che per molti il film...non esiste nemmeno! Nel senso che conoscono so-

lo la nuova edizione del 1951, che infatti cambiò pure titolo, I Mille di Garibaldi, cambiò montaggio, musiche e - ovviamente- tagliò il finale di ambientazione fascista...chissà oggi?!

Non resta che augurarci buon divertimento per le ultime proiezioni, da questa sera a Mercoledì 31, da Papaleo ad Albanese, infatti, c'è molto da ridere, sorridere e riflettere sugli “italiani oggi” e pensare che, senza necessariamente aver bisogno di ricorrere a celebrazioni, si possa, a partire dai prossimi mesi, innanzitutto nelle scuole, ma non solo, riprendere e, magari, estendere questa esperienza.

Attraverso la “settima arte” riflettere su cosa è stato il nostro Risorgimento e cercare di capire, 150 anni dopo - appunto- quando per la prima volta la stessa Unità nazionale è messa in discussione da chi ( incredibile dictu!) ci governa con le camicie verdi (povero Garibaldi...), chi e cosa siamo diventati.

 P. S.

Venerdì 26, al termine della proiezione di 1860, sulla scena finale che proclamava, davanti alle vittime garibaldine di Calatafimi, il raggiungimento comunque dell'Unità d'Italia, è partito un ap-

plauso spontaneo di non pochi spettatori!

Solo questo vale l'intera Rassegna...

 

 

                                                                            Prof. Fabio Gaudioso, per la Cinestudio







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