Lettera aperta da LIBERO: “Silvio, Umberto, fermatevi. Questa manovra da vampiri non è da voi!”
Data: Lunedì, 15 agosto 2011 ore 17:52:39 CEST
Argomento: Opinioni


     Caro Presidente del Consiglio, caro ministro Bossi, ci conosciamo da un po’. Diciamo più o meno dal giorno in cui entrambi avete scelto di buttarvi in politica. Con lei, Berlusconi, credo che il nostro primo contatto risalga a pochi mesi dopo la sua discesa in campo. Ci sentimmo al telefono. Lei cercava Feltri, in assenza del quale si rassegnò a un breve colloquio con me: parlammo di riforme e di una in particolare da cui doveva partire la rivoluzione liberale del suo governo. La conoscenza diretta risale ad alcuni anni dopo, ma diciamo che nel corso del tempo abbiamo imparato molte cose l’uno dell’altro e credo che fra noi, se non amicizia, ci sia una reciproca stima.

     Con lei, Umberto, ci siamo incontrati addirittura prima, quando la Lega non era ancora esplosa. Per la maggioranza dei giornali il Carroccio era poco più di un fenomeno folkloristico e in molti consideravano lei e i suoi seguaci una banda di fanatici razzisti. Io passai un pomeriggio del 1990 ad ascoltarla, prima durante un comizio e poi in pizzeria. Erano i tempi in cui propugnava la rivolta fiscale contro lo Stato centralista e cercava una via legale per non pagare le tasse. A quel primo incontro ne seguirono altri. Durante uno di questi mi definì un uomo della montagna e a nulla valse la mia precisazione d’essere nato in pianura: per lei i valligiani sono gente tosta e in quel modo credo volesse farmi un complimento.

     Perché rievoco storie vecchie di quindici o vent’anni di cui quasi certamente nessuno di voi due ricorda più nulla? Per dire che quando vi ho conosciuto eravate sinceramente decisi a cambiare l’Italia. Lei, Berlusconi, voleva uno Stato efficiente come Mediaset. Un posto dove chi lavora fa carriera e anche i soldi, e dove soprattutto le decisioni non si prendono in assemblea, fra dibattiti e trattative sindacali. Il suo modello politico era tutto nella sua esperienza e il sogno che prometteva agli italiani era di trasformare l’Italia in una specie di America, dove chiunque è artefice del proprio successo e delle proprie fortune. Lei, Bossi, invece voleva fermare lo scivolamento verso Sud dell’intero Paese. Dopo decenni di discussioni sulla questione meridionale, aveva capito che era giunta l’ora di affrontare quella settentrionale. Mentre c’era chi la prendeva in giro, lei voleva davvero che il Nord non fosse più la mucca alle cui mammelle tutti i governi si attaccavano per finanziare le loro clientele. A chi in provincia di Varese, a Bergamo e nel Veneto la seguiva, lei prometteva meno tasse, meno centralismo, meno Stato.

     Dico questo perché io sono convinto che voi autenticamente abbiate creduto e operato per cambiare il Paese, per renderlo più moderno e più equo. Ma diciassette anni dopo il vostro primo governo, ciò che abbiamo sotto gli occhi non è un’Italia più efficiente e non sono dei contribuenti meno tartassati. La manovra che voi avete appena approvato è l’esatto contrario di ciò in cui avete creduto e di ciò che avete predicato per anni. Invece di ridurre le imposte, ne avete create di nuove. E lo avete fatto nel modo peggiore, infilando le mani in tasca al vostro popolo. A quel popolo di professionisti e di imprenditori che vi ha seguito fino ad oggi.
Siccome vi conosco e so quanto fossero radicate le vostre convinzioni di oltre 15  anni fa, non posso credere che voi abbiate rinnegato quelle aspirazioni e abbiate deciso di ingannare chi vi ha votato. Soprattutto, non voglio credere che entrambi abbiate deciso di chiudere la vostra carriera con un tradimento. Lei, Cavaliere, ha detto ieri che fra due anni potrebbe non ripresentarsi: vuole dunque passare alla storia come il Tassator cortese? E lei, Bossi, che di anni non ne ha molti meno del presidente del Consiglio, da Senatur vuole che la ribattezzino il Tassatur?

    Io credo che i politici siano grandi quando hanno il coraggio di riconoscere i propri errori. Voi siete ancora in grado di rimediare. Basterà correggere in Parlamento la super tassa sui redditi oltre i 90 mila euro sostituendola con un’altra misura, come ad esempio l’eliminazione delle migliaia di distacchi sindacali nel pubblico impiego e dei fondi che ogni anno lo Stato versa a Cgil, Cisl e Uil. Una parte dei vostri partiti è già pronta a farlo: non aspetta che il via. Cancellando la tassa ingiusta, oltre ad accontentare il vostro elettorato scongiurerete il disfacimento del centrodestra. Ieri abbiamo provocatoriamente raccolto l’idea di alcuni lettori che sollecitavano la nascita di un movimento o addirittura un partito anti-tasse. Nonostante le vacanze, le adesioni sono state moltissime. Segno evidente che la misura è colma e che, dopo questa manovra, tanti sono pronti a non votare più né Pdl né Lega. Voi però siete ancora in tempo a far loro cambiare idea. Fermatevi e tornate quel che eravate. Serve poco. Solo un piccolo ripensamento. Un passo indietro, per farne altri avanti. Buon ferragosto.

LIBERO, 15/08/2011

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