Egregia ministra Gelmini, qualche consiglio, sine ira et studio, nel ricordo di quel concorso che lei superò trasferendosi in Calabria.
Data: Martedì, 16 agosto 2011 ore 19:51:23 CEST
Argomento: Redazione


Egregia ministra Gelmini,
impegnata com’è nella promozione del suo libro di favole, sicuramente non mi leggerà, ma le scrivo lo stesso nella speranza che altri possano farlo anche perché le uniche vie rimaste  per esprimere il dissenso sono i siti internet.  E da questo nostro Aetnanet.org piuttosto che polemizzare o imprecare mi permetto più semplicemente darle qualche breve e sintetico suggerimento visto che di scuola ho vissuto per ben 11 lustri e con ogni probabilità ho una visione un po’ più completa della sua. Fra l’altro è ormai comune l’idea che le scelte da lei fatte sulla scuola rispondono a logiche politiche o a interventi pilotati dai suoi funzionari o da imposizioni di altri ministeri. In altre parole si dice che lei sia un ministro che si lascia manovrare senza apportare nulla di suo: comunque sia la maldicenza mi lascia indifferente e se non fosse così non le scriverei.
 E in piena onestà le voglio ricordare ciò che lei disse quando si venne a sapere del suo esame di avvocato in Calabria dove chiese la residenza: mio padre non era ricco e avevo bisogno di lavorare subito. Ha idea di quanti precari dicano da qualche anno la stessa cosa, ma non riescono a trovare, contrariamente a quanto fece lei, una via di fuga alla disoccupazione?  Quanti papà piangono la miseria che lei ha oggi così brillantemente superato?  Ma non le voglio neanche rimproverare la furbescheria del trasferimento a Cosenza per vincere il concorso, benché sia contraria a qualunque principio di merito e di lealtà con sé stessi e così via (chi le scrive si è sudato ogni centimetro della sua strada con onore e dignità, e ha superato persino l’ultima preselezione per dirigente tecnico che però i suoi funzionari hanno falsato scartandomi superficialmente insieme con altri circa 200 colleghi anch’essi vincitori), la vorrei più semplicemente consigliare a non scordare mai quelle sue parole sulla sacralità del lavoro, invitandola quindi a operare con giustizia e imparzialità nel suo ministero proprio facendo leva su quel suo originario bisogno che è bisogno ormai di troppe persone. Capisco le difficoltà, ma non potrò mai capire perché si ostini a fare dei tanti precari figli e figliastri, a imbastire leggi per favorire alcuni e condannare altri, a seguire le spinte di politici interessati piuttosto che quelle della legge e della legalità. Si è resa conto del caos che ha provocato con le graduatorie a perdere tra pettine e code? Cosa le ha impedito, ricordando le sue origini familiari di bisogno, a operare secondo il rigore delle leggi, evitando così i tanti ricorsi al Tar, al consiglio di Stato e perfino alla Corte di giustizia europea?  Perchè non ha operato per smussare le guerre fra poveri che si sono innescate per un centesimo di punto, per vivere al sud o al nord, per non riconoscere titoli che il suo ministero ha permesso che si riconoscessero dietro pagamento di rette salate? Non mi interessano le sue competenze ministeriali né quelle di avvocato, che le avrebbero dovuto consigliare maggiore attenzione, mi preme farle tornare in mente le difficoltà che ebbe da neolaureata per trovare lavoro. I 250 mila precari oggi sono per lo più su quella sua identica posizione iniziale e siccome, contrariamente a lei, non hanno nessuno che li protegge, li protegga lei, li aiuti lei e non già con raccomandazioni o invitandoli a votare il suo partito, ma operando  sulla scia delle leggi e del buon senso, della correttezza delle normative e della più trasparente legalità. Ha falcidiato, con Tremonti e Brunetta, l’istruzione per risparmiare, benché si sarebbe dovuta opporre con tutte le forze? Ha varato una riforma che lei chiama epocale? Ciò che è fatto è fatto, ma ora almeno si impegni a dare certezze a questi giovani (molti non lo sono ormai più) smantellando marchingegni indecorosi che ricordano altre furberie; ripristini la legalità su tutto il fronte affinchè non ci sia più bisogno di Tar  e di giudici; adotti strategie di trasparenza come le graduatorie nazionali; faccia assumere  sui posti effettivamente vacanti i professori precari; riconosca le abilitazioni (ricorda i 20mila già abilitati che stavano per essere immessi nelle GaE ma che lei ha fatto togliere dal decreto sviluppo?) conseguite dopo il 2007; porti insomma ordine al suo ministero  togliendo tutti i motivi di contenzioso. E in ultimo una sola parola sul concorso a dirigente scolastico. Come i dervisci, lei da un lato dona e dall’altro toglie, da un lato taglia (“sega” direbbe il nostro Plibio) e dall’altro spende: perché non  vara una legge per l’elezione diretta del preside da parte del collegio dei docenti? Oltre a risparmiare parecchi milioni non avrebbe mai scuole sguarnite, facendo assaporare ai colleghi il frutto succoso della democrazia a scuola.  

Pasquale Almirante
p.almirante@aetnanet.org







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