Le mani nelle tasche dei lavoratori e le Cassandre: e ora che la profezia si è avverata di chi è la colpa di tanto sfacelo?
Data: Domenica, 14 agosto 2011 ore 12:36:14 CEST
Argomento: Redazione


Cassandra conosceva il futuro ma non veniva creduta: era questa la sua condanna. Il governo Prodi, con Padoa Schioppa, intuirono i rischi delle finanze dello Stato e agirono per coprire il buco, ma non furono creduti: furono condannati a lasciare prematuramente il Governo. L’unico che li credette fu Berlusconi che li chiamò, con proprietà, Cassandre. A lui invece credettero in molti, in troppi, e da quando salì al potere non ha fatto che dire: non metteremo mai le mani nelle tasche degli italiani; tutta la colpa dei nostri mali è dei governi precedenti; noi siamo i migliori perché siamo ottimisti; la crisi è una invenzione dei comunisti e altre amenità di questo tenore, misurate sulla vendita dei cellulari e delle macchine di lusso. In più tutto il dibattito parlamentare è stato monopolizzato dalle sue vicende personali: dai processi per corruzione a quelli per il bunga-bunga e per la prostituzione minorile.
Tre anni insomma per cercare e inventare leggi che lo salvassero dai processi, mentre per ogni seppure piccola o ingarbugliata o inutile riforma l’aggettivo più usato è stato: epocale o storico;inoltre ben quattro leggi uscite dalla sua maggioranza parlamentare  sono state sonoramente bocciate dalla gente col referendum  e se altrettanto fosse stato richiesto per le restanti poche leggi varate, ancora una volta sarebbero state abrogate. Oggi col volto contrito viene a dire che è stato costretto a mettere le mani nelle tasche della gente, che ha avuto il plauso, per la manovra fiscale “lacrime e sangue”, dall’Europa ma non dice che Francia e Germania si riuniscono da sole senza neanche interpellarlo. Se la misura della politica è questo Governo allora bisogna dire che la politica è assente, perché essa è lungimiranza e progettazione: Berlusconi e i suoi hanno guardato al contingente e all’immediato come è successo a L’Aquila: miliardi per fare arricchire gli amici e propaganda per far crescere i consensi nei sondaggi, ma la città muore.  Novello Dionisio ha attirato dietro a sé la folla delle baccanti con le tv del disimpegno, oscurando le Cassandre le cui profezie però ora sono visibili: aziende in crisi, crescita zero, disoccupazione abnorme, stato sociale martoriato e aumento vertiginoso del debito pubblico di 2mila miliardi (33mila euro procapite)  per arginare il quale ha ripreso, acuendoli, tutti i rimedi messi in campo da Prodi e Padoa-Schioppa: caccia all’evasore, tracciabilità dei pagamenti, introduzione delle tasse sulla casa, liberalizzazioni, mentre viene macinato il contratto di lavoro col blocco protratto degli scatti di anzianità e allungata l’età per la pensione. Tre anni buttati al vento che invece se fossero stati utilizzati secondo l’ipostazione delle Cassandre forse non avrebbero portato a dove siamo, compreso il bailamme insopportabile sulle assunzioni nelle scuole con tutte le babeli sulle graduatorie e le  supplenze, le code e i pettini ed così via.  Nessuna progettazione e navigazione a vista con l’occhio rivolto ai sondaggi piuttosto che agli scogli ben visibile e ampiamente denunciati non solo dalle opposizioni ma pure da qualcuno dei suoi, come Fini, che per questo è stato avvinghiato come Laocoonte  dai sui stessi ex compagni di partito. E non solo ma per mantenersi a galla ha creato altri ministeri e altri sottosegretari, sprecando i soldi dei lavoratori  contro i quali questo governo continua ad accanirsi, come Brunetta per il quale tutta la crisi è colpa loro: fannulloni, spreconi, ignavi e mangia pane a tradimento.  Ciò che tuttavia infastidisce sta nel fatto che di tutta questa crisi a carico solo dei più deboli lui non si assume colpa, né responsabilità. Sembra quasi che a governare siano stati altri, forse i soliti comunisti che hanno remato contro, o forse le Cassandre che hanno gufato contro il suo governo.

Pasquale Almirante
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