Precari, libertà e diritti. Le GaE provinciali ingabbiano chi non può trasferirsi nei "ruolifici"
Data: Venerdì, 19 agosto 2011 ore 06:00:00 CEST
Argomento: Opinioni


Lettere in redazione
Amareggiato dal vedere la frustrazione negli occhi di mia moglie che dopo 15 anni di servizio fa ancora la contabilità dei punti e misura le distanze per l’Italia su google maps, dal ritrovarsi a discutere su come e dove smembrare la nostra famiglia, dal ritrovarsi macinati dalla perversa macchina che da anni si è messa in moto per l’assunzione del personale docente, qualche giorno fa ho mandato in giro per i vari siti dei partiti politici la lettera che accodo. Vuole solo essere una proposta, invece della solita sterile lamentela, su come arrestare l’infernale meccanismo che ormai COSTRINGE, anche chi non vuole o non può, a passare da una delle provincie che ho definito “ruolifìci”, per ottenere l’agognato posto di ruolo. La lettera l’ho maturata e scritta in meno di un’ora, è sicuramente una proposta imperfetta ed incompleta con la sola presunzione di aprire un discorso costruttivo, operativo;
  nasce dal tentativo di conciliare le libertà e i diritti di tutti (dirigenti, docenti e studenti) e di dare un valore equo e invariante ai sacrifici di ogni lavoratore, a prescindere dalla provincia; se si ha la fortuna di essere assunti in altra provincia con un punteggio minore di quello necessario a Catania, questo non può trasformarsi sistematicamente in una sfortuna per chi a Catania ci rimane, vedendosi soffiare le cattedre da chi rientra dalla corsia di emergenza. Tutti hanno il diritto di andare dove conviene, specie se ne hanno la possibilità, ma il guaio è che l’immediato rientro per altre vie oggi alimenta un meccanismo che trascina anzi travolge tutti, anche chi non vuole: se non partecipi, sei fuori. Questo meccanismo va arrestato, nell’interesse di tutti, e questa è la lettera che ho fatto girare (per semplicità di lettura a non addetti, nella lettera ho parlato solo di anzianità di servizio, ma mi riferisco al punteggio complessivo acquisito da un docente):


Spett.li (scritti volutamente in ordine sparso e casuale) Partito Democratico, Lega Nord, Sinistra Ecologia e Libertà, Italia dei Valori, Movimento per le Autonomie, Promotori della libertà, vi scrivo per esporre un grave problema relativo alla scuola e al sistema di gestione degli insegnanti e per proporre una eventuale soluzione su cui rifletto da un po’. Ritengo che la questione sia un universale e trasversale a tutti i colori politici, per questo scrivo a più gruppi sperando che qualcuno possa valutare quanto segue.
Da pochi giorni si sono chiuse le procedure per la stesura delle graduatorie ad esaurimento del personale precario, importante strumento di garanzia del diritto per l’assegnazione delle supplenze e per l’assunzione a tempo indeterminato. Come prevedibile, si è assistito al solito “esodo” di personale docente precario che ha richiesto lo spostamento dell’iscrizione dalla loro provincia o ambito territoriale (chiamiamola A, solitamente al Sud) ad un’altra (chiamiamola B, solitamente al Nord) ove le classifiche sono più “corte” e quindi si viene assunti con più celerità, ovvero con un punteggio minore. Come mai succede questo? E’ un circolo vizioso che cerco di esporre di seguito.
LO STATO DI FATTO ATTUALE
Il personale assunto dalla provincia B, solitamente, appena firmato il contratto di ruolo (a tempo indeterminato) chiede la cosiddetta assegnazione provvisoria alla provincia A, assegnazione che poi diventa un trasferimento effettivo, andando così a ricoprire le cattedre che si liberano nella provincia A. In questo modo, chi può, sceglie di fare un anno o al massimo due “fuori casa” (magari fruendo nel frattempo di congedi parentali o stratagemmi simili per minimizzare la permanenza) con l’obiettivo premeditato di abbandonare subito la provincia che gli ha dato il ruolo, per tornare a casa.
IL PROBLEMA
Il risultato è che la provincia B diventa un “ruolificio” per stabilizzare personale precario che subito ringrazia e torna a casa occupando i posti che man mano si liberano nella provincia A che, a sua volta, non riesce così ad assumere il personale precario in lista nella propria graduatoria. In compenso, si liberano continuamente vacanze nella provincia B, che si rafforza nel suo compito di “ruolificio”. E il cerchio si chiude. In tal modo diventa praticamente necessario, per avere un contratto a tempo indeterminato, passare dalla provincia B per poi lavorare nella provincia A, anche per chi non vuole o non può.
I DIRITTI
Ovviamente, la libertà di movimento delle persone è un diritto inalienabile e non si può impedire a ciascuno di potersi spostare a proprio piacimento; questa libertà però, come tutte le altre, è tale se non lede i diritti e le libertà altrui. Quali diritti lede in questo caso? Innanzitutto il diritto degli studenti della provincia B di avere lo stesso insegnante che è stato assunto in modo permanente per loro, di averlo almeno sino alla fine del ciclo scolastico (= Continuità Didattica). Poi c’è il diritto della scuola della provincia B ad avere un minimo di stabilitàdel personale e non doversi trovare sempre con nuove cattedre vacanti e assumere costantemente personale nuovo. Poi c’è il diritto della provincia A di assumere il personale delle proprie graduatorie, personale che troppo spesso ha un punteggio (= diritto) maggiore di chi chiede l’assegnazione provvisoria dalla provincia B.
LA POSSIBILE SOLUZIONE
Ferma restando la libertà di movimento degli individui e ferma restando la tutela dei diritti innati ed acquisiti di tutti, secondo me l’assegnazione e/o il trasferimento di un insegnante da una provincia o ambito territoriale ad un’altra (al di là di casi particolari e/o gravi opportunamente certificati, sistematicamente accertati e pesantemente sanzionati se falsi) devono essere subordinati all’esistenza di due condizioni sine qua non:
 - Che      l’insegnante porti tutte le classi ad essa inizialmente assegnate al      termine del ciclo. Ad esempio, se un insegnante venisse assunto a tempo      indeterminato e gli venissero assegnate una seconda ed una terza      superiore, esso non può essere trasferito prima di aver portato alla      maturità la classe seconda. In ogni caso, dovrebbe fare richiesta almeno      un anno prima, in modo da mettere il dirigente scolastico in condizioni di      minimizzare i danni conseguenti al trasferimento. Questo per garantire il      diritto alla continuità didattica agli studenti.
 - Che      nella provincia A non ci siano pretendenti, di ruolo o in graduatoria per      il ruolo, con anzianità di servizio complessiva (sia a tempo determinato      che, eventualmente, a tempo indeterminato) superiore a quella del      richiedente. Questo per evitare che vengano lesi diritti come quello      dell’anzianità, che devono essere assoluti e non dipendere dalla provincia      in cui ci si trova. Ad esempio, se un insegnante viene assunto a tempo      indeterminato nella provincia B dopo 3 anni di precariato e, dopo un anno      di ruolo (quindi un totale di 4 anni di servizio) esso chiede      l’assegnazione alla provincia A, l’insegnante richiedente non può essere      trasferito o assegnato “provvisoriamente” ad occupare una cattedra nella      provincia A, se chi è in lista nella graduatoria della provincia A ha un      punteggio pari a più di 4 anni di
servizio, garantendo quindi la priorità     alla nuova assunzione di chi ha più diritto. Questo per evitare disparità     nel trattamento dei diritti acquisiti con il servizio ed evitare il      “furto” di cattedre tramite scorciatoie che passano da province di      passaggio.
Grazie


Alessandro Bonforte
alessandro.bonforte@ct.ingv.it






Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-243780.html