Le ministre obbedienti del governo Berlusconi. Sono la claque del Cav. Con l’eccezione di Stefania, la siciliana che litiga e piange
Data: Giovedì, 18 agosto 2011 ore 20:48:42 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Non abbiamo testimoni, ma la notizia dell’accensione quotidiana di due ceri alla Madonna (e certe volte, quando c’è tempo, tre) nella vicina chiesetta da parte di Michela Brambilla e Maria Stella Gelmini, ministra del Turismo la prima, e della Pubblica istruzione, la seconda, ha una sua credibilità intrinseca. La si accetta per vera a prescindere. E le ragioni sono semplici ed a portata di tutti. Non c’è mai stato un momento di dubbio, una sola osservazione, un distinguo, una parola superflua, una critica seppur lieve, e tantomeno una protesta o un momento di cedimento, nella loro azione politica in difesa del governo e del suo premier. Tutto ciò che arriva da Palazzo Chigi viene condiviso, incensato, osannato, valorizzato e ricomposto in unità, e diventa oggetto di pubblica adesione con dichiarazioni multimediali che giungono tempestive e inequivocabili alle agenzie.                                    
   L’intera squadra femminile al governo, in verità, non fa mistero della sua condivisione di principio alle decisioni di Palazzo Chigi, ma Maria Stella Gelmini e Michela Brambilla, danno un tocco tutto personale alle loro esternazioni gaudenti. Non erano trascorsi che pochi minuti dall’incontro del ministro Tremonti con i rappresentanti degli enti locali, e si stava gustando il sapore amarognolo della scure calata sui soliti noti e i comuni, province e regioni, che Maria Stella Gelmini senza se e senza ma, decretava che la manovra correttiva del governo costituiva la migliore delle risposte possibili alla crisi: equa, rigorosa e capace di innestare strumenti di sviluppo. Più realista del re, insomma.

A pochi metri da lei, quasi contemporaneamente, a Milano il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, esprimeva un giudizio opposto: il peggio che potesse accadere. Poche ore dopo la dichiarazione di Stella, e’ arrivata quella di Michela Brambilla: “La manovra riduce la spesa pubblica e realizza un modello di apparato più snello e meno costoso”.

Mara Carfagna, la collega delle Pari opportunità, non si è spinta in avanti. Stefania Prestigiacomo ha protestato per la cancellazione del Sistri, il sistema di controllo dei rifiuti speciali, che godono di attenzioni da parte del crimine organizzato.
Stefania Prestigiacomo condivide con Maria Stella Gelmini una Fondazione, Liberamente, che nel codice Pdl significa fare parte della stessa corrente, ma prende le distanze da Palazzo Chigi ogni qualvolta la mettono dietro la lavagna per le questioni ambientali. Talvolta protesta, ammonisce o minaccia dimissioni; più spesso piange, litiga (in Consiglio dei ministri), si arrabbia, ma dura lo spazio di un mattino. Passata la tempesta, torna il sereno. Fino a poco tempo fa, sfogava la sua rabbia e le sue frustrazioni conversando amabilmente con Gigi Bisignani, che l’ascoltava con interesse, e tutto finiva lì, dopo avere ottenuto la comprensione dell’intraprendente uomo d’affari. Ora le è rimasto Gianfranco Miccichè(ma non troppo). Tanto è vero che sulla questione Sistri, rifiuti speciali, la solidarietà le e’ arrivata dal deputato di Forza del Sud, Pippo Fallica, braccio destro di Gianfranco Miccichè.

Delle quattro ministre (l’ultima arrivata, la Bernini, non ha avuto occasione di farsi notare), Stefania appare la più combattiva, al di là dei risultati (vicini allo zero). Viene da dire, almeno salva la faccia della squadra femminile. Mara Carfagna, infatti, colleziona dispiaceri con una nonchalance invidiabile, batte i pugni sul tavolo soltanto quando c’è di mezzo la sua Campania, dove sgomita con i plenipotenziari del luogo. Per il resto, quando qualcosa non va, si astiene in Aula, assistendo imperturbabile alla bocciature delle sue proposte o delle sue “idee”.

Nella ipotetica classifica del bon ton (verso palazzo Chigi), Mara occupa il terzo posto, dopo l’ineffabile Maria Stella e la focosa, disciplinatissima Michela. Il ministro della Pubblica istruzione è irraggiungibile. Lei recita il rosario di ringraziamenti a Silvio Berlusconi prima che il “suo” presidente abbia compiuto il miracolo. Non è fedeltà, è fede.
    (da http://www.siciliainformazioni.com)

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