Non chiamateli ESAMI. Si tratta solo di VERIFICHE sui debiti formativi (Df).
Data: Sabato, 27 agosto 2011 ore 12:25:07 CEST Argomento: Opinioni
Il debito formativo (Df) scolastico è una insufficienza, non grave, in
una disciplina curriculare, tale da far sospendere il giudizio di
ammissione alla classe successiva fino alla risoluzione (recupero) di
detto debito.
Il sistema del Df nella secondaria superiore
venne creato dal ministro Francesco D'Onofrio con la legge 352/1995,
che dava un colpo di spugna agli esami di “riparazione”, nati in
seguito ai Regi decreti degli anni venti dell’E.F. Per le scuole
elementari e medie, la riforma era stata fatta dal ministro
Franco Maria Malfatti (legge 517/1977).
Nel 2007 il ministro Giuseppe Fioroni ha
riformato il sistema del debito formativo imponendo che questo venga
recuperato entro l'inizio del nuovo anno scolastico, e rendendolo di
fatto simile all'esame di riparazione. In teoria, gli esami di
riparazione non sono mai stati reintrodotti per legge. In pratica…
Chiamala come vuoi, è “sempri pasta e cucuzza”!
E no. La
legge non ammette ignoranza neppure da parte dei docenti.
Settembre è alle porte. Tra poco i docenti
decideranno quali studenti hanno saldato i debiti formativi. Lo
studente, con giudizio sospeso, ha ricevuto a giugno una scheda
relativa alla materia con l'elenco dei contenuti da recuperare e con
indicazioni relative al metodo di studio e ha l’obbligo di sottoporsi
alle verifiche programmate perché soltanto se supererà la prova di
“settembre” sul Df potrà accedere alla classe successiva. E’
comunque il CdC che determina le modalità di realizzazione delle
verifiche (scritte o scritto-grafiche e/o orali); che verbalizza i
risultati delle verifiche documentabili relative agli interventi di
recupero condotte dai docenti delle discipline interessate, con
l’assistenza di altri docenti del medesimo CdC; che assume dai docenti
gli obiettivi e le certificazione dell’esito dei recuperi e delibera di
conseguenza. Lo scrutinio deve essere svolto dal consiglio di classe
nella medesima composizione di quello che ha proceduto alle operazioni
di scrutinio finale. In ogni caso l’eventuale assenza di un componente
del consiglio di classe dà luogo alla nomina di altro docente della
stessa disciplina secondo la normativa vigente.
Due
sono gli eccessi da evitare assolutamente da parte dei docenti:
(1) Regalare, indistintamente, la promozione a tutti gli alunni con
giudizio sospeso cancellando i debiti formativi anche non saldati.
Spesso per futili motivi, per sensi di colpa, per raccomandazioni o
minacce, altre volte per avere i numeri per la formazione delle classi…
(2) Mettere alla prova e interrogare su tutto il programma della
disciplina anziché sulle parti indicate nella scheda informativa,
allegata alla lettera di giugno inviata alla famiglia. Prima del 1996
l’esame di riparazione di settembre comportava la preparazione su tutto
il programma svolto nell’a.s. perché gli alunni “rimandati” venivano
sottoposti ad un esame de universis come il rifacimento di un edificio
completamente diroccato. Si diceva riparazione (di qualche danno?) e si
faceva una ricostruzione completa. Dopo l’abolizione degli esami di
“riparazione” i docenti non informati pretendono dagli alunni non tanto
la preparazione sui deficit culturali di parti dei programmi, quanto la
ripetizione di tutto.
Il vecchio
prof ricorda a se stesso, da sempre, che l'alunno non è un
"accumulatore" di conoscenze diverse, ma un soggetto che elabora, che
costruisce conoscenze con il proprio pensiero. Quindi noi insegnanti
non saremmo competenti nella valutazione se ci limitassimo a misurare
la ricezione più o meno ricca di conoscenze. Un'autentica valutazione
richiede di sapere svelare, analizzare e comprendere il processo
formativo, attraverso il quale l'alunno riesce a padroneggiare le
conoscenze recepite, cioè ad affermare, trasformare e trasferire il
contenuto appreso. Un processo formativo viene rilevato e valutato
sulla base della padronanza dei contenuti e delle capacità di autonomia
di giudizio critico e discernitivo. La natura meramente
classificatoria del voto numerico è del tutto incongruo con l'esigenza
di polarizzare l'attenzione sui suddetti processi che costituiscono i
veri indici di misurazione qualitativa di una maturità globale della
persona.
Il vecchio
prof ricorda a se stesso (e ai colleghi) che la collegialità
dona all'atto valutativo una connotazione di integrità e
pluridimensionalità che non avrebbe se esso venisse formulato dalla
competenza specifica di un solo commissario. La collegialità è un
prisma che consente di vedere e valutare un prodotto culturale e
professionale di un alunno sotto molteplici punti di vista, dei quali
l'uno non esclude l'altro. La scadenza di un aspetto, evidenziata dalla
competenza di un commissario, non può compromettere la validità di un
altro aspetto evidenziata dalla competenza di un altro commissario, e
viceversa. E' la globalità degli aspetti, mirata al conseguimento degli
obiettivi didattico- formativi che deve essere valutata, perché solo
questa consente di valutare un alunno nella sua poliedricità.
Giovanni
Sicali
giovannisicali@gmail.com
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